Oggi, 2 giugno, è la Festa della Repubblica. Grazie all’esito del Referendum che buttò fuori la Monarchia, squalificata dai Savoia come uomini prima ancora che come forma dello Stato. Merita che si dedichi la giornata al ricordo di una persona di cui è appena trascorso il centesimo anniversario dall’ultimo discorso pronunciato in Parlamento: Giacomo Matteotti. Pronunciò infatti il suo atto d’accusa nei confronti dell’illegalità e della violenza fascista il 30 maggio 1924. Fu rapito e ucciso per mano fascista su mandato di Mussolini il 10 giugno 1924 e, quindi, tra pochi giorni ci troveremo a celebrarne anche il secolo dalla morte.
La dedica da parte di Ravenna in Comune vuole essere un risarcimento rispetto alla indegna commemorazione parlamentare lo scorso 30 maggio da parte dei discendenti di quel fascismo cui Matteotti si opponeva e da cui venne assassinato. Ed altri indegni soggetti. Ci basta scorrere l’elenco degli “illustri” presenti richiamati dall’ANSA per inorridire e provare vergogna: «il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il presidente del Senato Ignazio La Russa e la premier Giorgia Meloni. Per l’occasione sono arrivati tanti volti delle istituzioni e della politica, da Gianfranco Fini, Luciano Violante, Carlo Nordio, Elly Schlein, Mario Monti. L’inno nazionale eseguito dalla Banda Interforze ha aperto le celebrazione. Modera Bruno Vespa». Poteva bastare? No, evidentemente. Pure il discorso di Giorgia Meloni, quella che pubblicamente aveva a suo tempo definito «Mussolini, un buon politico per l’Italia, il migliore» prima di rifarsi il trucco… Oggi invece Meloni ci “rivela” che Matteotti venne «ucciso da squadristi fascisti per le sue idee». No. Tante e tanti furono i martiri per le idee, ma non fu per questo che Matteotti venne ucciso. Il suo omicidio fu commissionato da quel “buon politico per l’Italia” ed eseguito da una squadra incaricata dal Viminale (la cosiddetta Ceka fascista) perché quelle idee si erano tradotte in azioni.
Il giorno del suo omicidio era la vigilia di un altro discorso che Matteotti doveva tenere alla Camera. Un discorso di denuncia del malaffare, delle tangenti girate da una multinazionale statunitense ad esponenti fascisti tra cui il fratello di Mussolini. Un discorso che non poté pronunciare perché, come mise nero su bianco il capo della squadra di assassini, Amerigo Dumini, «era necessario, nel modo più assoluto, mettere Matteotti in condizione di non più parlare, di scomparire per sempre. Non doveva più essere ritrovato né vivo, né morto». Poiché però non possiamo leggere il discorso che non venne pronunciato, riproduciamo di seguito il testo integrale della denuncia dei brogli elettorali formulata da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924. Viva la Repubblica antifascista.
Il discorso di Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati del 30 maggio 1924
(resoconto stenografico)
Presidente “Ha chiesto di parlare l’onorevole Matteotti. Ne ha facoltà”.
Matteotti “Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle elezioni la
proposta di convalida di numerosi colleghi. Nessuno certamente, degli
appartenenti a questa Assemblea, all’infuori credo dei componenti la
Giunta delle elezioni, saprebbe ridire l’elenco dei nomi letti per la
convalida, nessuno, né della Camera né delle tribune della stampa (Vive
interruzioni alla destra e al centro)“.
Lupi “È passato il tempo in cui si parlava per le tribune!”.
Matteotti “Certo la pubblicità è per voi un’istituzione dello
stupidissimo secolo XIX. (Vivi rumori. Interruzioni alla destra e al
centro) Comunque, dicevo, in questo momento non esiste da parte
dell’Assemblea una conoscenza esatta dell’oggetto sul quale si delibera.
Soltanto per quei pochissimi nomi che abbiamo potuto afferrare alla
lettura, possiamo immaginare che essi rappresentino una parte della
maggioranza. Ora, contro la loro convalida noi presentiamo questa pura
e semplice eccezione: cioè, che la lista di maggioranza governativa, la
quale nominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti
voti… (Interruzioni)“.
Voci al centro “Ed anche più!”.
