DEPORTAZIONE – COSE FUORI DAL COMUNE

Centrodestra e centrosinistra faticano a dare l’impressione di essere una cosa diversa quando, in effetti, condividono tutti i fondamentali del liberismo occidentale, dall’adesione incondizionata alle politiche NATO alla supina accondiscendenza ad ogni richiesta delle grandi corporazioni finanziarie. Così il centrosinistra prova a ricordarsi dell’esistenza dei diritti della persona tutte le volte che non è in condizione di implementarli. Mentre il centrodestra mima la destra fascista più becera: un po’ macchietta e un po’ manganello, repressione e ridicolo che si fondono inestricabilmente assieme.

Ed ecco allora la prima nave militare partita dall’Italia per deportare degli esseri umani privi di cittadinanza italiana in un campo di concentramento italiano in territorio albanese: la Libra è salpata lunedì 14 ottobre. È arrivata nel porto albanese di Shengjin mercoledì 16 mattina. La nave trasportava in tutto 16 deportati al costo di 15mila euro per giorno di navigazione. La nave non ha cabine, se non quelle degli ufficiali, mentre i marinai dormono a turno in camerate coi letti a castello: l’equipaggio conta 60 persone. I deportati dunque compiono i due giorni di viaggio in Albania dormendo all’aperto dopo essere stati salvati in acque internazionali al largo di Lampedusa e selezionati per la deportazione dopo un colloquio per verificare il possesso teorico dei requisiti utili alla deportazione. Le operazioni di soccorso sarebbero avvenute nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, e sarebbero state condotte da diverse motovedette, che avrebbero poi condotto sulla Libra i “salvati” considerati non vulnerabili e provenienti da paesi cosiddetti “sicuri”. Le informazioni diffuse dal Ministero dell’interno italiano sono molto poche e l’operazione è avvenuta senza che fosse possibile per la stampa documentarla. A nessuno dei deportati è stata rivelata la destinazione albanese invece che italiana sino all’arrivo a Shengjin. Del loro viaggio precedente al ritrovamento non sembra interessarsi nessuno anche se c’è chi ha trascorso un anno e mezzo nei lager libici.

Al momento dello sbarco un esame più approfondito dei deportati ha consentito di verificare l’assenza dei requisiti stabiliti dalla normativa italiana per la deportazione in quattro casi. Nel frattempo la Libra era già ripartita perciò i quattro sono stati riportati a bordo con una motovedetta. Gli altri 12 sono stati condotti al campo di concentramento di Gjader, nell’entroterra, ad una ventina di chilometri di distanza. Venerdì 18 ottobre, però, il provvedimento emanato dalla Questura di Roma per la deportazione di cittadini dell’Egitto e del Bangladesh non è stato convalidato dal Tribunale della Capitale. «Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute» così la sentenza che fa riferimento alla recente pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 ottobre 2024. In base a questa Egitto e Bangladesh non possono essere considerati “paesi sicuri”. È stata dunque inviata in Albania la motovedetta Visalli con la missione di condurre in Italia i 12 deportati di Gjader. Sabato 19 sono stati fatti sbarcare a Bari per la successiva detenzione presso il campo di concentramento CARA di Bari-Palese. Fine provvisoria di questa parte della storia per i primi deportati di Albania. Almeno in attesa dell’esito del ricorso contro un primo diniego dello status di rifugiati pronunciato a tempo di record dall’apposita commissione territoriale. Il motivo? Per il fatto che, viene da ridere (o da piangere), in questo caso Egitto e Bangladesh sono stati invece ritenuti “paesi sicuri”!

A questo punto il centrodestra che mima la destra ha assunto il volto del Ministro della Giustizia, Nordio, che ha ululato contro «la magistratura che esonda dai propri poteri», poi il volto del Ministro dei Trasporti, Salvini, per il quale «Non si capisce perché, secondo qualche giudice, possono arrivare in Italia cani e porci», il Ministro dell’Interno, Piantedosi, per cui «Ricorreremo fino in Cassazione» e il Ministro degli Esteri, Tajani, che ha affermato «Andremo avanti con quanto ha detto la presidente von der Leyen, per la quale l’accordo tra Italia e Albania è un modello da seguire». Ciliegina sulla torta, la Presidente del Consiglio, Meloni, dichiara al mondo da Beirut, dove dovrebbe occuparsi e preoccuparsi del rischio sempre più prossimo del deflagrare di un conflitto mondiale, di aver «convocato un consiglio dei ministri per lunedì prossimo per risolvere questo problema». Dove il problema non è né il genocidio palestinese, né lo stato canaglia israeliano, né gli ordigni nucleari presenti in Italia mentre Russia e Nato minacciano l’escalation nucleare ma il fatto, almeno per Meloni, «che non spetti alla magistratura dire quali sono i “paesi sicuri” ma al Governo».

E il centrosinistra? La butta sui soldi (che è sempre meglio che in caciara). Si ricorda la Segretaria del PD, Schlein, che «hanno appena buttato 800 milioni sull’accordo con l’Albania che non sta in piedi, come avevamo segnalato, e non pensino di poter aggirare la questione perché per aggirare le sentenze della Corte di giustizia europea dovrebbero uscire dall’Unione europea. Non penso che lo vogliano proporre, anche se non sarebbe la prima volta». Come Ravenna in Comune restiamo in attesa che ritirino fuori qualche proposta sulla cittadinanza, tipo il referendum degli ex radicali di +Europa così sensibili all’umanità da pretendere la continuazione dell’invio di armi in tutti i conflitti, o qualche inutile disegno di legge certi della mancanza di numeri per l’approvazione.

Il teatrino ricomincerà alla prima occasione buona per distrarre il popolo con un altro po’ di circo. Sulla pelle di persone che hanno il torto di credere che la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo valga per tutti e non solo per l’uomo bianco dello spietato occidente.

[nell’immagine: a dx e sx il campo di concentramento di Gjader; al centro è ritratto chi si preoccupa che da quella prigione, al momento vuota, non scappi nessuno]

#RavennainComune #Ravenna #deportazione #Albania

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Fonte: Avvenire del 18 ottobre 2024

 

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