Il Sindaco ha avviato il processo per aumentare le tasse. Ha già dato il preavviso da un palcoscenico in cui non rischiava fischi e ortaggi. Sabato mattina, contornato dai suoi pretoriani, ha parlato al pubblico amico appositamente radunato al Teatro di Piangipane. Il bilancio verrà chiuso in ritardo, come noto, e per quel momento il Sindaco mette le mani in avanti (ossia più vicino alle tasche) preparando il terreno al “prelievo” forzoso: «Margini nella fiscalità ne esistono. Negli ultimi 5 o 6 anni siamo riusciti a non intervenire, ma questa volta non escludo di dovervi ricorrere». Parole testuali. A cui aggiunge: «Mi preoccupa l’aumento del costo della vita. Ravenna ha avuto uno degli incrementi più alti a livello nazionale».
Ricapitoliamo. Sul fronte dell’inflazione, che giustamente preoccupa il Sindaco, Ravenna è tra le città con i maggiori rincari in Italia. In ottobre eravamo addirittura al primo posto, con un tasso del 13,9%, che da allora è calato solo di poco e, comunque, ci pone sempre ben al disopra del pur altissimo tasso nazionale (arrivato a dicembre all’11,6% su base annua). Ovvio che questo comporti il raggiungimento di altrettanti record nei prezzi della spesa, negli affitti e nei costi energetici corrisposti dalla cittadinanza ravennate. Altrettanto ovviamente la conseguenza è già ora quella di un aumento della criticità per le fasce della popolazione con meno disponibilità economica. Soprattutto è in aumento la povertà. Pochi giorni fa Ravenna in Comune richiamava la Giunta ad una discontinuità rispetto all’equiparazione tra povertà e degrado che ha praticato in tandem con la destra negli ultimi anni. È evidente, infatti, che «senza Ravenna in Comune in questo mandato la povertà rischia di essere affrontata dal Consiglio Comunale solo da un punto di vista unanimemente repressivo». Il Sindaco ha concluso il siparietto piangipanese con una frasetta ad effetto (mancava solo la lacrimuccia e la mano sul cuore): «Dobbiamo essere pronti ad aiutare chi andrà in difficoltà per via di questa dinamica».
Ravenna in Comune ricorda al Sindaco, se ce ne fosse bisogno, che l’aumento della pressione fiscale darà il colpo di grazia ai ravennati, spingendo giù di un gradino della scala sociale tutti i cittadini che non possono “scaricare” altrove i maggiori costi, dai lavoratori dipendenti in giù. E gli ultimi gradini sono già ora affollati… Ricordiamo al Sindaco che alcuni costi che appesantiscono il bilancio potevano essere evitati e le risorse diversamente allocate.
Uno fra tutti (e a solo titolo di esempio) è quel fallimento annunciato (almeno da noi) del nuovo Palazzetto dello Sport. Uno dei tanti errori della Giunta, con un costo ad oggi aumentato di circa 7 milioni di euro rispetto all’originario studio di fattibilità (siamo arrivati a 22 milioni circa e non è ancora nemmeno vicino alla conclusione dei lavori), per un doppione del Pala de André a pochi metri di distanza. Se avessimo usato quelle risorse per riqualificare l’illuminazione pubblica oggi non ci ritroveremmo con le bollette alle stelle.
Questo dovrebbe insegnare a valutare con più attenzione i nuovi costi da inserire nel prossimo bilancio, i risparmi possibili, le nuove risorse ottenibili da una più oculata gestione del patrimonio conservato nella cassaforte di Ravenna Holding. La maggioranza che sta dietro al Sindaco non si permetta di gravare ulteriormente la cittadinanza con altri aumenti. Se il Sindaco vuole evitare una sollevazione popolare, salvaguardi i servizi pubblici, fin troppo martoriati, senza mettere le mani in tasca a chi già le ha vuote.
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“Tributi e imposte? Non escludo un aumento”. Il sindaco de Pascale e i conti da far quadrare: “I costi dell’energia elettrica potrebbero passare da 10 a 20 milioni di euro in due anni”