Se si usa il termine Resistenza in senso storico, non c’è possibilità di confonderlo con altre forme di resistenza. Il movimento di opposizione e di lotta armata che si determinò durante la seconda guerra mondiale contro nazisti e fascisti ha avuto un inizio ed una fine storicamente definiti. Così come gli eccidi di civili e le distruzioni materiali di cui nazisti e fascisti si sono resi protagonisti per contrastare la Resistenza hanno un ambito storicamente determinato. È questo il caso che riguarda l’ultimo massacro sul nostro territorio prima della “liberazione di Ravenna”, di cui mercoledì è stato ricordato l’80esimo anniversario. Il 27 novembre 1944, in quella che allora si chiamava Villa dell’Albero ed oggi è conosciuta come Madonna dell’Albero, furono sterminati 15 nuclei familiari per un totale di 56 persone. Le 56 vittime vivevano nelle case di Via Nuova, ora rinominata in Via dei 56 Martiri, e nel “Borghetto”. Solo 15 erano uomini adulti, degli altri 16 erano bambini, 8 anziani e 17 le donne. La strage fu compiuta dalla 114a Jaeger Division, reparto di fanteria dell’esercito tedesco ridislocato presso Ravenna proprio alla fine del 1944. Un reparto caratterizzato da atrocità e fucilazioni sommarie, già prima che nel ravennate, nelle operazioni contro i partigiani svolte in Jugoslavia. Infatti sia la Resistenza che gli eccidi nazi-fascisti non sono termini e accadimenti applicabili solo alle vicende italiane, ma si ritrovano in altri Paesi occupati dai nazisti e dai fascisti, o comunque soggetti a regimi e governi filonazisti o filofascisti.
Se è vero che si tratta di termini che definiscono fenomeni storici e come tali consegnati ad un passato ben circoscritto, ciò non significa che non sia possibile effettuare confronti ed anche attualizzazioni con quanto è avvenuto o tuttora avviene in altre aree territoriali ed in tempi successivi alla seconda guerra mondiale. In molte parti del mondo avvengono distruzioni di edifici civili, che non riguardano installazioni militari, perché i conflitti bellici successivi alla seconda guerra mondiale hanno tutti contemplato forme di bombardamento urbano. Vi è inoltre un accanimento nei confronti delle popolazioni civili che anch’esse, dopo la seconda guerra mondiale, sono sistematicamente prese di mira nei conflitti. Tuttavia l’attualizzazione della Resistenza e degli eccidi compiuti per contrastarla non può essere operata indiscriminatamente. Quello della Resistenza è un movimento di popoli diretto contro l’oppressione nazifascista e non è applicabile di per sé ad una delle parti di un qualunque conflitto bellico in mancanza di tali requisiti. Così, per capirci, costituisce una forzatura quella di chi vorrebbe tracciare un collegamento tra il conflitto tra esercito ucraino ed esercito russo e la storia della Resistenza italiana.
La resistenza palestinese a quell’esercito israeliano che si muove secondo logiche ed ideologie proprie del nazifascismo ci appare invece un esempio calzante e legittimo di attualizzazione. Così come gli eccidi e le distruzioni materiali che stanno devastando tutti i territori palestinesi occupati dall’invasore sionista.
Ad ottanta anni dall’ultimo eccidio nazifascista prima della Liberazione di Ravenna, ricordiamo: la famiglia di Chiari Giseldo (di 35 anni) e Farabegoli Guerrina (32) con i loro figli Emiliano (9), Graziella (5) e Lidia (2); la famiglia di Montanari Achille (50) e Gambi Dina (50) con i loro figli Anselmo (22) e Maria (6); la famiglia di Ricci Stefano (54) e Paganin Maria (51) con i loro figli Lina (24) e Ligio (19) e Poletti Luigia (75) zia di Maria; la famiglia di Pondi Dino (42) e Zanotti Bianca (39) con i loro figli Celso (19) e Luciano (9) e il loro nonno Francesco (74) padre di Dino; la famiglia di Gambi Adelmo (40) e Landi Lucia (34) con il loro figlio Giuseppe (12) ed il nonno Pietro (69) padre di Adelmo; la famiglia di Melandri Fabio (65) con la figlia Aminia (24); Bellavista Prima (48); la famiglia Ballardini composta da Luigi (70), dalla nuora Bentivogli Norma (33) e dai nipoti Venere (8) e Sergio (2) figli di Norma; la famiglia Gualtieri composta da Malta Giovanna (43), da sua madre Benedetti Zaira (75) e dalla figlia Pierina (11); la famiglia di Grassi Vittorio (25) e Saura Gualtieri (19), figlia di Malta Giovanna, con il loro figlio Nevio (2); Mazzotti Teresa (55); la famiglia di Mazzotti Emidio (87) con il figlio Francesco (41); la famiglia di Mazzotti Giuseppe (53), figlio di Emidio, e Mazzesi Maria (46) con i loro figli Silvana (13), Dino (11) e Luigi (9); la famiglia di Corbari Alceste (50) e Ronchi Ermenegilda (52) con i loro figli Bruno (20), Adelmo (16), Libera (13), Enrica (24) ed il nipote Walter Triossi (2) figlio di Enrica; la famiglia di Suprani Primo (55) e Bissi Domenica (56) con la figlia Marina (31).
Come Ravenna in Comune ricordiamo anche tutte le vittime civili palestinesi, di cui il 70 per cento costituito da donne e bambini, scaturite dalla violenza sionista scatenata contro la resistenza palestinese. Senza la capacità di attualizzare la Resistenza storica, il suo ricordo non dà alcun frutto. Onoriamo dunque i martiri palestinesi proprio mentre celebriamo i martiri di Villa dell’Albero. Solidarietà alla resistenza palestinese proprio da parte di chi, come noi, ha l’antifascismo e l’antinazismo tra i propri valori non negoziabili.
Ora e sempre Resistenza.
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La tragedia dei 56 martiri. Ottant’anni fa la strage di Madonna dell’Albero