Ieri i giornali online titolavano: “Ravenna, inaugurata la Casa della Salute in Darsena”. In effetti ci è tornato in mente che, il 12 gennaio 2021 in Consiglio Comunale, dove ancora sedevamo, il Sindaco lo aveva annunciato: «Quella che verrà realizzata in Darsena sarà una Casa della Salute grande, non tanto e non solo per le dimensioni quanto piuttosto per il fatto che al suo interno conterrà tanti servizi importanti». Quali? «Oltre a 20 posti letto e ai medici di medicina generale, ci saranno vari servizi a disposizione di tutta la città, non solo della Darsena. L’OsCo, ospedale di comunità è una struttura che potrà avere al suo interno anche un servizio di diagnostica per immagini, una radiologia per esami di bassa intensità, inoltre sarà un punto di erogazione di servizi sanitari e anche sociali». E a chi avrebbe dovuto rivolgersi la Casa della Salute? «A quella parte della città che è più distante dall’Ospedale e dal Cmp, con il quartiere Darsena al centro». Tutto bene, dunque? Finalmente il centrosinistra dà corso a quell’implementazione della sanità pubblica che continua a promettere, su cui chiede firme e, soprattutto, voti?
I primi dubbi vengono guardando alle immagini del luogo dove ieri mattina si è svolta l’inaugurazione, perché si tratta della Clinica San Francesco, che sarà anche una struttura accreditata, ma tutto è meno che pubblica. I dubbi crescono quando, leggiamo subito sotto al titolo della “notiziona”: «La sanità privata al servizio della pubblica». E non è tanto per dire, visto che il taglio del nastro ha avuto la partecipazione ufficiale della proprietà della struttura, nella persona di Maria Laura Garofalo, amministratrice delegata del Gruppo Garofalo Health Care che a Ravenna si è comprata sia la San Francesco che la Domus Nova.
Scendendo con i piedi per terra rispetto al titolo trionfale, risulta allora che l’Ausl Romagna, invece di liberarsi dalla stretta mortale delle convenzioni con il privato, ha fatto un ulteriore passo in avanti dentro a quel viluppo di interessi che continua inesorabilmente a drenare risorse pubbliche proprio a favore delle casse del privato. Lo ha detto “bene” la proprietà: «Ritengo che l’OsCo “Darsena” presso l’Ospedale Privato Accreditato San Francesco sia un esempio lungimirante di collaborazione pubblico-privato. Una cooperazione sinergica che ha consentito al sistema di essere rapido ed efficace rispetto alle esigenze del territorio in tema di cure intermedie. Il nostro intento è quello di persistere in questa direzione, proseguendo in stretta cooperazione con le istituzioni locali, al fine di garantire una sanità d’eccellenza ed in linea con le necessità assistenziali del territorio».
Torniamo alle promesse del Sindaco del 2021 per un confronto con la cruda realtà: ci saranno posti letto, certo, anche se presi in affitto dalla San Francesco ma sarà difficile vederci passare i medici di medicina generale (a cui pur formalmente resta in capo la responsabilità clinica) perché tutta la gestione sarà affidata al solo personale infermieristico. I servizi non ci saranno proprio: né per la Darsena né per la città. Niente ecografia, niente radiologia, niente di niente per qualunque servizio sanitario. I pazienti che occuperanno i posti letto non c’entrano nulla con il quartiere Darsena ma sono invece quelli che già ora sono i fruitori dei cosiddetti ricoveri temporanei post-dimissione ossia gli anziani dimessi dalle divisioni ospedaliere non immediatamente assistibili a domicilio e che necessitano di convalescenza e riabilitazione per un periodo massimo di 30 giorni. Se c’è bisogno di cure specialistiche si dovrà ricorrere all’ospedale, quello vero; in alternativa è già contrattualizzato che «in considerazione della collocazione dell’OsCo all’interno della struttura privata accreditata, usufruirà delle discipline specialistiche già previste nel contratto di fornitura». Il solito “usato sicuro” del privato convenzionato, dunque, tanto è lì accanto.
Per carità, niente di nuovo, per chi avesse ascoltato de Pascale dare il benvenuto al Gruppo Garofalo al momento dell’acquisto delle due cliniche ravennati. Nell’estate del 2021 si mise a dire che «L’uscita dalla pandemia deve vedere una crescita significativa degli investimenti nell’ambito socio sanitario, ovviamente principalmente nella sanità pubblica, fronte sul quale siamo attualmente molto impegnati come Amministrazione, quanto nella sanità privata convenzionata, alla quale non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio». Detto, fatto.
Quanto costa tutto questo alle casse disastrate della sanità pubblica sull’orlo del commissariamento? Le cifre non si riescono a leggere tra le dichiarazioni di giubilo. Sappiamo solo che sicuramente si continuerà a pagare la premiata ditta Garofalo almeno sino al 2026, perché sino a quella data non verrà sicuramente terminata la Casa della Salute, quella vera, cui sono stati destinati i finanziamenti del PNRR. Poi si vedrà. I precedenti non danno certo tranquillità sul rispetto dei cronoprogrammi…
Anche alla luce di questa vicenda come Ravenna in Comune non riusciamo a cogliere differenze veramente significative tra le diverse vie alla privatizzazione della sanità percorse dal centrodestra in Veneto e Lombardia e dal centrosinistra in Emilia-Romagna. Noi che nella sanità pubblica, ma pubblica veramente, invece ci crediamo, torniamo a ribadirlo: nella sanità (e non solo) il privato è il problema e non la soluzione.
[Nell’immagine, tutti insieme appassionatamente al taglio del nastro: il primo a sx è l’assessore regionale alla sanità con accanto l’amministratrice delegata del gruppo Garofalo che di cognome, peraltro, fa proprio Garofalo]
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Ravenna, inaugurata la Casa della Salute in Darsena