Duemila persone in piazza e cento imbarcazioni in mare. Questa nei numeri la manifestazione che il Comune di Piombino, con un quinto degli abitanti di Ravenna, ha opposto alla decisione autoritaria di piazzargli un rigassificatore in porto. Ravenna in Comune ha espresso la solidarietà della Ravenna contraria al rigassificatore e unita nella stessa lotta. La lotta contro le decisioni calate dall’alto, contro decisioni di importanza strategica per il futuro delle comunità imposte senza il minimo dibattito, senza nemmeno una consultazione indiretta operata attraverso l’inserimento del rigassificatore nel programma elettorale di una parte politica. Nessuno ha preavvisato e per essere sicuri dell’esito le comunità sono state commissariate, dando l’incarico a qualcuno di sufficientemente lontano. Per Piombino, il Presidente regionale insediato a Firenze e per Ravenna, l’altro Presidente regionale insediato a Bologna.
A Ravenna, lo ricordiamo, il “no” al rigassificatore era già stato pronunciato forte e chiaro. Cosa è cambiato oggi a livello di comunità per accoglierlo? La piantino i favorevoli di tirar fuori la sindrome del nimby: nel proprio “cortile” Ravenna ha già 25 insediamenti di soglia superiore a rischio Seveso. La situazione ambientale è ai limiti (o, più letteralmente, i limiti li sforiamo di continuo). E anche il futuro dell’off-shore è urgentemente da riconvertire. Per tutto questo il rigassificatore non è utile ed anzi è dannoso. Ci provino il contrario se gli riesce.
A Piombino non va meglio. Il contesto non potrebbe essere più sbagliato per aggiungere ai problemi in attesa di soluzione un’altra fonte di rischio e danno. Per giunta, come a Ravenna, si promettono compensazioni. Che poi sono gli stessi investimenti riproposti puntualmente ad ogni tornata elettorale e mai arrivati. Li enumera senza vergogna lo stesso commissario: le bonifiche, la strada 398, un polo di energie rinnovabili. Anche a Ravenna, guarda caso, si promette un polo di energie rinnovabili. Del resto, le promesse mai attuate sono sempre buone. Finché ci si crede.
A Piombino hanno smesso di crederci. È sorto un movimento di cittadine e cittadini, giovani e meno giovani, trasversale alle forze politiche e sindacali. Anzi, che proprio nasce disincantato rispetto alle ordinarie parti politiche e sociali. Un movimento che si chiede come sia possibile credere che vengano rispettati interessi e sicurezza della comunità quando si dà garanzia che, in ogni caso, il rigassificatore entro il maggio 2023 entrerà comunque in funzione (a Ravenna toccherebbe l’anno dopo: il 2024). La Golar Tundra è già costata 350 milioni di dollari. Poi occorrono 8 chilometri di tubazioni nuove. Come si può credere che si spenderà tutto ciò per far funzionare il rigassificatore un paio di anni e basta?
Ravenna in Comune invita la comunità ravennate a prendere esempio da quella piombinese. Esercitiamo il dissenso democratico e pacifico nei confronti di chi impone autoritariamente un rigassificatore già rifiutato. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: unire le lotte dell’Adriatico e del Tirreno consente di respingere con più forza le imposizioni. Uniti si può. Per un futuro rinnovabile e sostenibile.
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“No rigassificatore”: a Piombino la manifestazione in piazza e sulle barche. La città dice no all’impianto e va in corteo