Abbiamo appena ricordato che sono passati dieci anni dal referendum sull’acqua pubblica. Una grande vittoria di popolo completamente disattesa dai governanti. Un colpo mortale alle aspettative legittime di una riscossa democratica attraverso il rispetto della volontà della cittadinanza.
La Regione Emilia-Romagna ha deciso di “festeggiare” a suo modo la ricorrenza reiterando lo sbeffeggiamento. Il 21 ottobre è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione la Legge Regionale 21 ottobre 2021, n.14 contenente un articolo 16 dal titolo «Disposizioni per il rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato».
Questo il testo:
«1. Al fine di consentire il rispetto delle tempistiche per la realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), gli affidamenti del servizio in essere, conformi alla vigente legislazione, la cui scadenza sia antecedente alla data del 31 dicembre 2027, sono allineati a detta data.
2. Le disposizioni di cui al primo comma non trovano applicazione per i bacini gestionali per i quali la procedura di affidamento sia stata già avviata alla data di entrata in vigore della presente legge».
In pratica si dispone la proroga automatica della scadenza di tutte le concessioni in scadenza rilasciate ai gestori privati per la distribuzione dell’acqua. Si tratta di quei servizi che sarebbero dovuti tornare in capo al pubblico in forza del referendum del 2011. A Bologna il servizio sarebbe scaduto alla fine dell’anno. A Ravenna (ma anche a Forlì e a Cesena) tra due anni. E invece sarà per fine 2027. Almeno per ora. Un bel regalo per Hera.
Come si sono comportati i gruppi consiliari di maggioranza e di opposizione? Hanno votato tutti a favore. L’unica eccezione è stata quella del gruppo misto e dei verdi che, però, si sono limitati a non partecipare al voto. E Coraggiosa? Quella lista a guida della vice presidente della Regione, Elly Schlein, che sostiene Bonaccini “per condizionarne le politiche a sinistra”? A favore anche loro. Senza se e senza ma. Così il Consigliere Regionale Igor Taruffi:
«Non c’erano le condizioni gestionali per arrivare alla ripubblicizzazione del servizio idrico».
Dunque, dopo 10 anni da che gli italiani a stragrande maggioranza (sia di aventi diritto al voto che di votanti) hanno disposto che si abbandonassero le politiche di privatizzazione del servizio idrico, non è ancora tempo. Si aggiungeranno altri 6 anni. E poi?
Questa gente ha ucciso la partecipazione democratica. Il motivo per cui 40 anni fa a Ravenna votava il 100% del corpo elettorale ed oggi la metà è la perdita di credibilità nella possibilità di un cambiamento democratico attraverso il voto.
È la stessa gente che ha “ucciso” la possibilità di far politica a sinistra. Se chi si dichiara di sinistra tiene bordone al padrone è chiaro che il voto a sinistra perde significato come voto per il cambiamento. Vale per i neodemocristiani del PD ma anche per “sardine” e “coraggiosi” e per chi non esclude di associarsi all’ammucchiata.
Ravenna in Comune è fuori dal Consiglio Comunale perché ha rifiutato di rinnegarsi per un piatto di minestra riscaldata. Questo non vuol dire che intendiamo stare zitte e zitti di fronte a questi vergognosi comportamenti. Finché c’è opposizione c’è speranza per un futuro migliore.
#RavennainComune #Ravenna #acquapubblica #Hera
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Emilia-Romagna, il servizio idrico affidato ai privati fino al 2027
Fonte: il manifesto del 22 ottobre 2021
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Acqua, niente ripubblicizzazione: la Regione proroga le concessioni al 2027