Come anche la stampa locale ha rilanciato, è appena uscito l’annuale rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Sancisce inequivocabilmente che l’uscente Sindaco, arrivato alla fine del suo secondo mandato, non ha modificato di un pelo il suo piglio di cementificatore pur raccontando di sé tutt’altra storia. E a nulla vale l’arrampicata sugli specchi per cui Ravenna sarebbe uno dei comuni di maggior estensione in Italia e perciò “naturalmente” in testa alle classifiche: perfino il più grande comune d’Italia, cioè Roma, è stato battuto da de Pascale! Il rapporto, a pag.51, è chiarissimo:
«Nel corso delle rilevazioni nel periodo 2022-2023, i comuni di Uta, Ravenna e Roma hanno registrato i livelli più elevati di consumo di suolo. In particolare, Uta, situato in Sardegna nella provincia di Cagliari, risulta il comune con il maggiore incremento, raggiungendo 106 ettari di suolo consumato […]. La crescita è in gran parte attribuibile all’installazione di impianti fotovoltaici a terra […].
Ravenna incrementa la sua superficie consumata di altri 89 ettari, con diverse trasformazioni che hanno interessato la zona portuale, attraverso l’apertura di zone di cantiere per oltre 20 ettari. Da segnalare anche la costruzione di un nuovo quartiere, che occupa, considerando le aree accessorie di pertinenza, una superficie complessiva di 6 ettari. Importante trasformazione anche l’ampliamento della SS16 Adriatica, che ha convertito circa 3,5 ettari di suolo da naturale ad artificiale.
Si conferma anche Roma tra i comuni con il maggiore consumo di suolo con ulteriori 71 ettari, sebbene quest’anno si osservi una significativa riduzione rispetto agli anni precedenti».
Non solo il comune di Ravenna è in testa per consumo annuo di suolo in tutta la Regione avendo bruciato altri 89,06 ettari (lo seguono, più distanziati, Reggio Emilia con 43,28 ettari e Forlì con 35,72 ettari), ma è anche ai vertici della classifica nazionale dei territori con più di 100mila abitanti (tabelle 16 e 19). Gli ettari di suolo impermeabilizzati da de Pascale durante il suo mandato, ottenuti confrontando il rapporto 2016 con quello 2024, sono stati quasi 400 (393)! E manca ancora tutta la cementificazione di quest’anno, perché i dati di ISPRA sono aggiornati al 31 dicembre 2023, e quella che seguirà quando le autorizzazioni da lui rilasciate si tradurranno in altri ettari di cemento e asfalto.
Viene da ridere (o da piangere) a rileggere che nel suo primo programma di mandato si impegnava, letteralmente, ad «Arrestare il consumo del suolo restituendo territorio vergine». E cosa dovremmo dire ripensando a tutte quelle sedute in Consiglio Comunale in cui, presentando una nuova lottizzazione, dal partito del Sindaco (PD) arrivava sempre:
- L’impegno che sarebbe stata l’ultima volta,
- Che per il futuro il consumo di suolo zero non avrebbe conosciuto eccezioni,
- E, infine, che tutta la colpa della lottizzazione che si stava approvando andava riversata sulle amministrazioni precedenti.
Nel ricordare che le amministrazioni precedenti erano pur sempre a guida PD, va anche rammentato che de Pascale ha evitato accuratamente di adeguare gli strumenti urbanistici comunali come previsto dalla legislazione regionale approfittando di tutte le scappatoie, i ritardi e le proroghe consentitegli dal suo predecessore alla guida della Regione, cioè Bonaccini. Tutto quello che era possibile cementificare è stato cementificato. Tutto quello che non si è cementificato lo è stato per decisione della lobby edilizia nei soli casi in cui non era più conveniente.
Non sono state le nutrie e nemmeno gli ambientalisti ad impedire all’acqua delle alluvioni del maggio 2023 e di quelle che sono seguite quest’anno di venire assorbita e ridimensionare il disastro: è stato invece il suolo impermeabilizzato, quei 7.245 ettari dove non penetra nemmeno una goccia, a mantenere a mollo per giorni e giorni le nostre comunità, lasciandole poi immerse nel fango fino al collo!
Ravenna in Comune ha chiesto per mesi che l’Amministrazione de Pascale prendesse atto delle conseguenze prodotte da una politica urbanistica intensamente condizionata dagli interessi dei lottizzatori e girasse pagina. La risposta è stata quella di continuare a consentire nuove impermeabilizzazioni. Di tutto ciò porta responsabilità il PD ed il centrosinistra a rimorchio. Questa è l’eredità che rivendica quel Barattoni che il PD ha candidato a guidare la coalizione di centrosinistra quando promette continuità con de Pascale. Questa è la credibilità di quei pseudo-ambientalisti che si accodano per un posto in Giunta. L’ultimo rapporto ISPRA di questa Amministrazione seppellisce per sempre tutti i vani proclami di un Sindaco cementificatore e della sua corte.
[Nell’immagine: la figura, a pagina 51 del rapporto Ispra 2024, mette a confronto l’avanzamento di un cantiere mangia-suolo a Ravenna tra il 2022 e il 2023]
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Una città di cantieri: il suolo consumato da Ravenna in tre anni supera l’estensione del Principato di Monaco
Il rapporto dell’Ispra piazza ancora una volta Ravenna sul podio nazionale del consumo di suolo: una classifica dove nell’ultimo anno il comune bizantino ha “battuto” anche la Capitale