Matteotti “… cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto e liberamente, ed
è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto quel tanto di percentuale che
è necessario (Interruzioni. Proteste) per conquistare, anche secondo la
vostra legge, i due terzi dei posti che le sono stati attribuiti! Potrebbe
darsi che i nomi letti dal Presidente sieno di quei capilista che
resterebbero eletti anche se, invece del premio di maggioranza, si
applicasse la proporzionale pura in ogni circoscrizione. Ma poiché
nessuno ha udito i nomi, e non è stata premessa nessuna affermazione
generica di tale specie, probabilmente tali tutti non sono, e quindi
contestiamo in questo luogo e in tronco la validità della elezione della
maggioranza (Rumori vivissimi). Vorrei pregare almeno i colleghi, sulla
elezione dei quali oggi si giudica, di astenersi per lo meno dai rumori, se
non dal voto. (Vivi commenti – Proteste – Interruzioni alla destra e al centro)“.
Maraviglia “In contestazione non c’è nessuno, diversamente si asterrebbe!”.
Matteotti “Noi contestiamo…”.
Maraviglia “Allora contestate voi!”.
Matteotti “Certo sarebbe maraviglia se contestasse lei! L’elezione,
secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è
valida in tutte le circoscrizioni. In primo luogo abbiamo la dichiarazione
fatta esplicitamente dal governo, ripetuta da tutti gli organi della stampa
ufficiale, ripetuta dagli oratori fascisti in tutti i comizi, che le elezioni
non avevano che un valore assai relativo, in quanto che il Governo non
si sentiva soggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso – come ha
dichiarato replicatamente – avrebbe mantenuto il potere con la forza,
anche se… (Vivaci interruzioni a destra e al centro Movimenti dell’onorevole
presidente del Consiglio)“.
Voci a destra “Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra! (Applausi alla destra e al
centro)”.
Matteotti “Codesti vostri applausi sono la conferma precisa della
fondatezza dei mio ragionamento. Per vostra stessa conferma dunque
nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua
volontà… (Rumori, proteste e interruzioni a destra) Nessun elettore si è
trovato libero di fronte a questo quesito…”.
Maraviglia “Hanno votato otto milioni di italiani!”.
Matteotti “… se cioè egli approvava o non approvava la politica o, per
meglio dire, il regime del Governo fascista. Nessuno si è trovato libero,
perché ciascun cittadino sapeva a priori che, se anche avesse osato
affermare a maggioranza il contrario, c’era una forza a disposizione del
Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso. (Rumori e
interruzioni a destra)“.
Una voce a destra “E i due milioni di voti che hanno preso le minoranze?”.
Farinacci “Potevate fare la rivoluzione!”.
Maraviglia “Sarebbero stati due milioni di eroi!”.
Matteotti “A rinforzare tale proposito del Governo, esiste una milizia
armata… (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di “Viva la milizia”)“.
Voci a destra “Vi scotta la milizia!”.
Matteotti “… esiste. una milizia armata… (Interruzioni a destra, rumori
prolungati)“.
Voci “Basta! Basta!”.
Presidente “Onorevole Matteotti, si attenga all’argomento”.
Matteotti “Onorevole Presidente, forse ella non m’intende; ma io
parlo di elezioni. Esiste una milizia armata… (Interruzioni a destra) la
quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un
determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del
fascismo e non, a differenza dell’Esercito, il Capo dello Stato.
(Interruzioni e rumori a destra)“.
Voci a destra “E le guardie rosse?”.
Matteotti “Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo
Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato
Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse.
(Commenti) In aggiunta e in particolare… (Interruzioni), mentre per la
legge elettorale la milizia avrebbe dovuto astenersi, essendo in funzione
o quando era in funzione, e mentre di fatto in tutta l’Italia specialmente
rurale abbiamo constatato in quei giorni la presenza di militi nazionali
in gran numero… (Interruzioni, rumori)“.
Farinacci “Erano i balilla!”.
Matteotti “È vero, on. Farinacci, in molti luoghi hanno votato anche
i balilla! (Approvazioni all’estrema sinistra, rumori a destra e al centro)“.
Voce al centro “Hanno votato i disertori per voi!”.
Gonzales “Spirito denaturato e rettificato!”.
Matteotti “Dicevo dunque che, mentre abbiamo visto numerosi di
questi militi in ogni città e più ancora nelle campagne (Interruzioni), gli
elenchi degli obbligati alla astensione, depositati presso i Comuni, erano
ridicolmente ridotti a tre o quattro persone per ogni città, per dare
l’illusione dell’osservanza di una legge apertamente violata, conforme lo
stesso pensiero espresso dal presidente del Consiglio che affidava al
militi fascisti la custodia delle cabine (Rumori). A parte questo
argomento del proposito del Governo di reggersi anche con la forza
contro il consenso. e del fatto di una milizia a disposizione di un partito
che impedisce all’inizio e fondamentalmente la libera espressione della
sovranità popolare ed elettorale e che invalida in blocco l’ultima elezione
in Italia, c’è poi una serie di fatti che successivamente ha viziate e
annullate tutte le singole manifestazioni elettorali. (Interruzioni,
commenti)“.
