Oggi si può “finalmente” tornare a sparare a tutto il cacciabile sopravvissuto all’ecatombe nella Valle della Canna. Anzi, come precisano puntigliosamente le associazioni venatorie, nelle aree pre-parco, poiché nella Valle della Canna non si può mai sparare (purtroppo?). Aggiungono anzi che poiché la limitazione riguardava solo uccelli, che come tali volano, anzi addirittura migrano, non si può proprio dire che la valle si è svuotata di vita: le anatre ora sono qui, ora sono là, ad esempio nelle valli di Comacchio. Dunque non aveva proprio senso secondo i cacciatori introdurre limiti alla caccia. Ricordano di aver presentato esposto e così concludono: “Restiamo in attesa del pronunciarsi della magistratura circa le responsabilità relative alla moria di anatidi e delle cause che la hanno decretata. Resta inteso che comunque continueremo a difendere in tutte le sedi e con tutte le istanze i diritti dei nostri associati là dove questi siano stati lesi. Pronti a sollecitare, se ce ne fosse bisogno, il consiglio dell’A.T.C RA2, nel proporsi come interlocutore unico per la gestione e la salvaguardia di quei territori”.
Ci si consenta di andare al punto: chi paga per poter uccidere e portarsi a casa degli animali pretende che ci siano animali davanti alle doppiette e si propone di organizzare la gestione del parco per salvaguardare la vita degli animali sino al momento in cui li ucciderà.
Lo stesso Ente Parco ammette che oltre ai cacciatori anche la Regione premeva per allargare la caccia anche agli uccelli acquatici e così altri enti non meglio identificati: il Comune? La Provincia?
La Valle della Canna o Valle Mandriole è sottoposta a una lunga serie di vincoli, riepilogati dall’Ente Parco: “Il sito è incluso nella perimetrazione del Parco del Delta, ai sensi della L.R. 27/1988 e nella perimetrazione di cui al Piano Territoriale “Pineta di San Vitale e Pialasse di Ravenna” del 1991 (Zona B). L’area è sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi delle L 1497/39 ed agli indirizzi di cui alla L. 431/1985; attualmente è quindi sottoposta a vincolo dal D.L. 490/1999. Le zone umide sono entrambe incluse nella Zona Ramsar denominata “Punte Alberete e Valle Mandriole” (480 ha) istituita con D.M. 09/05/1977, pubblicato sulla GU n. 211del 03/08/1977. Il complesso è inoltre SIC=ZPS (IT4070001) denominato “Punte Alberete, Valle Mandriole” individuato ai sensi della DIR 92/43/CEE e della Dir. 79/409 CEE”.
Separata da Punte Alberete (più a sud) “Valle Mandriole è una palude d’acqua dolce; si presenta come una vasta distesa di canneti, inframmezzati da chiari più o meno aperti e soggetti a profonde variazioni stagionali nel livello idrico. Nelle zone con acque più profonde troviamo: acque libere da vegetazione e lamineti di Nymphaea alba. Le zone con acque più basse sono caratterizzate da canneti con elofite miste, Tifa e Cannuccia di palude. Nelle zone con acque ancora più basse e temporaneamente asciutte, troviamo invece boscaglie igrofile a Salicone e boschi ripariali a Salice bianco. Come per le Punte Alberete anche la fauna di Valle Mandriole si presenta ricca e varia, con numerose specie di pesci, anfibi, rettili ecc. Rispetto alla foresta allagata limitrofa, le specie di uccelli di canneto prediligono insediarsi in questo sito: Tarabuso Tarabusino, Airone rosso, Airone cenerino, Airone bianco maggiore. Fra gli Anatidi che nidificano nelle zone umide: Alzavola, Marzaiola, Canapiglia, Mestolone, Moriglione, Moretta e Moretta tabaccata. Nidificano qui anche alcune coppie di Falco di palude”. Così dichiara l’Ente Parco.
A seguito dello sviluppo del batterio botulino C sono morte migliaia di volatili. Un’autentica strage che non può essere letta né limitatamente per l’aspetto di una diminuzione patrimoniale (quasi che la vita animale fosse di interesse solo per un valore economico) né tanto meno nella sola considerazione della sparizione di bersagli mobili da impallinare. Si tratta di un crimine di per sé, infatti così indagato dalla Procura di Ravenna. O, se si vuole, la cronaca di una morte annunciata. Anche da noi di Ravenna in Comune, già più di due anni fa attraverso la nostra consigliera territoriale (Area del Mare) Simonetta Scotti: “In primo luogo, c’è da constatare la pessima situazione idraulica, con la presa d’acqua sul Lamone definitivamente fuori uso da anni ed i livelli dell’acqua completamente fuori controllo. Ora, visto che l’idraulica è una scienza, gli errori non sono imputabili al caso, ma ad una gestione scellerata conseguente, evidentemente, ad una conoscenza lacunosa sia dell’equilibrio idraulico della valle, sia dei sistemi atti a regolamentarlo. Sempre che al Comune interessi davvero qualcosa di questo gioiello lasciato alla rovina”.
Ed ora la rovina è arrivata. Problemi di costi per il sollevamento idraulico in entrata ed in uscita, richiesto da parte di Romagna Acque? Di manutenzione del sifone di approvvigionamento dal Lamone? Di responsabilità della progettualità idraulica e della manutenzione ambientale, delle infrastrutture della supervisione tecnico-scientifica e della elaborazione di progetti di salvaguardia e di protezione?
Alla magistratura penale il compito di accertare le responsabilità penali. A quella contabile di accertare i danni inferti alla collettività. Spetta però alla politica portare alla luce gli autori di scelte che hanno condotto a questo scempio e mettere in campo soluzioni perché non si ripropongano. Cercando di non farsi condizionare dalle prossime elezioni regionali, visto che non solo le doppiette hanno diritto di voto. I cacciatori non sono una soluzione. Cerchino almeno di non aggravare il problema.
#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #ValledellaCanna #caccia
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Sorgente: caccia libera in Valle Mandriole
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settembre 2017: Valle della Canna: “Fare qualcosa prima che sia troppo tardi”
Sorgente: Simonetta Scotti: cronaca di una morte annunciata per Valle Mandriole
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Valle Mandriole. WWF Ravenna: attendiamo risposte su disastro ambientale. Italia Nostra: fermate caccia anche a Comacchio
Sorgente: gli ambientalisti sulla Valle Mandriole
non son esperto in materia e quindi faccio solo una ipotesi, lo sviluppo del botulino c evoca un problema di anaerobiosi; la fase temporale del disastro mi pare compatibile con un problema di carenza di ossigeno ;
non è che a monte , a favorire lo sviluppo de botulino, ci sia stato il “solito” problema di eutrofiizzazione connesso a un eccesso di carico organico nelle acque reflue?
comunque mi pare che potrebbe essersi determinata una condizione favorente lo sviluppo de botulino e dovremmo cercare di capire di cosa si è trattato.
Quando decenni fa studiavamo la applicazione della legge Merli si aveva più dimestichezza , anche tra non addetti ai lavori, a ragionare sui famosi parametri BOD e COD che indicavano la domanda/carenza di ossigeno nella acque reflue…
Per quel che riguarda i cacciatori : forse hanno la tendenza a non andare oltre la punta del proprio naso?
Vito Totire