L’amministratore delegato di ENI ha pubblicamente bollato come «ideologie ridicole che ci vengono dettate da una minoranza dell’Europa, non dalla maggioranza, e dobbiamo continuare a digerirle inchinando il capo e morendo lentamente» i timidissimi tentativi di promuovere una transizione energetica da parte della Unione Europea. Lo ha fatto partecipando ad una iniziativa politica di uno dei partiti della coalizione di Governo (Forza Italia). Si parlava di mobilità privata (automotive) ma il discorso è diventato immediatamente generale: «Non voglio essere antieuropeo, sono antistudipidità perché la stupidità uccide e ci sta uccidendo» perché «l’Europa è competitiva sull’ambiente e non sulla crescita». Su cosa si dovrebbe investire, secondo Descalzi? Non stupisce scoprire che si tratta sempre delle fonti fossili estratte e commercializzate a livello mondiale dal gruppo che dirige. Se proprio si deve parlare di transizione, Descalzi la traduce con “nucleare”, “idrogeno” e “captazione della CO2”. Le energie rinnovabili per Descalzi si associano solo al termine sperimentazione e mette assieme il fotovoltaico all’energia ricavata dalle onde, l’eolico ed il confinamento magnetico. Ossia caccia in unico calderone ciò che è attuale da un pezzo con ciò che si può solo declinare al futuro. L’obiettivo è lo stesso da anni: procrastinare il più possibile qualunque modifica al modello di business incentrato sulle energie fossili.
Il fatto che questo modello sia incompatibile con il modello di società umana che abita il nostro pianeta è del tutto irrilevante per Descalzi e chi è da lui rappresentato. Ma chi rappresenta Descalzi? Dovrebbe rappresentare l’insieme delle cittadine e dei cittadini italiani visto che lo Stato è l’azionista di controllo di ENI con circa il 30% delle azioni (anche se il Governo “sovranista” a parole e liberista nei fatti continua a svendere quote di controllo). Però il potere esecutivo dello Stato, cioè i Governi che all’ENI dovrebbero indicare le politiche da perseguire, cambiano, mentre Descalzi resta al comando di un colosso per la maggioranza privatizzato. Una vita dentro all’ENI, Descalzi è stato designato amministratore delegato dal Governo Renzi nel 2014 e poi confermato dal Governo Gentiloni nel 2017, dal Governo Conte (II) nel 2020 e dal Governo Meloni nel 2023. Dunque da 10 anni la linea politica energetica di ENI Descalzi se la dà da solo. E non basta, perché quando si tratta di assumere decisioni di rilevanza per la nazione, ossia la politica energetica nazionale, i Governi assumono la posizione di Descalzi come posizione italiana. In altre parole è Descalzi e la maggioranza privata di ENI da lui rappresentata, la lobby del fossile, che danno la linea alla politica energetica italiana.
Così si spiegano gli ostacoli all’implementazione delle rinnovabili e il via libera alle estrazioni sotto costa, il boom dei sussidi alle fonti fossili (95 miliardi di euro nel solo 2022) e la repressione violenta delle proteste contro la filiera degli idrocarburi, l’Italia designata hub del gas e il boicottaggio delle comunità energetiche realizzate dal basso, ecc. Il prezzo pagato dal territorio ravennate per tutto questo è altissimo. La rete di gasdotti che sottrae sempre più terra è in continua crescita, procedono i lavori per il rigassificatore che potrebbe presto raddoppiare, le estrazioni sotto costa non si fermano nonostante le promesse, avanza anche il progetto per la mega discarica di CO2, peggiora la qualità dell’aria, aumentano i tumori alle vie respiratorie, la subsidenza colpisce le località costiere e siamo sempre più indifesi rispetto agli eventi estremi che le emissioni di CO2 dovute alle energie fossili ci portano a considerare “normali”. La classe politica targata indifferentemente centrosinistra o centrodestra gareggia per agevolare in tutti i modi la lobby del fossile. Un ex vicesindaco repubblicano costituisce l’esempio più eclatante di questo sistema quando giubila per il «Decreto sull’ambiente presentato dal ministro Pichetto Fratin ed approvato in questi giorni dal Governo che autorizza i pozzi estrattivi a 9 miglia» mentre finge di scordarsi l’Angela Angelina ad appena due chilometri da Lido di Dante. Ma sono poi lo stesso Sindaco de Pascale e l’attuale Vicesindaco Fusignani a rincorrere Descalzi in ogni suo desiderio. Cominciamo a livello locale a sostituire un ceto politico inadeguato alla sopravvivenza della nostra società. Sarà un piccolo passo per l’umanità ma un grande passo per Ravenna!
[nell’immagine: Descalzi, al centro, con il presidente del Consiglio Comunale a sx ed il sindaco a dx]
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Descalzi: ‘Su automotive regole insulse da minoranza Ue’
Fonte: ANSA del 5 ottobre 2024