Cos’era Petra Nova? La dimostrazione che gli impianti di cattura e stoccaggio della CO2 sono economicamente sostenibili e consentono la transizione green. Un successo? Sì secondo l’Amministrazione Trump che lo ha economicamente sostenuto con 195 milioni di dollari da parte del Dipartimento per l’energia del governo federale degli Stati Uniti. Costo totale: 1 miliardo di dollari. L’unico impianto funzionante in tutti gli Stati Uniti. È andato avanti abbastanza perché Trump potesse celebrarne il terzo compleanno, nonostante le perdite economiche e la mancanza di risultati consistenti nella cattura di CO2 rispetto all’impianto di produzione di energia a cui era collegato. Si è fatto di tutto pur di dimostrare che la CCS è valida ed economicamente sostenibile. Poi il castello di carte è crollato nonostante il sostegno della proprietà: NRG Energy, un colosso dell’energia statunitense, e la società del petrolio e gas JX Nippon controllata da un altro colosso, questa volta giapponese, dell’energia. Insostenibili i costi e insostenibile il racconto dell’effettivo risultato nella estrazione di CO2 che non teneva conto delle emissioni generate proprio dall’alimentazione dell’impianto per la cattura della CO2 stessa. Non teneva neanche conto del fatto che, dei tre anni di funzionamento, il corrispondente di un anno ha visto l’impianto rimanere chiuso per malfunzionamenti: 367 giorni complessivi di mancata estrazione di CO2. Qualche giorno fa è stata infine decretata la chiusura.
Le società di produzione di energia dal fossile, però, continuano a mandare avanti progetti su progetti. Sostenibili o meno, realizzabili o meno, funzionanti o meno, sono indispensabili per continuare come prima nella produzione di energia: carbone, petrolio, gas. Tutto pur di non passare a rinnovabili che, effettivamente, non emettano CO2 né altri inquinanti: eolico e solare in testa.
Il fallimento di Petra Nova, per quanto possa essere diverso dal progetto di ENI per Ravenna (di cui comunque non si sa molto), va tenuto ben presente per il futuro del nostro territorio e per le prospettive che, sempre a detta di ENI, promette di aprire anche a livello occupazionale. Ravenna in Comune conferma la propria totale contrarietà alla realizzazione del “più grande deposito al mondo di CO2” (parola di Descalzi) davanti alle nostre coste.
[La fotografia dell’impianto di Petra Nova è tratta dal sito del Dipartimento per l’Energia del governo USA]
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La cattura della CO2 fa un buco nell’acqua negli Usa: il caso di Petra Nova