Quella di oggi non è una cosa bella. Ancora.
Ci sono dei lavoratori bloccati a Ravenna assieme al loro posto di lavoro. Sono 13 lavoratori marittimi e il loro posto di lavoro è una nave, sotto sequestro per debiti. La nave si chiama Gobustan, è una nave cisterna ed è arrivata in porto lo scorso 6 luglio. Ovviamente i debiti non sono dei marittimi. Anzi, questi fanno parte dei creditori per gli stipendi che deve loro il datore di lavoro. E lo stesso vale per i 14 lavoratori della Sultan Bey che è in porto dal 16 luglio. Anche quella sequestrata per debiti. Identico in entrambi i casi il debitore e il datore di lavoro. Che ha smesso di pagare dopo essere finito in carcere in Turchia.
Una storia da film quella di Mubariz Mansimov Gurbanoğlu, azero poi divenuto turco, accusato in passato dei più diversi crimini, dal traffico di esseri umani alla corruzione, in affari con la famiglia Erdogan, alla guida di una flotta di 100 navi su cui venivano imbarcati due terzi del petrolio che transitava nel Mar Nero ed ora in carcere dopo il venir meno dei buoni rapporti con il dittatore turco.
Non è una storia di quelle che racconterebbe mai qualcuno, invece, quella dei 27 marittimi prigionieri sulle navi a Ravenna, impossibilitati a scendere per le norme anti-covid, quelle stesse norme che impediscono loro di rientrare nei paesi di origine anche se trovassero i mezzi economici per farlo. D’altra parte è la stessa storia dei 13 marittimi prigionieri a Venezia a bordo della Zeinabaldyn Tagiyev. E dei 29 che a Oristano sono bloccati sulle General Shikhlinsky e Khosrov Bey. Un sequestro dopo l’altro di navi tutte facenti parte della flotta di Mansimov. Una settantina di lavoratori prigionieri nei porti italiani che per il vitto e per consentire il rifornimento di gasolio per il funzionamento dei servizi di bordo dipendono completamente da aiuti esterni.
La storia di oggi diventerà una cosa bella quando i lavoratori prigionieri nel loro luogo di lavoro verranno fatti sbarcare e potranno ritornare a casa. Come Ravenna in Comune chiediamo che il Sindaco, le istituzioni e la Città tutta non si disinteressino di questi residenti nel Porto di Ravenna contro la loro volontà. È interesse di tutti. L’ultima volta che è capitato di far finta di niente, guardare dall’altra parte e “giocare” a “tanto non tocca a me”, la storia è finita male: l’ultimo marinaio di guardia si è suicidato e dopo lunga agonia i resti della nave sono affondati. Il marinaio, pochi lo sanno, si chiamava Lusret Santilms. Il nome della nave, oggi ancora da rimuovere dalle acque della Piallassa Piombone, è invece tristemente famoso: Berkan B.
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Trenta marittimi azeri costretti in porto fino a settembre. Sono imbarcati sulle due navi di Palmali sequestrate un mese fa
Fonte: PortoRavennaNews del 13 agosto 2020 la brutta storia dei marittimi prigionieri sulle navi
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La resistenza dei 13 marinai della Zeynalabdin Tagiyev: la nave è sequestrata da giugno, ma loro non scendono. “Avanziamo 8 stipendi”
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 16 agosto 2020 le 5 navi bloccate in Italia con gli equipaggi