«Difendere la Patria non è un reato ma un diritto» è la lezione che ci ha voluto dare un tizio che ha privato della libertà personale delle persone soccorse in mare, vietando loro di scendere da una nave. 164 persone costrette nello spazio angusto di una imbarcazione umanitaria per durate diverse, sino a tre settimane, in assenza di qualunque titolo legale fornito dall’autorità giudiziaria. Sequestro appunto, come era l’imputazione che era stata contestata a quel tizio. Uno che era Ministro della Repubblica all’epoca dei fatti e Ministro della Repubblica è ancora oggi. È stato assolto perché il fatto, secondo i giudici, non sussisterebbe.
A Ravenna abbiamo avuto persone, semplici cittadini e cittadine, che si sono viste private del diritto di riunirsi nella Piazza principale della Città per contestare l’assurdo divieto di prestare soccorso agli alluvionati. Altre persone, anch’esse normali cittadine e cittadini, sono state perseguite con l’accusa di aver attaccato volantini in cui avevano espresso contrarietà rispetto alla inflizione di un trattamento ritenuto contrario al senso di umanità nei confronti di un condannato. Altri ancora non hanno potuto manifestare dissenso verso la realizzazione di opere, enormi gasdotti, che apportano danno irreparabile ai nostri territori. Eppure in tutti questi casi si trattava incontestabilmente di esercitare un diritto costituzionalmente garantito. Le Istituzioni della nostra Città non hanno speso mezza parola in difesa di questo diritto così calpestato. Quanto alla Patria, la Costituzione chiede alle cittadine e ai cittadini di difenderla parlando di doveri, non di diritti. E aggiunge, se ce ne fosse bisogno, che per farlo bisogna rispettare lo spirito democratico della Repubblica.
Lo spirito democratico della Repubblica, lo diciamo per i Ministri che non sanno dove trovarlo, ma anche per i Sindaci ora Presidenti della Regione che non trovano il tempo di difenderlo, lo si trova facilmente leggendo la nostra Costituzione. Quella Carta conquistata a caro prezzo grazie alla lotta partigiana. Si legge che il diritto di riunione in luogo pubblico è un diritto. Si legge anche che la manifestazione libera del proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione è un diritto. La stessa Costituzione stabilisce che non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria. E garantisce i diritti inviolabili dell’essere umano che sono, appunto, inviolabili: la difesa della Patria, quella che ci si ostina a scrivere con la “P” maiuscola, non fa venir meno i diritti inviolabili dell’essere umano, cioè tutti i diritti che abbiamo visto messi in discussione sulla Open Arms ma anche a Ravenna.
Ravenna in Comune crede nel dovere di difendere la Patria intesa come spirito della Repubblica. Ma ci rendiamo conto che non tutti lo condividono. Nell’anno in cui il Ministro Salvini violava la Costituzione, il 2019, il Sindaco di Ravenna lo invitava a Ravenna. Per ribadire i principi di accoglienza che caratterizzano la Città? O per ricordargli come la medaglia d’oro alla Resistenza ci ricordi ogni giorno la necessità di difendere lo spirito della Repubblica? No, per chiedergli di dare una mano alla lobby del fossile, perché gli unici presunti diritti che gli interessavano riguardavano ENI e la possibilità di estrarre indiscriminatamente metano ed il loro impedimento lo definiva «palesemente incostituzionale».
De Pascale se ne sta andando finalmente da Ravenna. Ha raccolto le sue carte in alcuni scatoloni ma prima ha partecipato ad una commemorazione delle vittime della lotta antifascista (a Sabbiuno). Ha detto cose importanti in quella occasione e ci ha voluto dare una lezione: «La memoria non è solo ricordo, ma un impegno concreto per costruire una società più giusta e libera. Chi non conosce il proprio passato, rischia di riviverne le pagine peggiori: l’Emilia-Romagna ha pagato un prezzo altissimo alla lotta di Liberazione e fonda le proprie basi sul rifiuto di ogni fascismo, nazismo e totalitarismo».
Sono tutte cose giustissime ma vanno praticate tutti i giorni, non vanno solo enunciate nel breve lasso di tempo in cui si indossa una fascia tricolore. Lo spirito della Repubblica, quello che è un dovere difendere, va osservato sempre. Da chi osserva solo l’interesse dei potenti e da chi piglia a calci i più deboli non prendiamo lezioni. Prendiamo atto che Ministri e Presidenti della Regione stanno sempre dalla stessa parte. Noi, la Patria, la difendiamo dalla parte opposta.
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Salvini, “sono felice, difendere la Patria non è reato”
Fonte: ANSA del 20 dicembre 2024