I luoghi di lavoro sono, spesso, luoghi di insicurezza. L’insicurezza minaccia le lavoratrici e i lavoratori che, a causa della costante violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro e la mancanza di controlli, sono sempre più frequentemente a rischio di non rientrare a casa. La ragione è che le misure di sicurezza sono tagliate perché rappresentano un costo certo. Invece il rischio per i padroni di incorrere in qualche conseguenza per la violazione sono minimi: pochi controlli e, se ci scappa il morto, lunghi processi con condanne a pochi mesi di norma sospese. Condanne che, comunque, non toccano mai la proprietà, fermandosi prima le responsabilità lungo la catena gerarchica e interessando, al massimo, qualche dirigente di basso livello. Quando non colpiscono invece, paradossalmente, i lavoratori colleghi dell’infortunato!
L’insicurezza, però, può riguardare anche l’intero collettivo dei lavoratori, gli insediamenti industriali vicini e, addirittura, gli insediamenti urbani anche distanti chilometri. Anche per questo tipo di rischi, come per quelli dei singoli lavoratori, ci sono normative per evitarli. Spesso il rischio sicurezza si estende a livello di incidenti rilevanti a causa della riduzione di investimenti in questo campo da parte dei gruppi industriali. Si tratta di un problema particolarmente importante proprio per Ravenna dove sono ben 25 gli stabilimenti a rischio “Seveso”, di cui solo 2 “sotto soglia”, per lo più concentrati tra porto e petrolchimico.
Proprio su quest’ultima problematica è stato recentemente indetto lo stato di agitazione dei lavoratori della centrale elettrica ENEL di Porto Corsini. I sindacati, infatti, hanno dichiarato: «L’organico attuale, conseguenza delle riorganizzazioni che ENEL ha effettuato a seguito dello scarso utilizzo degli impianti degli anni passati, non è più adatto a condurre in sicurezza la centrale che da parecchio tempo ha ripreso a funzionare con continuità. Siamo preoccupati sia per la sicurezza e la salute dei lavoratori, che da troppo tempo supportano con il loro impegno le oramai evidenti carenze organizzative, sia per le conseguenze che un eventuale incidente potrebbe causare in un contesto industriale situato tra la pialassa Baiona e i centri abitati di Marina di Ravenna e Porto Corsini». Il problema, anche in questo caso, è dovuto alla riduzione degli investimenti. Per questo i sindacati hanno incontrato de Pascale. «Abbiamo ribadito – scrivono Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil – come nella centrale di Ravenna, ENEL continui a non trovare soluzioni per il ripristino degli organici necessari ad una conduzione efficiente ed in sicurezza degli impianti evitando nei fatti ogni confronto tecnico con i rappresentanti dei lavoratori per la ricerca di modelli organizzativi condivisi. Organici ormai ridotti così all’osso che i lavoratori dell’area a turno vedono ridursi i loro tempi di riposo e gli interventi manutentivi vengono rimandati o non effettuati a causa delle carenze di risorse dell’area manutentiva».
Il Corriere di Romagna ieri ha pubblicato un’intervista al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza della centrale di Porto Corsini («Troppo poco personale nella centrale elettrica, rischi anche per l’ambiente»). Ne riportiamo un ampio stralcio:
«Ci hanno tolto un turnista su tre di notte, e rimpiazzato con un addetto guardia fuochi. Così, però non siamo sicuri di gestire correttamente le possibili emergenze ambientali. Né determinati tipi di incendio. La nostra centrale, per raffreddarsi, immette acqua dal Candiano e la rilascia, pulita, in pialassa. È capitato in due occasioni, in tempi non remoti, che in base ai nostri controlli si sia bloccata la procedura di rilascio perché l’acqua pescata nel canale fosse risultata inquinata. Con una persona in meno potremmo risultare intempestivi». E anche per il rischio di incendio i dipendenti della centrale non si sentono abbastanza tutelati: «Noi abbiamo una formazione specifica, su impianti che presentano proprie caratteristiche non conosciute da chi ha ricevuto una formazione generica. Lacune che in caso di incendio sono rischiose. E la centrale Teodora è in un contesto ambientale delicato, che ora andrà anche a confinare con due enormi serbatoi di Gnl».
Già, la centrale elettrica è poco distante dall’abitato di Marina di Ravenna e, in particolare, dalle scuole del paese. È anche prossima a quell’enorme concentrato di impianti a rischio “Seveso” che si trova tra il petrolchimico e il porto. E al deposito di gas che la PIR sta realizzando su un’area a fianco della centrale comprata da ENEL. Le possibili conseguenze di un incidente e l’eventuale estensione del “problema” agli impianti vicini potrebbero essere disastrose. Proprio questa consapevolezza ci sta portando a mantenere un’attenzione particolare sul tema, specie dopo gli eventi di Beirut e di Ancona che non sono così roba di un altro mondo come li si vuol dipingere. Riferiscono i sindacati che: «Il primo cittadino ha espresso la massima disponibilità e sostegno ai lavoratori».
Ne siamo lieti. Ci aspettiamo dunque di venire informati a breve dal Sindaco sui passi compiuti presso Governo, Regione e la stessa ENEL per risolvere un problema che non è “solo” dei lavoratori della centrale, ma riguarda la sicurezza di tutti, abitanti di Ravenna, Marina e Porto Corsini inclusi. E, naturalmente, se il Sindaco si dovesse “scordare” di aggiornare la cittadinanza sul tema, noi di Ravenna in Comune non mancheremmo di ricordarglielo: il rischio di un incidente ambientale è troppo grande perché gli si consenta di lasciarlo finire, come molti altri temi sollevati in questi quasi cinque anni, nel dimenticatoio.
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Lavoratori sotto organico alla centrale Enel di Porto Corsini: i sindacati incontrano de Pascale