In Italia le ecomafie fanno affari d’oro ed anche a Ravenna veleggiano con il vento in poppa. Legambiente ha reso noto lo scorso 11 luglio l’ultimo report che pubblica con cadenza annuale: “Ecomafia 2023. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”. Queste le cifre che ne danno la misura per quanto emerso lo scorso anno nella sola provincia di Ravenna (seconda in Regione): 173 reati contestati, 160 persone denunciate e 40 sequestri eseguiti. In relazione alle principali categorie di reato, nel ciclo dei rifiuti siamo piuttosto in basso in una classifica in cui i peggiori stanno in testa: ultima in regione e tra le ultime in Italia non abbiamo però il numero zero ma 16 persone denunciate per altrettanti reati. Molto peggio nel ciclo del cemento in cui Ravenna è al secondo posto in Emilia Romagna dietro a Rimini con 34 reati e 25 denunciati. Siamo al 24esimo posto in Italia ed al secondo posto in Regione (anche in questo caso dopo Rimini) nel novero dei reati inerenti la fauna con 91 persone denunciate.
De Pascale scriveva nel suo programma elettorale per ottenere la rielezione nel 2021 (pag. 20): «s’intende collaborare con le Associazioni del territorio che si occupano di antimafia, anche per creare un osservatorio contro questo fenomeno che interessa purtroppo anche il territorio ravennate e che la nostra coalizione difenderà con ogni forza e mezzo. La mafia al nord si occupa di smaltimento di rifiuti, pubblica amministrazione, gioco d’azzardo e altri settori compresi quelli dell’agroalimentare e del terziario. Per questo è fondamentale creare un tavolo/osservatorio pubblico che si confronti costantemente con i cittadini affinché il fenomeno della criminalità organizzata non abbia un facile radicamento. Proprio per questo l’osservatorio pubblico dovrebbe avere anche lo scopo di formare la cittadinanza nel riconoscimento dei fenomeni mafiosi. Una cittadinanza informata rende la città più sicura».
De Pascale si è appena candidato alla Presidenza della Regione. Questo significa che, nelle sue speranze, punta a concludere anticipatamente il suo secondo mandato a Ravenna. Tralasciamo per il momento il fatto che avesse ripetutamente assicurato il contrario e constatiamo piuttosto che le promesse elettorali inevase sono per lui norma piuttosto che eccezione. Dunque, come Ravenna in Comune, chiediamo conto al Sindaco di quanto lui stesso si era impegnato a fare in contrasto di mafie e di ecomafie in particolare. Non nascondiamo di essere po’ prevenute e prevenuti quanto ad osservatori dopo la sgradevole esperienza di quello sulla legalità e sicurezza del lavoro, da noi conquistato a fatica nella scorsa consigliatura e da lui dirottato “a dormire” in prefettura. Tuttavia le promesse elettorali andrebbero onorate. O si devono considerare solo degli slogan da lasciare in eredità alla campagna elettorale successiva nella speranza che ci sia chi continua a beccare? All’ultimo appuntamento con le urne metà del corpo elettorale a Ravenna non ha votato. Non pensa il Sindaco che anche considerare da parte dei candidati il programma elettorale come marketing per gonzi contribuisca alla morte della democrazia? Le mafie rappresentano un problema da risolvere o sono solo uno slogan da tirar fuori all’occorrenza? Il report di Legambiente anche quest’anno certifica impietosamente la dimensione che hanno assunto le mafie e le ecomafie a Ravenna. La cittadinanza sta ancora aspettando che chi viene eletto perché ha promesso di preoccuparsene nei cinque anni successivi poi lo faccia veramente.
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Allarme ecomafie, Ravenna seconda in regione per reati ambientali: 173 lo scorso anno. I dati emergono dal nuovo report di Legambiente “Ecomafia 2024”. In totale sono 160 le persone denunciate e 40 i sequestri operati nella nostra provincia