Il Prefetto ha incontrato i sindacati e ha rilasciato ieri alla stampa un comunicato ufficiale dal titolo “Sicurezza veicolare e ferroviaria nell’area portuale di Ravenna”. La ragione? Lo scorso 1° agosto un mezzo ferroviario adibito al trasporto merci si è scontrato con un camion lungo le strade del porto. Nessun ferito. Questa volta. Due anni fa un analogo scontro aveva mandato all’ospedale 4 lavoratori. L’anno prima, invece, il treno aveva fatto tutto da solo, finendo di traverso sui binari. Il comunicato del Prefetto lo ammette: «Si è trattato di uno dei tanti incidenti, con la stessa dinamica, che si sono verificati negli ultimi anni». E aggiunge che questa volta «ha prodotto solo danni materiali, ma occorre ora intervenire con tempestività per individuare soluzioni adeguate sia sotto il profilo strutturale che organizzativo». Tutto giustissimo. Così come è apprezzabile che nel comunicato si prometta il diretto interessamento del rappresentante del Governo: «Nei prossimi giorni – ha concluso il Prefetto De Rosa – convocherò un Tavolo di Lavoro per dettagliare gli interventi da proporre. Finora gli incidenti non hanno coinvolto i lavoratori, ma è necessario mettere in campo soluzioni adeguate per scongiurare sia il loro ripetersi che conseguenze più gravi».
Si sorvola sul fatto che, in realtà, i lavoratori sono stati coinvolti già più e più volte e il fatto che nessuno di loro sia morto o sia rimasto permanentemente menomato è da attribuire al caso e non sminuisce minimamente la gravità di quanto si sta ripetendo. Perché solo ora dunque se ne parla e si promette di affrontare una situazione evidentemente pericolosa? È sempre il comunicato del Prefetto a spiegarne le ragioni: «La presenza di treni h24 prevista nella stazione di Lugo, a partire dal prossimo autunno, comporterà un incremento del traffico merci ferroviario, in direzione del porto, che andrà ad intensificarsi particolarmente nelle ore notturne, inoltre il raccordo della destra Candiano, realizzato a cavallo fra gli anni ’82/’84, dovrà essere rivisto alla luce delle odierne condizioni di viabilità, ferroviaria e stradale, aumentate notevolmente negli ultimi anni». Detto in altri termini, è sempre il comunicato del Prefetto a riconoscerlo, la sicurezza dei lavoratori è già ora quotidianamente messa a rischio dall’«attraversamento sui binari non dotato delle dovute segnalazioni di sicurezza». E l’aumento del traffico dei treni merci specie in ore notturne aumenterà questo rischio in modo esponenziale, rendendo estremamente probabile che, prima o poi, inevitabilmente, le conseguenze per i lavoratori si facciano insostenibili. Per i lavoratori, naturalmente. Solo per loro.
Come Ravenna in Comune ricordiamo che le strade del porto, tutte le strade del porto, hanno un enorme problema di sicurezza che va ben al di là di quello originato dal traffico ferroviario, per quanto importante questo sia. Lunedì scorso, il 19 agosto, 5 lavoratori sono rimasti coinvolti nell’ennesimo infortunio in itinere. Tutti sono stati ospedalizzati dopo che il van su cui viaggiavano si è schiantato rovesciandosi in un fosso per l’impatto con un altro veicolo. È solo l’ultimo e solo uno dei tanti incidenti che aggiungono questo ulteriore elemento di rischio al già sufficientemente pericoloso mestiere di lavoratore del porto.
La domanda che è lecito porsi è se occorra sempre arrivare all’incidente mortale perché vengano assunte le indispensabili misure di sicurezza rispetto a situazioni di rischio già ben note. Corre la memoria alla morte di Luca Vertullo, di cui fra pochi giorni ricorrerà il 18esimo anniversario. L’introduzione di una semplice bilancia in grado di individuare i camion con sovraccarico di merci ci fu solo dopo che Luca, un ragazzo di 22 anni al primo giorno di lavoro, venne schiacciato dal rimorchio di un camion con un peso irregolare. Se si fosse adottato questo rimedio prima, Luca non sarebbe morto il 1° settembre del 2006. Si tratta di una delle peggiori macchie che gravano sulla fintamente civile Ravenna, meno ricordata ma altrettanto grave dei 13 morti della Mecnavi e dei 13 morti dell’elicottero.
Anche oggi si sviluppano identiche dinamiche. Quello che racconta il comunicato del Prefetto e quello che rendicontano con costanza le notizie della stampa, infatti, è che la circolazione portuale necessita da tempo di interventi, che la loro natura è ben nota e che però non vengono adottati. Presumibilmente per il costo che questo comporterebbe. Il possibile costo in termini di vite dei lavoratori, come al solito, non rappresenta un elemento di rilievo. Ravenna in Comune si dice certa che se a finire schiacciata sotto un treno fosse l’auto di uno dei padroni del porto non si perderebbe altro tempo in chiacchiere!
[Nelle tre immagini sono documentati tre diversi “incidenti” ferroviari in porto]
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Dopo l’incidente al porto di Ravenna, incontro in Prefettura sulla sicurezza ferroviaria e veicolare
Si è trattato di uno dei tanti incidenti, con la stessa dinamica, che si sono verificati negli ultimi anni e che fortunatamente non hanno visto il diretto coinvolgimento dei lavoratori