Qualcuno ci può cortesemente spiegare cosa ci fanno il Sindaco e il direttore generale Ausl Romagna, tutti sorridenti, a tenere bordone, pardon il nastro, alla padrona di uno dei più potenti gruppi della sanità privata italiani? Cosa ci fa Michele de Pascale, che firma gran appelli per la salvezza della sanità pubblica abbondantemente sottofinanziata, con chi fa soldi proprio drenando denaro pubblico verso la sanità privata? Cosa ci fa Tiziano Carradori, che giustamente parimenti lamenta le insufficienti risorse pubbliche destinate al sistema sanitario nazionale, con chi aspira ad accaparrarsi proprio quelle declinanti risorse?
La foto a sinistra illustra la notizia dell’incontro di ieri durante il quale Maria Laura Garofalo, Amministratore Delegato del Gruppo GHC, ha decantato a Sindaco e direttore dell’Auslona lo stato di salute del gruppo che tre anni fa si è mangiato le due storiche cliniche private di Ravenna. La foto a destra, invece, di qualche anno fa (2018), celebra la quotazione in borsa del gruppo GHC, alla presenza della stessa Garofalo e del marito, presidente dello stesso gruppo, che da giorni vede aumentare il proprio valore azionario sulla spinta delle notizie per cui il Governo intenderebbe finanziare l’abbattimento delle liste di attesa attraverso la sanità privata convenzionata. La famiglia Garofalo ha appena festeggiato «I risultati eccezionali registrati dal Gruppo GHC nel primo trimestre del 2024 con ricavi in crescita del +36,7%». E questo dopo che i ricavi nel 2022 erano aumentati del 13,7% a 322,6 milioni di euro e nel 2023 erano ulteriormente incrementati con un più 14,3% a 368,7 milioni nei dodici mesi. GHC ha chiuso l’esercizio 2023 con un utile netto di 20,8 milioni di euro, in aumento rispetto al 2022, con un utile per azione di 0,18 euro.
Al termine dell’incontro la padrona delle cliniche ravennati ha comprensibilmente festeggiato, pensando ai propri interessi, una «collaborazione pubblico-privato proficua e costruttiva». Meno comprensibilmente, pensando ai nostri interessi come cittadini, de Pascale ha straparlato di «buon spirito di collaborazione con l’azienda Ausl» e, ancor peggio, Carradori ha pappagallato la Garofalo sottolineando «l’importanza della collaborazione fra pubblico e privato, finalizzata a rispondere ai bisogni di salute della popolazione».
E però, a ben guardare, Carradori altro non fa che continuare sulla linea degli ultimi venti anni di carriera praticati dentro o al vertice dei centri decisionali regionali che hanno assecondato quel modello pubblico-privato che tanto piace alla sanità privata. Quanto a de Pascale, già all’arrivo di GHC sulla scena ravennate, la salutava così: «L’uscita dalla pandemia deve vedere una crescita significativa degli investimenti nell’ambito socio sanitario, ovviamente principalmente nella sanità pubblica, fronte sul quale siamo attualmente molto impegnati come Amministrazione, quanto nella sanità privata convenzionata, alla quale non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio».
Ravenna in Comune condanna senza appello le politiche del centrodestra come quelle del centrosinistra: sono due facce della stessa medaglia. Quello che conta è il privato e la preoccupazione per la sanità pubblica è solo uno slogan. E invece lo ribadiamo: il privato è il problema e non la soluzione. Solo quando riusciremo a sbarazzarci di centrodestra e centrosinistra riusciremo ad avviare politiche realmente orientate alla ricostruzione di quel sistema pubblico della sanità regionale che ci veniva invidiato in Italia e all’estero. Per ora a festeggiare sono solo i padroni della sanità privata mentre il servizio sanitario romagnolo continua a peggiorare ogni giorno sempre di più.
[nella foto a sx l’AD del gruppo GHC fra de Pascale e Carradori; a dx l’AD e il Presidente del gruppo GHC]
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