Voci a destra “Perché avete paura! Perché scappate!”.
Matteotti “Forse al Messico si usano fare le elezioni non con le
schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle (Vivi rumori.
Interruzioni, approvazioni all’estrema sinistra). E chiedo scusa al
Messico, se non è vero! (Rumori prolungati) I fatti cui accenno si possono
riassumere secondo i diversi momenti delle elezioni. La legge elettorale
chiede… (Interruzioni, rumori)“.
Greco “È ora di finirla! Voi svalorizzate il Parlamento!”.
Matteotti “E allora sciogliete il Parlamento”.
Greco “Voi non rispettate la maggioranza e non avete diritto di essere
rispettati”.
Matteotti “Ciascun partito doveva, secondo la legge elettorale,
presentare la propria lista di candidati… (Vivi rumori)“.
Maraviglia “Ma parli sulla proposta dell’onorevole Presutti”.
Matteotti “Richiami dunque lei all’ordine il Presidente! La
presentazione delle liste – dicevo – deve avvenire in ogni circoscrizione
mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle
cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei circoscrizioni su
quindici le operazioni notarili che si compiono privatamente nello
studio di un notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi
chiamate “provocazioni”, sono state impedite con violenza. (Rumori
vivissimi)“.
Bastianini “Questo lo dice lei!”.
Voci dalla destra “Non è vero, non è vero”.
Matteotti “Volete i singoli fatti? Eccoli: ad Iglesias il collega Corsi
stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata…
(Rumori)“.
Maraviglia “Non è vero. Lo inventa lei in questo momento”.
Farinacci “Va a finire che faremo sul serio quello che non abbiamo fatto!”.
Matteotti “Fareste il vostro mestiere!”.
Lussu “È la verità, è la verità!…”.
Matteotti “A Melfi… (Rumori vivissimi – Interruzioni) a Melfi è stata
impedita la raccolta delle firme con la violenza (Rumori). In Puglia fu
bastonato perfino un notaio (Rumori vivissimi)“.
Aldi-Mai “Ma questo nei ricorsi non c’è! In nessuno dei ricorsi! Ho visto gli atti
delle Puglie e in nessun ricorso è accennato il fatto di cui parla l’on. Matteotti”.
Farinacci “Vi faremo cambiare sistema! E dire che sono quelli che vogliono la
normalizzazione!”. Matteotti “A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le firme già
raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati”.
Voci “Perché erano falsi”.
Matteotti “Se erano falsi, dovevate denunciarli ai magistrati!”.
Farinacci “Perché non ha fatto i reclami alla Giunta delle elezioni?”.
Matteotti “Ci sono”.
Una voce dal banco delle commissioni “No, non ci sono, li inventa lei”.
Presidente “La Giunta delle elezioni dovrebbe dare esempio di compostezza! I
componenti della Giunta delle elezioni parleranno dopo. Onorevole Matteotti,
continui”.
Matteotti “Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumori. I
fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è ingiuria per
nessuno in ciò che dico: c’è una descrizione di fatti”.
Teruzzi “Che non esistono!”.
Matteotti “Da parte degli onorevoli componenti della Giunta delle
elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sono dedotti o
documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voi sapete benissimo
come una situazione e un regime di violenza non solo determinino i fatti
stessi, ma impediscano spesse volte la denuncia e il reclamo formale. Voi
sapete che persone, le quali hanno dato il loro nome per attestare sopra
un giornale o in un documento che un fatto era avvenuto, sono state
immediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità di
confermare il fatto stesso. Già nelle elezioni del 1921, quando ottenni
da questa Camera l’annullamento per violenze di una prima elezione
fascista, molti di coloro che attestarono i fatti davanti alla Giunta delle
elezioni, furono chiamati alla sede fascista, furono loro mostrate le
copie degli atti esistenti presso la Giunta delle elezioni illecitamente
comunicate, facendo ad essi un vero e proprio processo privato perché
avevano attestato il vero o firmato i documenti! In seguito al processo
fascista essi furono boicottati dal lavoro o percossi (Rumori,
interruzioni)“.
Voci a destra “Lo provi”.
