Il 2 giugno eravamo a Ravenna in Piazza del Popolo per le celebrazioni per la Festa della Repubblica. Una ricorrenza fondamentale che ogni anno deve essere riattualizzata per non abbandonarla nelle mani di chi l’ha trasformata in una sorta di seconda Giornata delle forze armate. Cosa c’entrano infatti le truppe schierate anche nei capoluoghi della periferia dello stivale? Non c’è già per questo il 4 novembre? Non è già sovrabbondante la parata con tanto di frecce tricolori che attraversa la Capitale? Evidentemente non basta e dobbiamo subire la trasformazione di una Piazza intitolata al Popolo in una Piazza d’armi. Giusto dunque, come ha invitato il Comitato per la difesa della Costituzione, prendere parte al “rito” con la Costituzione in mano: «In molte occasioni, in passato, in momenti in cui ci sembrava che la nostra Costituzione fosse pericolosamente messa in discussione, abbiamo partecipato alla festa portando con noi una Costituzione, tenendola ben visibile, in alto. Lo faremo anche quest’anno. Invitiamo la cittadinanza a condividere con noi questo gesto pacifico e di alto valore civile».
Mentre sollevavamo la Carta Costituzionale ascoltavamo il Sindaco intervenire per negare che la Repubblica si possa sottoporre a revisione costituzionale. Non è chiaro cosa intendesse e forse occorrerebbe da parte sua una spiegazione. Ovviamente non poteva intendere l’impossibilità di una revisione della Carta visto che la procedura è prevista dalla stessa Costituzione all’articolo 138. Riportiamo testualmente la frase pronunciata da de Pascale: «Una Repubblica che non può essere oggetto di revisione costituzionale». Poco senso anche che il riferimento fosse all’articolo 1 che, richiamando l’esito del referendum del 2 giugno 1946, proclama che «L’Italia è una Repubblica». Nessuno, infatti, mette più in discussione il principio repubblicano probabilmente anche tra gli stessi Savoia. Forse il richiamo, per quanto criptico, poteva essere all’insieme di istituti costituzionali che caratterizzano la nostra specifica democrazia. In tal caso, se questo era l’intento, sarebbe stato quanto mai in sintonia con il nostro tenere bene in alto la Carta Costituzionale in ferma opposizione ai tentativi di stravolgimento che il centrodestra maggioritario in Parlamento sta cercando di apportare alla forma di Stato parlamentare, all’unità e centralità dello Stato, all’indipendenza della funzione giurisdizionale.
Se questo fosse stato l’intento, bisogna rilevare, il Sindaco appartiene alla parte politica meno adatta per consentirgli di ergersi a paladino dei valori costituzionali. È stato infatti il centrosinistra dei governi Prodi, D’Alema e Amato, ad aver nel 2001 modificato in profondità l’equilibrio di poteri tra Stato e Regioni consentendo l’introduzione di quell’autonomia differenziata rivendicata per primo da Bonaccini per l’Emilia Romagna con il governo Gentiloni (pure di centrosinistra). Rivendicazione mai venuta meno. E, soprattutto, rivendicazione rivendicata dallo stesso de Pascale il 3 novembre 2022 nell’incontro istituzionale con il Ministro Calderoli (quello che aveva dato dell’orango ad una ministra della Repubblica, per intenderci) assicurando che, da parte sua, relativamente all’autonomia differenziata di stampo leghista, non c’era «alcun pregiudizio negativo». Più volte in questi mesi, come Ravenna in Comune, gli abbiamo chiesto se fosse poi riuscito a trovarli dei pregiudizi negativi…
È stato poi il centrosinistra del governo Renzi a provare il colpo di mano con il tentativo di riforma del 2016. Quello che il Sindaco appoggiava definendolo né più né meno «un’occasione importante per riformare il Paese». Quello a cui Ravenna in Comune si è invece opposta rivelandone la deriva autoritaria.
È stato infine ancora una volta (anche) il centrosinistra e il PD a sostenere la riduzione del numero dei parlamentari al referendum del 2020. Come Ravenna in Comune di dubbi non ne avevamo e non ne abbiamo: riducendo il numero dei parlamentari si è contestualmente ridotta la rappresentatività del Parlamento.
Come Ravenna in Comune siamo dunque ben contente e contenti che il Sindaco si unisca a noi nell’opposizione a quelle che Meloni ha chiamato «una riforma giusta, necessaria e storica» e che per noi invece si inserisce nella stessa logica promossa dalla P2 e dalla JP Morgan. Ma non ci facciamo illusioni. Lo abbiamo già detto: «La lotta contro questo nuovo tentativo di imprimere una svolta autoritaria alle regole fondamentali su cui si regge la nostra Comunità non può essere delegata a quelle forze che, a loro volta, si sono fatte interpreti dei voleri riassunti nel diktat di JP Morgan. Il centrosinistra e il PD non hanno alcuna credibilità quando simulano ostilità agli svarioni costituzionali meloniani».
Ravenna in Comune lo dice a chi inneggia alla X Mas ma anche a chi non nutre per principio pregiudizi negativi: Viva la Costituzione Antifascista.
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Celebrazione 2 Giugno in piazza del Popolo