Probabilmente non sono i primi numeri che verranno in mente a de Pascale, ma sarebbe bene venissero per “secondi”. Sono le cifre della partecipazione al voto nel nostro Comune. A noi di Ravenna in Comune queste cifre preoccupano non poco. Su 124.763 che tra domenica e lunedì potevano esercitare il proprio diritto a scegliere da chi farsi rappresentare in Consiglio Comunale, sono stati 67.472 ad entrare effettivamente in una cabina elettorale del ravennate. Significa il 54,08%: poco meno della metà ha preferito rinunciare.
Alle comunali di cinque anni fa nel registro elettorale c’erano 123.248 nomi. In 75.527 si recarono al voto al primo turno (pari al 61,28%). Ovviamente furono meno al ballottaggio: 66.239.
Alle comunali di dieci anni fa, invece, su 123.237 potenziali votanti, elettrici ed elettori furono in 88.712, ovvero il 71,98%. Venti anni fa, il 13 maggio 2001, a dispetto delle pianificazioni urbanistiche che mettevano in conto una crescita boom dei residenti per cementificare a rotta di collo, c’era una differenza rispetto ad oggi di poco più di 4.000 ammessi al voto: 120.232. A votare furono in 107.519: l’89,43%.
Una ventina di anni prima ancora, alle prime elezioni europee, il 10 giugno 1979, nel Comune di Ravenna, su 105.169 elettori a votare andarono in 99.341: il 94,46%. Ci meritammo un premio europeo al civismo per la più alta partecipazione. Conquistammo il premio altre due volte: nel 1989 e nel 1994.
Come dire che 40 anni fa praticamente nessuno era disposto a rinunciare a quello che sentiva come un diritto conquistato a prezzo altissimo circa 35 anni prima. Oggi non è più così.
Ecco, tra un brindisi e l’altro, sarebbe bene che De Pascale ci pensasse su. Il 60% (quasi) dei voti complessivi che si è aggiudicato corrisponde solo a un terzo del corpo elettorale. In pratica, di 3 ravennati maggiorenni ne è riuscito a convincere 1.
Se questi numeri della disaffezione al nucleo fondamentale della democrazia rappresentativa non lo scuotono, provi a vederla da un altro punto di vista. Tra l’anno prossimo e il 2023 si andrà al voto per le politiche. Se l’attuale sindaco vuole capitalizzare il risultato per andare in Parlamento tenga a mente che già oggi due ravennati su tre non si fanno incantare dai suoi begli occhioni.
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