Domenica abbiamo scritto della “Nostra sanità fantastica” riportando una delle tante testimonianze del sostanziale fallimento dell’Auslona. Il fallimento, per Ravenna, è nel Pronto Soccorso: palesemente in sofferenza perenne nonostante l’impegno del personale medico e infermieristico. La criticità non deriva dalla pandemia. Viene da prima e sta proseguendo anche ora che siamo in fase di attenuazione del Covid. Auspichiamo che si possa mettere presto la parola “fine” sul disastro Covid ma, ha dovuto ammetterlo anche Carradori (direttore generale Ausl Romagna): «i cittadini dovranno armarsi di pazienza e convivere ancora con disagi e disservizi. È questa la dura realtà in un paese che ha deciso negli ultimi 20 anni di disinvestire nella Sanità Pubblica». Dove sia stato lo stesso Carradori in questi vent’anni lo racconta il suo invidiabile curriculum: dentro o al vertice dei centri decisionali regionali che assecondavano questo disinvestimento. Carradori, Bonaccini e de Pascale, dunque, sono responsabili di quanto avviene ora. Assieme a chi li ha preceduti, naturalmente. E alle maggioranze che li sostengono e li hanno sostenuti.
Oltre al pronto soccorso, però, un’altra emergenza è dilagata: quella che riguarda la possibilità di prendere appuntamenti “nel pubblico” per i più normali accertamenti clinici. La testimonianza di oggi (ripresa da Ravenna Notizie) continua ad affondare il coltello nella piaga delle ecografie impossibili:
«Sono una futura mamma alle prese con gli esami di routine e desidero segnalare un disservizio a mio parere inaccettabile: dopo essermi dovuta già recare a Cesena per il bi-test, considerato che a Ravenna sono stata messa in lista d’attesa e non ho più avuto notizie da due mesi, nella mattina del 6 luglio alle 9.01 ho telefonato al numero datomi dal Consultorio per la prenotazione dell’ecografia morfologica del quinto mese. La precisione dell’orario è indicata in quanto mi era stato raccomandato dal Consultorio, che segue la mia gravidanza, di telefonare a partire da oggi 6 luglio 2021 alle 9 perché non ci sono molti posti disponibili. Ebbene, alle 9.01 mi sono sentita rispondere che sarei stata messa, per l’ennesima volta, in lista d’attesa.
In ragione di questo, ho chiesto gentilmente quante disponibilità ci sono per l’ecografia e quindi quante persone mi hanno preceduto telefonando tra le 9 e le 9.01 di oggi. La collaboratrice che ha risposto mi ha suggerito di contattare le diverse AUSL limitrofe.
Considerando che per il Bi-test sono dovuta andare fino a Cesena ho confidato nella disponibilità dei “vicini”, ma dopo diverse telefonate in cui sono stata regolarmente rimpallata ad altri numeri mi è stato conclusivamente detto che Cesena dà priorità alle gestanti locali e che visto che sono – ahimè – di Ravenna devo protestare attraverso la stampa. Cosa che faccio puntualmente perché ho perso una mattinata al telefono, mentre avrei dovuto o potuto fare altro.
Una delle tante telefonate fatte questa mattina è stata al Consultorio che mi segue dove mi hanno detto che purtroppo, loro malgrado, non hanno altre soluzioni se non indirizzarmi ad una struttura privata, come hanno dovuto fare con altre mie “compagne di sventura”.
Ovviamente qualora rapidamente non mi sia data una risposta, che “dovrebbe” avermi messo in lista di attesa, dovrò rivolgermi proprio ad una struttura privata nonostante la Sanità Pubblica sia dichiaratamente il fiore all’occhiello di questa Regione.
Ritengo che Covid o non Covid – tanto più in un momento di sollievo per le strutture sanitarie – il rispetto per la maternità e la condizione femminile in generale non possano essere messe in secondo piano».
Alla fine dello scorso anno il Sindaco propose una tregua elettorale a chi non lo sostiene: «confrontarsi su tutti i temi della città e lasciare fuori dalle elezioni l’emergenza». Gli rispose così il nostro Consigliere, Massimo Manzoli:
«Ci sono temi estremamente delicati. Naturalmente sono d’accordo nel non strumentalizzare l’emergenza sanitaria ancora in corso. È, però, evidente che da sempre solleviamo questioni legate agli scarsi investimenti in sanità pubblica, mal funzionamento delle “case della salute” ancora non a pieno regime, alle carenze strutturali di gran parte dei settori in Ausl Romagna. Sono tutti temi su cui continueremo a discutere, criticare, e proporre perché sono problemi esistenti (già sollevati in tempi non sospetti) che l’emergenza sanitaria ha semplicemente posto all’evidenza pubblica in maniera più netta».
Stiamo continuando a farlo anche perché, come Ravenna in Comune, lo sosteniamo da quando siamo nate e nati: la sanità deve essere pubblica e non integrata da convenzioni col privato. Queste possono avere una logica per traguardare un momento critico, non come modalità strutturata. Eppure l’asservimento al privato caratterizza la sanità Emiliano-Romagnola e ravennate. Il modello è diverso da quello lombardo e da quello veneto ma si cade sempre lì: nel privato come parte del sistema su cui far convergere importanti risorse pubbliche. Che l’accentramento di tutta la sanità romagnola nell’Auslona più grande della regione produca disservizi è sotto gli occhi di tutte e tutti. Che il modello attuale funzioni solo per i baroni della sanità privata pure.
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Sanità Pubblica. Noi mamme ravennati in dolce attesa finite in liste d’attesa infinite per esami di routine