È morto da solo Lorenzo, a 58 anni, dentro un magazzino della Marcegaglia di Ravenna nella notte tra il 7 e l’8 aprile 2014. È morto da solo perché è stato trovato a terra, senza testimoni, in un primo tempo sospettato di esser stato vittima di un malore e non investito da due coil. I coil sono bobine di acciaio laminato. Pesano decine di tonnellate. Lorenzo è morto da solo perché al termine del processo penale non sono stati trovati colpevoli. Bravi avvocati, tra cui un principe del foro, hanno messo in dubbio la ricostruzione della pubblica accusa: secondo i legali mancavano sufficienti riscontri e la dinamica dell’incidente presentava troppe lacune, al punto da far venir meno i presupposti di causalità e di colpa. Non c’erano le condizioni per raggiungere un profilo di certezza dal punto di vista della responsabilità penale. Così Lorenzo, una moglie e due figli al momento della morte, ad un anno dalla pensione, ha concluso anche la vicenda processuale in solitudine. Come se la morte lo avesse raggiunto di soppiatto senza che le azioni, le proprietà, le catene di comando, le responsabilità che costituivano il contesto in cui delle tonnellate di metallo hanno colpito il suo corpo uccidendolo, potessero ricondursi a nomi e cognomi. Tra cui, secondo l’accusa, sarebbe dovuto invece figurare quell’Antonio Marcegaglia che nel giugno scorso riceveva, mentre era ancora in corso il processo concluso in questi giorni, onori e attenzioni nell’aula consigliare del Municipio alla notizia che avrebbe investito dei soldi nella sua fabbrica di Ravenna, quella dove Lorenzo è morto.
La sua morte, al termine di una vita lavorativa, porta alla mente un’altra morte, quella di Luca, a breve distanza spaziale, maggiore temporale, intervenuta nel vano di un traghetto il 1° settembre 2006. Luca, invece, aveva 22 anni ed era al primo giorno di lavoro, quando fu investito da un rimorchio sovrappeso. Anche lui rimase solo alla fine della vicenda processuale: i pochi condannati si trovarono a godere della prescrizione prima dell’inizio del processo di appello. Tra i difensori figurava lo stesso principe del foro del processo di questi giorni.
Riportano i giornali che per Marcegaglia quella appena intervenuta è la terza assoluzione in 40 giorni per incidenti avvenuti nello stabilimento ravennate. Per noi di Ravenna in Comune finché le morti nei luoghi di lavoro saranno scollegate dai contesti di responsabilità penale in cui si verificano resteranno incidenti e non omicidi di lavoro. E i morti resteranno soli.
#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #lavoro #morti
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Ravenna, operaio morto schiacciato dai coil. Assolti i vertici di Marcegaglia
Sorgente: La fine del processo per la morte di Lorenzo Petronici
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«I responsabili della morte di Luca». Per il giudice sono solo la Coop Portuale e la proprietà del semirimorchio
Sorgente: La fine del processo per la morte di Luca Vertullo
Vediamo le “motivazioni” della sentenza; bisogna focalizzare cosa significhi e soprattutto qual sia la causa della oscillazione anomala; poi gli infortuni sono spesso “complessi” ; gli addetti ai lavori hanno dedicato attenzione e studi a questa complessità; lo stesso lavorare di notte, o stesso “lavoro isolato” sono fattori di rischio che possono concorre all’evento e che devono essere evitati , poi a 56 anni !
Spero che la procura generale sostenga la posizione del pubblico ministro e faccia appello e che faccia appello anche a famiglia; e il sindacato? il comune?
Se hanno dato una onorificenza a Marcegaglia è…difficile; come quando la Regione , per il processo Enichem, spiegò la sua mancata costituzione di parte civile dicendo che “non si fa politica nei tribunali” ! Mi fermo qui, cerchiamo di non “archiviare”.
Vito Totire, medico del lavoro