Ieri i camalli hanno scioperato contro il traffico di armi che attraversa il porto di Genova. Lo sciopero è stato dichiarato in occasione dell’arrivo nel porto di una nave saudita carica di armamenti statunitensi. “Perché è nostra convinzione che l’economia di guerra e i traffici d’armi che questa determina sono una delle principali cause dei conflitti e della loro deflagrazione quando le classi dirigenti li alimentano, operando in palese spregio delle leggi nazionali secondo cui l’Italia ripudia la guerra e si astiene da ogni fornitura e supporto militare alle parti belligeranti” era scritto nella dichiarazione di sciopero. A Roma gli universitari hanno dichiarato la loro solidarietà allo sciopero dei portuali e sono iniziate occupazioni alla Sapienza. Tante organizzazioni hanno cominciato a pronunciare la propria contrarietà all’invio di armi, dall’ANPI ad Emergency.
Ravenna in Comune dichiara a sua volta la solidarietà ai portuali di Genova, agli universitari romani e a tutte le realtà che stanno cominciando a reagire all’ennesimo stravolgimento della nostra Costituzione. L’Italia dovrebbe operare per combattere l’inerzia delle organizzazioni internazionali attraverso cui i conflitti, incluso quello ucraino, andrebbero gestiti. Invece l’Italia aggiunge benzina al fuoco del conflitto aggiungendo strumenti di morte.
A Ravenna i portuali hanno già bloccato navi cariche di armi in passato. L’ultima volta è stata un anno fa quando si sono rifiutati di contribuire ad alimentare il conflitto in Palestina impedendo il carico di una nave diretta al porto israeliano di Ashdod. Non dubitiamo che saprebbero reagire nuovamente se si provasse ad utilizzare il nostro scalo in violazione dell’articolo 11 della Costituzione. Le armi non sono merci ma strumenti di morte.
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Dall’Università di Roma al porto di Genova: studenti e operai mobilitati contro la guerra