Non è una buona cosa che la sanità emiliano-romagnola sia in crisi. Ovviamente. Ma almeno chi l’ha messa in crisi ha smesso di negare l’evidenza. Tra la difesa dell’indifendibile a costo di perder voti e la presa d’atto che si sono commessi errori e vanno riparati, il candidato del PD a sostituire Bonaccini ha scelto la seconda opzione, provando a non alienarsi l’elettorato. Anche se questo comporta, inevitabilmente, riconoscere che il PD non può chiamarsi fuori dalle responsabilità e, quindi, su qualcuno va scaricata la colpa.
Sembra passata una vita da quando de Pascale dichiarava il 22 gennaio scorso che il centro di assistenza urgenza (CAU) serviva ad affrontare il problema degli accessi e delle attese al pronto soccorso. Stava tagliando il nastro del CAU di Ravenna e, come Ravenna in Comune, lo avevamo già avvertito che non era la risposta al problema del sovraffollamento del Pronto Soccorso. Dopo più di sei mesi da quell’apertura si è confermato che i numeri degli accessi del pronto soccorso non calano. Calano solo quelli di accesso ai punti di primo intervento (PPI) per l’ovvia ragione che sono progressivamente sostituiti proprio dai CAU: è il caso di Cervia dove l’unico cambiamento è stato il cartello fuori dalla porta: da PPI a CAU. Ed ora de Pascale, in piena campagna elettorale per le prossime elezioni regionali, se ne esce fuori con il fatto che «ci sono degli elementi da correggere» perché «alcune critiche sono fondate e devono vedere un aggiornamento: i CAU sono andati più sulla medicina generale che sull’emergenza».
Non si allinea, almeno per ora, l’Assessore regionale alla sanità, quel Donini che è sempre stato fuori posto (ma lo era anche ai Trasporti dove lo avevano collocato nel precedente mandato di Bonaccini) ma in quanto segretario del PD bolognese da qualche parte doveva pure sedersi: colpa del bilancino che regola la distribuzione degli scranni in seno al PD regionale. Vedendo avvicinarsi alla sua bella poltroncina il cartello con la scritta “capro espiatorio” ha ribattuto piccato che «i CAU continuano per fortuna a fare benissimo il loro mestiere, cioè offrire risposte assistenziali che tolgono di media il 15% dei codici bianchi ai pronto soccorso». Solo il 15%? Equivale a certificare un 85% di fallimento rispetto all’obiettivo originario. Che per i codici verdi arriva al 91%! Del resto se effettivamente avessero avuto il millantato successo, perché Carradori, direttore generale della famigerata Auslona, continuerebbe a chiedere lo «spostamento automatico ai CAU dei codici bianchi e verdi dei pronto soccorso»?
Vedremo cosa ci riserverà il seguito di questa penosa campagna elettorale quando si unirà al dibattito anche la candidata del centrodestra, quell’Ugolini che già propone come soluzione «gli indispensabili apporti della sanità privata accreditata». È la stessa continuità che garantisce anche de Pascale, che ha più volte ripetuto di «guardare con attenzione alla sanità privata convenzionata per integrare l’offerta dei servizi». E pensare che, come Ravenna in Comune sosteniamo da sempre che il privato sia il problema e non la soluzione della sanità pubblica, proprio a causa delle enormi risorse che succhia al servizio sanitario regionale! Ma questo sia il centrodestra che il centrosinistra lo sanno benissimo perché il loro vero riferimento non è la cittadinanza ma la lobby dei grandi gruppi della sanità privata…
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Emilia-Romagna, le 10 proposte di de Pascale per riformare la sanità: «Sui Cau serve cambiare»