Nella sanità pubblica, specialmente in quella nostrana, da tempo si sperimentano i modelli (e le strategie per implementarli) prima di adottarli sull’intero corpo sociale. Pensiamo agli “angeli” in camice immortalati dai fotografi e dai media e premiati istituzionalmente nella prima fase pandemica. Poi il refrain è stato utilizzato con gli italiani, da elogiare per la fantastica resilienza, lo spirito collettivo, le canzoni dai balconi… Presto dimenticata, quella fase è stata sostituita dalla stagione degli obblighi. Sulla sanità per prima si è riversato l’obbligo vaccinale contraddizioni incluse (prima questo vaccino, poi quello, prima le fasce di età poi il loro ribaltamento, ecc.). Poi il green pass, non quello pensato dalla UE per agevolare gli spostamenti ma quello attuato per limitarli. Poi è stata la volta delle bastonature contrattuali, i mancati rinnovi, le mancate ferie, i doppi turni, gli straordinari.
Ora arriva una “bella” letterina dalla Regione. Si premette che l’emergenza è grave: il documento descrive come acuta la fase attuale pandemica, con un rapido incremento dell’incidenza dei casi positivi, che ha ormai raggiunto a livello regionale i 1.582 per 100.000 abitanti, con tassi di occupazione dei posti letto ordinari pari al 20,5% e di terapia intensiva pari al 15,7%. Dopodiché, come ha rivelato venerdì FP CGIL ER, si traggono conseguenze opposte:
«Alla luce di ciò, la Regione ha ritenuto opportuno per gli operatori sanitari e socio sanitari sospendere in via temporanea i controlli tramite tampone molecolare o antigenico. Fino ad oggi, infatti, lo screening, ossia il tampone preventivo privo di sintomi, veniva effettuato ogni 15 giorni, mentre ora avverrà solo in caso di sintomi. Si passa quindi dal concetto di prevenzione a quello di diagnosi. Non solo, perché il documento dispone anche l’utilizzo della mascherina chirurgica e non la FFP2 nei laboratori analisi, nelle camere mortuarie, nei servizi di pulizie negli uffici amministrativi, anche aperti al pubblico, nei servizi di sterilizzazione, di mensa, di cucina e di manutenzione».
La FP CGIL della nostra Auslona, qualche giorno prima aveva già denunciato il comportamento dell’Ausl Romagna:
«Sono evidenti i danni derivanti dal mancato svolgimento delle attività ordinarie. Visite e interventi ordinari sempre più difficilmente potranno proseguire a fronte della sempre più critica situazione lavorativa degli operatori. A tutto questo è chiamato ancora una volta a far fronte un personale, sia della dirigenza che del comparto, oramai stremato e disilluso, in quantità colpevolmente insufficiente anche a causa delle scelte effettuate dalla Regione Emilia Romagna, che non sempre ha assunto nelle quantità consentite dai provvedimenti emergenziali e che fino a pochi giorni fa non si è fatta scrupolo a comunicare di non rinnovare contratti precari che stavano scadendo».
Come si pone rimedio a tutto questo? Certo non con le misure che si stanno adottando. Queste rivelano come l’interesse primario dell’Amministrazione, sia nazionale che regionale e comunale, non sia la salvaguardia della salute di lavoratrici, lavoratori e cittadine e cittadini. Le logiche sono altre. A fronte di un aumento colossale del debito pubblico vanno date garanzie ai creditori che, quando sarà il momento, questo sarà risarcito, e, a costo di qualunque sacrificio, ogni impegno sarà puntualmente e responsabilmente onorato. Senza ribellioni. Come meglio dimostrarlo se non con la mole di obblighi che ancora oggi sono introdotti? In assenza di qualunque logica sanitaria ma con il solo dichiarato fine di “rendere la vita difficile”. A cos’altro condurranno infatti se non a file interminabili per i controlli gli accessi limitati ai servizi postali per il ritiro della pensione da parte di una delle categorie più vaccinate d’Italia? Giusto per fare un esempio. Servono però a dimostrare come gli Italiani siano un debitore affidabile proprio in quanto docile. Non a caso il nostro debito ha ottenuto valutazioni positive da Standard & Poor’s in ottobre e da Fitch il mese scorso.
E poi, oltre ad essere docili, bisogna confermare di avere a cuore gli interessi dei privati. È sempre la FP CGIL dell’Auslona a denunciarlo:
«A fronte di tutto ciò, le misure adottate con gli ultimi provvedimenti dal Governo continuano a spostare ingenti quantità di denaro pubblico in direzione di un privato che, anche in questa occasione, pare rispondere meno del dovuto alle necessità del Paese, e quando lo fa, basti vedere l’indegna speculazione delle farmacie sul costo delle mascherine FFP2 prima e dei tamponi ora, pare rispondere ad altre logiche. È forte la preoccupazione che le scelte reali che si stanno via via adottando, anche in previsione della traduzione operativa dei progetti del Pnrr, possano portare, con la condivisione di buona parte della politica e di tante rappresentanze lobbistiche, ad una progressiva cessione di quote rilevanti di gestione del servizio sanitario nazionale in direzione di chi dimostra di considerare la salute dei cittadini come una variabile da declinare in funzione dei margini di profitto che se ne possono ricavare».
L’orientamento al liberismo più sfrenato che da decenni accomuna centrodestra e centrosinistra, dalla Lega al Partito Democratico, è stato causa di gran parte delle insufficienze con cui l’Italia e l’Emilia Romagna e Ravenna hanno affrontato l’emergenza pandemica. Il depauperamento dei servizi pubblici a vantaggio dell’appropriazione di risorse da parte di privati selezionati è stata causa di morti e contagi. Ma non verrà mutata rotta. Lo diceva il Sindaco ancora qualche mese fa, festeggiando l’ingresso in città di un nuovo grande gruppo della sanità privata:
«L’uscita dalla pandemia deve vedere una crescita significativa degli investimenti nell’ambito socio sanitario, ovviamente principalmente nella sanità pubblica, fronte sul quale siamo attualmente molto impegnati come Amministrazione, quanto nella sanità privata convenzionata, alla quale non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio».
Ravenna in Comune ha risposto che «il privato è il problema, non la soluzione». Ci dichiariamo dunque fin d’ora d’accordo con il sindacato. Come conclude la nota, infatti, quello che si sta profilando è «Uno scenario avverso che rende indispensabile innalzare ulteriormente il livello di presidio e di mobilitazione».
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ULTIMA ORA
La marcia indietro, parziale, la fa direttamente l’Assessore: «Ogni decisione sulle modifiche dello screening mediante tamponi è sospesa».
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Sospensione screening con tamponi al personale sanitario in assenza di sintomi, FP Cgil E-R tuona: “Scelta sbagliata, no alla retorica degli eroi”
Fonte: RavennaNotizie del 21 gennaio 2022
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Covid. Fp Cgil Ausl Romagna: situazione in sanità sempre più critica, lavoratori stremati. Serve svolta
Fonte: CGIL del 12 gennaio 2022
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Screening con tamponi al personale sanitario, decisione sospesa