Sono passati cinque anni e mezzo, anzi, a dire il vero un po’ di più: era il 3 gennaio 2019 quando Ravenna in Comune domandava quando sarebbero state rimosse le navi abbandonate nella pialassa Piomboni (La Pialassa dei Misteri). Scrivevamo: «C’è un luogo, a Ravenna, che, nonostante sia ricoperto da uno strato d’acqua veramente sottile, sembra fatto apposta perché vi si nascondano le verità». Ne citavamo molte di verità che vi erano state sepolte, a partire dai 700 chili di tritolo che vi erano stati dirottati alla chetichella per non fermare un dragaggio. E poi la cosiddetta rinaturalizzazione, i capanni, Fabbrica Vecchia e Marchesato. Infine: «Un cimitero navale a cielo aperto che contribuisce non poco ad ispessire l’alone di mistero».
Aggiungevamo un’altra domanda: «A chi tocca la competenza?». Riguardo a quest’ultimo quesito una risposta i tribunali hanno provato a darla, anche se ad oggi ancora ha caratteristiche di provvisorietà. Ci si ricorderà, infatti, della sospensione a singhiozzo dei vertici dell’Autorità di Sistema Portuale (venne annullata per due volte, infatti) e della condanna (non definitiva) del solo Presidente rispetto al quale è attualmente in corso un ulteriore grado di giudizio. La tesi al momento risultata prevalente è infatti che sia l’Ente Porto a dover intervenire e, dunque, la responsabilità per il mancato intervento nella rimozione di una delle navi (o relitti), la Berkan B, è stata attribuita unicamente a quella Amministrazione. Come Ravenna in Comune non condividiamo la stessa certezza. Pur lasciando alla magistratura, come ovvio, la competenza a decidere in sede penale, per quanto riguarda il livello politico l’elenco dei responsabili è sicuramente più lungo e lo snocciolavamo già a suo tempo: oltre all’Autorità Portuale, la Capitaneria di Porto, il Comune e la Provincia di Ravenna, l’Ente Parco, la Regione e l’Agenzia del Demanio. Un lungo elenco di soggetti che continuano a guardare dall’altra parte come se il luogo di cui parliamo si trovasse su un remoto pianeta, invece di rasentare il porto ed uno dei più noti lidi ravennati, Marina di Ravenna.
Le notizie più “fresche” sul tema della bonifica di quello ormai tristemente noto in tutta Italia come il “cimitero di Ravenna delle navi abbandonate” risalgono all’inizio di quest’anno: «Si trova a Ravenna fra il Canale Candiano e la piallassa Piomboni il “cimitero delle navi”, una zona abbandonata con le carcasse di tre navi di circa quindici anni fa. Si chiamano Orenburg Gazprom, Nikolaev e Vomvgaz, sono navi fluvio marittime, russe e ucraine. O meglio, di proprietà di Gazprom e successivamente vendute in seguito a società ucraine. Lo smantellamento dell’area entrerà nel vivo nel 2024 con una spesa di circa 13 milioni di euro, per il progetto e le macchine operative per la demolizione sul posto. L’autorità portuale ha esposto le prime cifre per i lavori, sono circa 7,65 milioni per lo smantellamento della Orenburgazzprom, si procederà alla sua rimozione a seguito del bando fra febbraio e marzo. Parte dei fondi necessari saranno attinti dalle casse del porto, parte coperti da fondi ministeriali. Nel 2026, secondo i piani, sarà la volta della seconda motonave, la Nikolaev». Dal sito dell’Ente di via Antico Squero si apprende una storia un po’ diversa. La Deliberazione 182/2023, infatti, ammetteva «che le tempistiche per il completamento del servizio di progettazione per la rimozione dei relitti e per l’espletamento della successiva procedura di gara per l’affidamento dei lavori di rimozione dei relitti stessi sono incompatibili con l’urgenza segnalata dalla Capitaneria di Porto» che, da parte sua, «informava che, a seguito di attività ispettiva effettuata, il relitto della m/n “Orenburggazprom” presenta alcune importanti criticità alle strutture portanti, che risultano ormai sempre più danneggiate» e «invitava questa Autorità di Sistema Portuale a porre in essere, con ogni consentita urgenza, ogni utile azione ritenuta opportuna al fine di scongiurare lo scivolamento del citato relitto navale verso il centro del canale evitando, così, le gravi ripercussioni per i traffici navali nel canale Piomboni che il verificarsi di tali circostanze potrebbero determinare».
Il corretto svolgimento dei lavori relativi alla “Orenburggazprom”, consistenti nella «infissione di pali metallici volti ad impedire lo scivolamento», risulta essere stato confermato dall’Ente nell’agosto scorso con Determinazione Tecnica 49/2024. Quello che è ignoto, invece, è l’inizio dei lavori veri e propri per la rimozione della prima delle navi russe, quella “Orenburggazprom” oggetto della palificazione, previsti entro quest’anno. Eppure era la stessa Deliberazione 182/2023 sopra citata (a firma del Presidente dell’Ente) a premettere «che dall’anno 2009, nel porto di Ravenna, sono presenti n. 3 navi abbandonate presso la darsena Piombone (Oremburggazprom, Vom Gaz, V. Nikolayev), non iscritte in alcun registro navale, in merito alle quali l’ispezione e ricognizione effettuata dalla Capitaneria di Porto di Ravenna in data 21.01.2021 ha riscontrato, in vari punti, riduzioni dello spessore della lamiera che hanno causato cedimenti strutturali con voragini e crepe profonde visibili anche dalla superficie ed in immersione, presumibili conseguenza dell’azione corrosiva dell’acqua marina e delle intemperie».
Dunque, come Ravenna in Comune, domandiamo al Sindaco se intende finalmente appurare dall’Autorità Portuale quando inizieranno quei lavori che la Capitaneria di Porto ha più volte ribadito essere urgenti. Oppure, come immaginiamo, avendo la testa altrove, rivolta alla campagna elettorale per la Regione, l’interesse per la Pialassa Piomboni, altrimenti detta “dei Misteri” da parte sua è inesistente. Dovrebbe essere più attento, però, a problematiche di questo tipo. Non è detto che la magistratura continui a focalizzare sulla sola AdSP ravennate ogni attenzione. Potrebbe perfino accorgersi che la Pialassa di cui si tratta, invece che su Marte, si trova a pieno titolo nel Comune di Ravenna!
[nella fotografia: l’Oremburggazprom e le altre in una immagine risalente al 2019 in cui si vedono le condizioni degli scafi già allora]
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Ravenna. Tredici milioni di euro per portare via i relitti dal cimitero delle navi