Sono già trascorsi 110 anni dall’inizio del primo conflitto armato a cui parteciparono eserciti di tutti i continenti del pianeta e domani 4 novembre si celebra l’anniversario della sua conclusione per quanto riguarda l’Italia. Nel 2020 Ravenna in Comune trasformò in una formale richiesta al Sindaco quella che era già stata una richiesta diretta alle Istituzioni nell’anno precedente. Ne riproduciamo di seguito il testo:
«Lettera aperta al Sindaco di Ravenna e agli Assessori competenti:
Anche quest’anno, il 4 novembre si svolgeranno ovunque le celebrazioni per ricordare la “vittoria”, ma si omette ancora una volta di parlare delle responsabilità criminali della monarchia sabauda e delle alte sfere militari, si dimenticano i soldati lanciati come carne da macello contro le trincee nemiche o giustiziati sommariamente, per volere dei propri superiori, in caso di tentennamenti, si fa cenno ben poco alle vittime civili e alle conseguenze tragiche sulle popolazioni, che in diversi luoghi vedevano l’esercito italiano come truppa d’occupazione e non certo come liberatori.
Fu un brutale massacro, e quella “gloriosa vittoria militare” fu uno degli elementi che aprirono la strada a vent’anni di dittatura fascista e ad altre catastrofiche guerre. Anche Papa Benedetto XV, definì quel conflitto una inutile strage, rimanendo totalmente inascoltato.
680.000 morti e un milione di mutilati, più tutte le vittime della miseria e delle malattie. Le acquisizioni della ricerca storica più approfondita degli ultimi decenni, a cento anni di distanza, chiedono una volta per tutte uno sforzo di sincerità e di rivisitazione.
Il 4 novembre va trasformato in una giornata di riflessione, di studio e di impegno per la Pace. Siamo fermamente convinti che nelle manifestazioni ricorrenziali:
- Si debba citare sempre e innanzi tutto l’articolo 11 della Costituzione della Repubblica, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
- Non si possa rinunciare all’impegno di restituire dignità e onore a quei soldati caduti vittime delle fucilazioni, delle decimazioni, delle esecuzioni sommarie, decise e ordinate su precisa indicazione delle alte sfere militari.
- Non debba mai mancare la parola di pietà per le popolazioni civili di tutta Europa, che pagarono un pesantissimo tributo, vittime prima di tutto delle politiche scellerate dei loro governi.
- Sia fondamentale, nella ricostruzione storica e nell’insegnamento, spiegare le pesantissime responsabilità della monarchia sabauda, delle alte sfere militari, dell’apparato militare – industriale e di un’intera classe dirigente, che avrebbero potuto e dovuto svolgere un ruolo attivo nel mantenimento della pace in Europa.
- Si debba evitare ogni retorica militarista, e valorizzare invece l’opposizione alle guerre, ricordando anche la catastrofica situazione della pace oggi.
- Si auspichi a gran voce la riduzione progressiva delle spese militari e la loro esclusiva destinazione a finalità realmente e strettamente difensive. E parallelamente il reinvestimento in opere di protezione civile, sociale e ambientale.
- Ci si debba impegnare affinché il nostro Paese cominci a rifiutare le logiche di controllo geopolitico e di possesso delle fonti di energia, per fare spazio alla costruzione di una politica di fratellanza fra i popoli e di cooperazione internazionale seria, paritaria e orientata a costruire la Pace.
Abbiamo rispetto per coloro che diedero la vita in nome di ideali irredentisti, ma pensiamo che il concetto di amore di Patria debba declinarsi finalmente nell’impegno per la fine di tutte le guerre e per l’affermazione dei principi di giustizia.
Sarebbe un segnale di grande valore morale se Lei, Signor Sindaco e Voi, Signore/i Assessori, deste un segnale preciso per celebrarla in maniera diversa dal solito».
Nonostante sia stata ripetuta negli anni successivi, non abbiamo mai avuto riscontro (come del resto spesso avviene da parte del Sindaco nei confronti di richieste/proposte o interlocuzioni da parte dell’opposizione, in spregio ai più basilari principi di rispetto dei valori democratici). Anche quest’anno le celebrazioni organizzate dal locale centrosinistra insisteranno su tutti e solo gli inni al militarismo, in perfetta sintonia con la politica guerrafondaia del centrodestra al Governo nazionale.
Ribadiamo la perdurante attualità della nostra richiesta ancora inascoltata e lo facciamo a maggior ragione in un anno in cui le stragi di civili inermi sono divenute prassi normali degli eserciti, in testa a tutti il genocidio palestinese perpetrato dall’esercito israeliano. Ritenendo fondamentale che il 4 novembre sia giorno di coerente ripudio della guerra nel rispetto della Costituzione repubblicana e non di esaltazione del militarismo dilagante, Ravenna in Comune torna a chiedere al Sindaco di aderire alla richiesta che questa data sia un simbolo di pace per il nostro Comune.
[nell’immagine: cartolina ricordo del bombardamento di Ravenna del 12 febbraio 1916 che provocò 13 morti. Venne colpita la Darsena, la stazione, l’ospedale, alcune strade ed anche Sant’Apollinare Nuovo, i cui danni sono illustrati nella cartolina]
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Giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate, il programma delle celebrazioni a Ravenna