Sono cinque anni che Ravenna in Comune chiede al Sindaco di attivarsi affinché il 4 novembre sia un giorno simbolico per la pace almeno nel nostro Comune. Lo abbiamo ricordato ancora ieri, riallegando il testo della formale istanza che rivolgemmo a Sindaco e Giunta quando ancora avevamo un nostro rappresentante in Consiglio Comunale:
«Nonostante sia stata ripetuta negli anni successivi, non abbiamo mai avuto riscontro (come del resto spesso avviene da parte del Sindaco nei confronti di richieste/proposte o interlocuzioni da parte dell’opposizione, in spregio ai più basilari principi di rispetto dei valori democratici). Anche quest’anno le celebrazioni organizzate dal locale centrosinistra insisteranno su tutti e solo gli inni al militarismo, in perfetta sintonia con la politica guerrafondaia del centrodestra al Governo nazionale.
Ribadiamo la perdurante attualità della nostra richiesta ancora inascoltata e lo facciamo a maggior ragione in un anno in cui le stragi di civili inermi sono divenute prassi normali degli eserciti, in testa a tutti il genocidio palestinese perpetrato dall’esercito israeliano».
Prendiamo atto che questo mandato di un Sindaco che non ci rappresenta neanche sul tema della pace, si concluderà senza nemmeno una risposta ad una richiesta democraticamente avanzata. Prendiamo atto che de Pascale è stato prontissimo a sostenere l’ingresso della Nato e quindi dell’Italia (in barba all’articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra) nel conflitto ucraino («ritengo che il governo italiano e l’Unione Europea si siano mossi bene e stiano facendo le scelte giuste sia sul versante delle sanzioni sia su quello degli aiuti e del sostegno anche militare al popolo ucraino» affermava già nell’aprile 2022 con Draghi ancora in sella). Prendiamo atto che de Pascale è stato prontissimo ad esporre la bandiera di uno Stato che sta compiendo un genocidio (come avvenuto in Piazza del Popolo il 10 ottobre 2023) e a cancellare la bandiera dei palestinesi che quel genocidio stanno subendo per mano israeliana (come avvenuto in un’area pubblica in via Caorle nel marzo di quest’anno). Prendiamo atto che perfino la bandiera della pace mette a disagio il Sindaco (come spiega bene la rimozione dalla Casa delle Donne prima di essere costretto a consentire la riesposizione). Prendiamo atto che tutte le manifestazioni per le feste civili della Repubblica durante il mandato di de Pascale hanno visto la trasformazione di quella che non a caso si chiama Piazza del Popolo in una Piazza d’Armi presidiata dai militari. Prendiamo atto che a Ravenna il PD del Sindaco ha spalancato le porte alle iniziative della fondazione di un’industria militare qual è Leonardo (Med-Or) presieduta da un potente ex ministro piddino, il noto Minniti. Prendiamo atto che la sua preferenza non va alla riconversione delle industrie belliche nella produzione di prodotti non letali ma, al contrario, alle industrie che dal settore civile (nautica da diporto) si convertono a quello degli armamenti. Tutto felice di tagliare il nastro della nuova sede della ASTIM il cui Presidente non appena è iniziato il massacro di palestinesi (e con la guerra in Ucraina già in corso) non ha avuto pudori a dire che il momento era buono perché il fatturato non poteva che aumentare («Minghelli racconta che in questi giorni, in azienda, ripetono un motto che altro non è che il titolo del film di Alberto Sordi: “Finché c’è guerra c’è speranza”»). Quello di essere un’industria bellica, per de Pascale, è un’attività imprenditoriale come un’altra. Dichiara così che ASTIM «è un’impresa innovativa, con un valore tecnologico molto, molto elevato, ha una grande professionalità ed è da tanto tempo nel nostro territorio. Per cui non può che essere un piacere vedere la sua crescita in un settore così importante».
Proprio davanti alla sede della ASTIM inaugurata da de Pascale si svolgerà la tappa ravennate della maratona regionale indetta per il 4 novembre dalle organizzazioni studentesche Cambiare Rotta e OSA, da Potere al Popolo e dalla lista “Emilia-Romagna per la pace, l’ambiente e il lavoro”. Il presidio avrà come titolo: “Soldi alla terra, non alla guerra!”. Da declinarsi così: «Invertiamo le priorità della nostra regione e del nostro paese, chiediamo più soldi per la sicurezza dei territori e non per le armi e per la guerra, pretendiamo subito la chiusura di ogni relazione politica ed economica con Israele e la cessazione di invio di armi all’Ucraina!».
Ravenna in Comune ha dichiarato sin dall’avvio di questa fase del conflitto ucraino che l’unico modo per essere coerenti con il dettato costituzionale di ripudio della guerra è quello di non alimentarla. Abbiamo così coerentemente garantito il nostro appoggio a tutte le autentiche iniziative di pace, ossia quelle che richiedono l’immediatezza del cessate il fuoco e non promuovono l’invio di armi, consiglieri militari e simili come il centrosinistra e il centrodestra stanno continuando a fare. In ragione di ciò invitiamo chi condivide i nostri valori ad unirsi alla manifestazione di oggi, 4 novembre, a Ravenna, in Testata Darsena (in fondo a via Magazzini Anteriori), dalle ore 16.00.
[Nell’immagine: de Pascale inaugura l’impresa che si ispira al Sordi di “Finché c’è guerra c’è speranza”]
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Soldi alla terra, non alla guerra!