CMC ALLA FINE DELLA VIA CRUCIS

Il 6 febbraio 2019 Ravenna in Comune dedicava una riflessione alla crisi della C.M.C. Era la prima su questo tema e molte altre ne sarebbero seguite. Purtroppo. La ragione era l’ufficialità data dall’asso pigliatutto degli appalti ai problemi economici di cui da tempo si sosteneva fosse gravato. Fino a quel momento, almeno da da parte nostra, avevano avuto la precedenza sulle criticità finanziarie le considerazioni sull’allontanamento del grande gruppo dai fondamentali della sua natura cooperativa. Ma a novembre 2018 era stata direttamente CMC a dar peso a quella cosiddetta crisi di liquidità che da tempo le veniva attribuita. Preannunciava infatti che non avrebbe fatto fronte al pagamento di una cedola di una obbligazione da quasi di 10 milioni di euro, che aveva emesso l’anno precedente, «per ragioni sopravvenute e imprevedibili, riconducibili in particolare a mancati incassi di commesse e di stati di avanzamento lavori». Da lì in poi era sommersa da una valanga di decreti ingiuntivi dei creditori, cessava la fiducia da parte bancaria e si impilavano ben 6 richieste di fallimento su quello che fino ad allora era considerato il terzo colosso italiano delle costruzioni. La decisione di chiedere il concordato preventivo in bianco del 2 dicembre 2018 veniva presentata come strada obbligata. Solo due giorni dopo la domanda di concordato preventivo con riserva veniva presentata al Tribunale di Ravenna, iniziando quella via Crucis che potrebbe arrivare all’ultima stazione nei prossimi giorni. Ieri è infatti uscita sulla stampa la notizia che la Procura ha chiesto il fallimento della cooperativa per non aver ottemperato ai pagamenti cui sarebbe stata tenuta in base al concordato omologato nel 2020.

Dunque, passati pochi mesi dall’outing di C.M.C., il nostro comunicato di quattro anni e mezzo fa aveva un titolo che, secondo noi, rendeva bene l’idea su cosa stava succedendo a quelli che erano stati i fiori all’occhiello della cooperazione ravennate. Non solo C.M.C. quindi. «Rane che si gonfiano con quel che segue…». Ricordavamo che di cooperativo nella C.M.C. era rimasto ben poco: «lavora più all’estero che in Italia e colleziona partecipazioni internazionali», «ha emesso bond su bond per coprire con l’ultimo la chiusura del penultimo», «ha smesso di pagare le cedole e ha annunciato il concordato preventivo», «solo in Italia ha messo 900 lavoratori in cassa integrazione». Le conclusioni, dunque, riguardavano principalmente C.M.C. ma si estendevano a tutto quel mondo: «Il sistema cooperativo è nato e cresciuto avendo a proprio centro di interesse il lavoro. Ora ha virato sulla finanza, in linea con il capitalismo del nostro tempo. E di finanza si può morire. O, quanto meno, possono morire i posti di lavoro. E con loro entrano in crisi le certezze di lavoratori, soci e dipendenti, che pensavano di trovarsi in un contesto molto diverso da quello di un’ordinaria impresa capitalistica».

Ora che si avvicina il momento della verità, tornano di attualità le critiche di coloro, tra cui Ravenna in Comune, che ricordavano l’assoluta continuità di una gestione che da più di 20 anni aveva puntato tutto sul tavolo da gioco delle “grandi opere”. Un feroce meccanismo in cui agli altissimi fatturati delle mega infrastrutture (1.118 milioni di euro nel 2017) corrisponde un enorme indebitamento per far fronte alla macchina di appalti-subappalti e subsubappalti che lo genera (in un’intervista dopo l’omologa il Presidente di CMC lo quantificava in circa 2 miliardi di euro), dove quell’indebitamento richiede di essere garantito da un ancor più elevato fatturato e così via. Con la conseguenza che il solo ritardo nel pagamento di uno stato di avanzamento dei lavori può far deragliare un sistema già sul filo del rasoio. Il tutto per realizzare opere ad elevato impatto sul territorio, contrastate dalle popolazioni su cui impattano in maniera devastante, totalmente inutili e spaventosamente costose per le casse pubbliche. Ma questo non interessava più ad una cooperativa che ormai da tempo aveva rinunciato a tutti i valori esclusi quelli finanziari. Lo ammetteva la stessa cooperativa: «CMC partecipa, come tutte le altre imprese, in una logica di mercato, a gare pubbliche per la realizzazione di opere che altri soggetti, preposti a tale compito, hanno deciso. Quello di cui ci sentiamo pienamente responsabili è di realizzare quelle opere con qualità, competenza e nel pieno rispetto delle leggi». Due nomi fra le tante che hanno visto il coinvolgimento di CMC sono la TAV valsusina ed il ponte sullo stretto, tanto per chiarire di cosa si stia parlando.

Siamo giunti ad un altro delicato passaggio, forse l’ultimo e definitivo in una storia ben più che centenaria. De Pascale, al momento dell’omologa del concordato, si era congratulato con la dirigenza della CMC, promuovendone l’operato, come se l’enorme debito fosse apparso improvvisamente nei bilanci per colpa del destino cinico e baro. E non fosse invece il frutto di scelte precise e continuate nel tempo da parte dello stesso gruppo dirigente che c’era stato prima, durante e sarebbe rimasto in sella anche dopo. Da parte nostra avevamo fatto meno moine e preferito la sincerità alle smancerie opportunistiche:

«Il compito di indirizzare la cooperativa su un nuovo paradigma non può che essere dei soci. Ma anche la comunità di Ravenna può aiutare in questo senso. Pronta a gioire e a unirsi alla compagine sociale nel momento dello scampato pericolo, del resto, la collettività sarà inevitabilmente coinvolta da un fallimento del progetto di rilancio della cooperativa. Noi tifiamo per il trionfo dei valori cooperativi che su tanta gloriosa storia poggiano i piedi ma, se verranno ancora una volta traditi, questa volta né i soci né l’economia ravennate potranno invocare la solidarietà che fino ad oggi ha contraddistinto l’intero Comune, a partire dalle sue Istituzioni».

Ravenna in Comune conferma la solidarietà a lavoratrici e lavoratori ma torna a criticare il Partito Democratico e la dirigenza della cooperativa a cui questa fase terminale nella vita della CMC va addebitata senza sconti.

[Nell’immagine: contestazioni al coinvolgimento di C.M.C. nella realizzazione della TAV in Val di Susa]

#RavennainComune #Ravenna #CMC

________________

Ravenna, la Procura chiede il fallimento di Cmc

Fonte: Corriere Romagna del 25 agosto 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.