Più di tremila euro in un anno. È questo il di più uscito dalle tasche di una famiglia media ravennate nel 2022 rispetto all’anno precedente. Sensibile anche la perdita di valore dell’euro per un ravennate: l’inflazione, infatti, in un anno, da dicembre 2021 a dicembre 2022, è cresciuta del 12,8%. Ravenna non occupa più la prima posizione in Italia come accadeva un paio di mesi fa, ma siamo sempre vicinissimi al vertice. Nel complesso è aumentato un po’ tutto. Nel diffondere ieri i dati nazionali l’ISTAT ci dice che non si è salvato niente: dai prodotti alimentari a quelli dell’energia è stato un bagno di sangue. Ovviamente non c’era bisogno dell’ISTAT per scoprirlo visto che chiunque nel nostro Comune ha potuto toccare con mano gli aumenti a far la spesa, dal distributore o al ricevimento delle bollette per le utenze. E ne mancano ancora, relativamente al 2022, poiché è slittato al mese prossimo il pagamento della TARI.
Cosa ci aspetta per il 2023? Che l’inflazione continui a farci compagnia e che di conseguenza prosegua la discesa lungo i gradini della scala sociale. Quelli più in basso, in particolare, si stanno sempre più affollando e la tendenza proseguirà vista la prevista uscita di scena di provvidenze che hanno garantito un reddito di sostegno a chi si colloca nelle fasce più deboli. A fronte di ciò abbiamo sentito il Sindaco esprimere una giusta preoccupazione: «Mi preoccupa l’aumento del costo della vita. Ravenna ha avuto uno degli incrementi più alti a livello nazionale». E promettere che alla preoccupazione faccia seguito un’azione conseguente: «Dobbiamo essere pronti ad aiutare chi andrà in difficoltà per via di questa dinamica».
Alla luce di tutto ciò chiediamo al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio Comunale, che presto sarà chiamato ad approvare il bilancio per il nuovo anno, di tenerne conto. Non si aggravi la condizione della cittadinanza dando corso agli aumenti della tassazione che il Sindaco ha preannunciato sabato scorso. Si dia inoltre pronta attuazione a quel reddito minimo comunale che come Ravenna in Comune proponemmo nel 2016. La crisi in atto rischia di aumentare il numero di persone precipitate nell’indigenza e quanti perdono autonomia ed autosufficienza. Non è possibile lasciare solo ai pur meritevoli interventi della Caritas e di altre associazioni l’onere di aiutare a superare l’emergenza. Occorre che il Comune si faccia carico di questo sostegno. Salviamo Ravenna dalla povertà aiutando chi ci è piombato ad uscirne e chi rischia di finirci a risollevarsi. La stagione in cui l’unico interesse per la povertà è stato quello di ordine repressivo deve definitivamente cessare.
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Inflazione a Natale: Ravenna quarta città più cara d’Italia in dicembre