L’autocostruzione a Ravenna è un progetto andato a finire male, non c’è dubbio. Partito con le migliori intenzioni quasi 20 anni fa si è concluso a carte bollate. Una di quelle cose che, in teoria, avrebbe dovuto portare piena soddisfazione a tutti, autocostruttori e ente locale per primi, ha visto un crescendo di scontento fino alla sentenza di questi giorni. L’ultimo serio tentativo di risolvere la faccenda fu fatto dal compianto Assessore Gabrio Maraldi. La sua morte prematura impedì di procedere verso una ipotesi ricompositiva che sarebbe stata naturale, visto che il Comune politicamente non poteva chiamarsi fuori dal problema. Dopo tutto era stato un bando comunale ad identificare sia i nuclei a basso reddito che avrebbero potuto costruirsi da soli la casa che il soggetto che li avrebbe aiutati a raggiungere lo scopo. Soggetto fallito da tempo ma solo dopo essersi intascato i soldi.
Ora la sentenza del TAR stabilisce le responsabilità del Comune anche sotto un profilo giuridico: «il Comune, quale soggetto pubblico con il ruolo di promotore dell’iniziativa, non poteva ritenersi estraneo ai compiti di vigilanza e controllo. Doveva cioè mantenere sotto costante osservazione il percorso intrapreso». Anzi – si legge nella sentenza – «il Comune di Ravenna aveva l’obbligo inderogabile di monitorare il buon andamento dell’iter». E, in assenza di un legame specifico con la srl titolare del permesso a costruire (come riportano gli organi di stampa) «l’amministrazione avrebbe dovuto sovrintendere all’intera fase dell’operazione».
Il Comune, invece di tutelare i soggetti fragili aveva chiesto loro i danni proseguendo la causa contro di loro anche con questa Amministrazione. Ora è tempo di chiudere questa vicenda. Il Comune rinunci a ricorrere contro la decisione del Tribunale Amministrativo al solo fine di spostare in avanti l’inevitabile conclusione a dopo le elezioni. Non c’è alcun vantaggio per la comunità ravennate a non retribuire alle famiglie che li hanno svolti i lavori costati 21.000 ore di impegno per costruire quelle che dovevano essere le loro case. Ora il “grezzo” ultimato dagli autocostruttori è stato completato dal Comune con un rilevante impegno di risorse pubbliche ma le case di Filetto continuano a restare vuote. Sono inutizzabili proprio per la mancata conclusione della vicenda giudiziaria. Come Ravenna in Comune lo ripetiamo: è tempo di risolvere questa brutta vicenda che non fa onore né a questa né alle amministrazioni che l’hanno preceduta.
[nella foto: le due palazzine abbandonate a Filetto all’angolo tra via Baiardo e via Malmesi]
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Filetto, il Tar dice che il Comune deve pagare la manodopera agli autocostruttori