«Ahi serva stampa, di menzogne castello,
nave che segue il nocchiero come le è imposto,
non stampa libera, ma da bordello!»
Un omaggio a Dante, per iniziare, è doveroso. E crediamo non ci sarà bisogno di spiegare il significato di questa invettiva un poco rimaneggiata per l’occasione. Cominciamo.
In Francia dopo che il Presidente Macron ha imposto un Governo di minoranza sostenuto solo dai suoi, che erano stati sconfitti sonoramente nelle ultime elezioni, e che questo Governo si apprestava a varare decisioni fondamentali senza nemmeno consultare il Parlamento, le forze politiche che invece quelle elezioni le hanno vinte hanno sfiduciato il Primo Ministro. Se qualcuno sta forzando la democrazia quello è Macron, ma la RAI preferisce titolare: “Estrema destra ed estrema sinistra unite da un patto anti-repubblicano“. Ossia riporta alla pubblica opinione italiana il solo punto di vista di Macron.
In Romania, subito prima che si tenesse il ballottaggio tra i due candidati alla Presidenza maggiormente votati al turno precedente, la Corte Costituzionale, interamente di nomina politica, ha tirato una riga sulle elezioni precedenti. Il Presidente della corte è un soggetto estremamente discusso in Romania che peraltro appartiene alla stessa parte politica del candidato battuto alle elezioni che è anche l’attuale premier romeno. La Corte prima ha convalidato le elezioni e poi, con un voltafaccia, le ha annullate. Tutto questo non c’è sugli organi di stampa italiani. Il Corriere della Sera riporta invece: “La Corte costituzionale annulla le elezioni: «Interferenze russe»”.
In Siria un’operazione militare a cui non sono estranei gli Stati Uniti, condotta da un gruppo terrorista islamista, combatte il regime laico attualmente al potere. Il leader della fazione terrorista è ricercato proprio per questo dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti dal 2013, con la previsione di una ricompensa di 10 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura. Però per le agenzie di stampa, come l’ANSA, si tratta soltanto di gruppi di opposizione: “Siria, ribelli prendono il controllo della città di Daraa. I gruppi di opposizione siriani hanno preso il controllo di Daraa, città vicina al confine con la Giordania, nel sud della Siria”. Arrivano i nostri, insomma.
A Gaza Israele ha assassinato quasi 50mila persone palestinesi, ma alcuni osservatori internazionali quadruplicano la cifra considerando le vittime indirette ed i corpi non recuperabili sotto le macerie. Il 70 per cento è costituito da donne e bambini. Tarda la sentenza invocata dal Sudafrica avanti la Corte internazionale di giustizia per il riconoscimento di questo crimine mostruoso. La stessa Corte ha imposto ad Israele provvedimenti immediati diretti ad evitare il concretizzarsi del reato nelle more della decisione. Anche se Israele se ne strafrega, altre organismi internazionali, dalla Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati ad Amnesty International, non hanno dubbi nel sanzionare come genocidio il crimine sionista. Eppure i giornali italiani non fanno una piega e si esercitano nei distinguo sulla pelle delle vittime dei massacri. Il Foglio non è certo solo nel sentenziare che “L’uso disinvolto della parola «genocidio» è combustibile per il nuovo antisemitismo”.
Sono solo quattro tra i tantissimi esempi di quotidiana disinformazione propinata a chi si ostina a tenersi informato. L’informazione, come Ravenna in Comune lo abbiamo detto più volte, è indispensabile alla democrazia: «La democrazia è tale quando consente al popolo di esercitare liberamente il diritto di determinare la politica della comunità. Perché il diritto non sia fittizio deve essere disponibile al popolo una pluralità di scelte. E perché la democrazia non sia a sua volta finta il popolo deve aver accesso alle conoscenze che consentono di esercitare scelte non preventivamente condizionate».
La democrazia che, fintamente, gli stati liberali e liberisti proclamano come valore non negoziabile, in realtà, non supera la prova dell’opposizione. Cioè la scelta democratica viene difesa come valore in sé ogni volta che corrisponde al volere predeterminato dai poteri forti. Per ottenere che non sia possibile altra scelta, se non quella predeterminata e utile al potere costituito, è indispensabile una stampa asservita. Le volte in cui la cittadinanza rivendica il diritto a che le proprie scelte possano essere diverse da quelle propinate dalla stampa asservite, il potere degli stati liberisti e liberali fa immediatamente piazza pulita della democrazia. Con l’avallo della stampa asservita. È un problema esteso a tutte gli stati liberisti e liberali ma in Italia è sempre più grave. Ogni anno il nostro Paese scende nella classifica redatta da Reporters Without Borders. Quest’anno siamo calati di altre sei posizioni giungendo al 46esimo posto. Immediatamente preceduti da Tonga, Fiji e Armenia. E sempre meno cittadine e cittadine esercitano il proprio diritto al voto, essenziale in una democrazia rappresentativa, dove quella diretta è in ogni modo ostacolata. E sempre meno persone si informano attraverso i canali della stampa che, da parte sua, è sempre più asservita. Il corto circuito è evidente, il re è nudo, ma nessuno lo dice. Tranne poche e pochi. Tra cui Ravenna in Comune.
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Libertà di stampa: l’Italia crolla nella classifica di Reporter sans Frontières