Matteotti “La stessa Giunta delle elezioni ricevette allora le prove del
fatto. Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noi spesso siamo costretti
a portare in questa Camera l’eco di quelle proteste che altrimenti nel
Paese non possono avere alcun’altra voce ed espressione. (Applausi
all’estrema sinistra) In sei circoscrizioni, abbiamo detto, le formalità
notarili furono impedite colla violenza, e per arrivare in tempo si
dovette supplire malamente e come si poté con nuove firme in altre
provincie. A Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovuto provvedere
con nuove firme per supplire quelle che in Basilicata erano state
impedite”.
Una voce dal banco della giunta “Dove furono impedite?”.
Matteotti “A Melfi, a Iglesias, in Puglia… devo ripetere? (Interruzioni,
rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione è che i candidati, cioè
coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano esporre,
in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o
anche in privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei
luoghi, anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile”.
Una voce “Non è vero! Parli l’onorevole Mazzoni! (Rumori)”.
Matteotti “Su ottomila comuni italiani, e su mille candidati delle
minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimo numero di casi,
soltanto là dove il partito dominante ha consentito per alcune ragioni
particolari o di luogo o di persona. (Interruzioni, rumori). Volete i fatti? La
Camera ricorderà l’incidente occorso al collega Gonzales”.
Teruzzi “Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate gli ufficiali nel
Naviglio. lo, per un anno, sono andato a casa con la pena di morte sulla testa!”.
Matteotti “Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre
elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al
banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo
avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel
1919”.
Voci “Non è vero! non è vero!”.
Finzi, sottosegretario di Stato per l’interno “Michele Bianchi! Proprio lei
ha impedito di parlare a Michele Bianchi!”.
Matteotti “Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è
semplicemente questo, che l’onorevole Michele Bianchi con altri teneva
un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero.
sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi
rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori, interruzioni)“.
Finzi “Non è così!”.
Matteotti “Porterò i giornali vostri che lo attestano”.
Finzi “Lo domandi all’onorevole Merlin che è più vicino a lei! L’onorevole
Merlin cristianamente deporrà”.
Matteotti “L’on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e
nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non
dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi
essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle
elezioni? (Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui
nell’assemblea? (Rumori a destra)“.
Teruzzi “È ora di finirla con queste falsità”.
Matteotti “L’inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne
dunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte
dell’onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la
conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono
all’oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)“.
Una voce “Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)”.
Matteotti “Allora rettifico! Se l’onorevole Gonzales dovette passare 8
giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori,
interruzioni) L’onorevole Gonzales, che è uno studioso di San Francesco,
si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli doveva parlare…
(Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni deputati che siedono all’estrema
sinistra)“.
Presidente “Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano posto e
non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia breve, e concluda”.
Matteotti “L’Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per
improvvisazione, e che mi limito…”.
Voci “Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti!”.
Gonzales “I fatti non sono improvvisati! (Rumori)”.
Matteotti “Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni fatti.
Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento
dell’Assemblea… (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e
senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai
candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro
pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo
al fatto dell’onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell’onorevole
Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo
dell’opposizione costituzionale, l’onorevole Amendola, e che fu
impedita… (Oh, oh! – Rumori)”.
Voci da destra “Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d’accordo
tutti!”.
Matteotti “Vuol dire dunque che il termine “sovversivo” ha molta
elasticità!”.
Greco “Chiedo di parlare sulle affermazioni dell’onorevole Matteotti”
Matteotti “L’onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua
conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti
di corpi armati, i quali intervennero in città …”.
Presutti “Dica bande armate, non corpi armati!”.
Matteotti “Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera
conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni:
su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare liberamente
nella loro circoscrizione!”.
Voci di destra “Per paura! Per paura! (Rumori – Commenti)”.
Farinacci “Vi abbiamo invitati telegraficamente!”.
Matteotti “Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi
proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche
dell’avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate!
(Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un
contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero
presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è
vostro costume dire che “qualcuno di noi ha provocato” e come “in
seguito a provocazioni” i fascisti “dovettero” legittimamente ritorcere
l’offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)“.
Voci da destra “L’avete studiato bene!”.
Pedrazzi “Come siete pratici di queste cose, voi!”.
Presidente “Onorevole Pedrazzi!”.
Matteotti “Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di
circolare nelle loro circoscrizioni!”.
Voci a destra “Avevano paura!”.
Turati Filippo “Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c’erano i briganti,
avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)”.
Una voce “Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato”.
Turati Filippo “Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi a
sinistra, rumori a destra)”.
Presidente “Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti!”.
Matteotti “Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano
di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo!
(Approvazioni a sinistra – Rumori prolungati)“.
Presidente “Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole Rossi…”.
Matteotti “Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di
parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto
di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)“.
Casertano presidente della Giunta delle elezioni “Chiedo di parlare”.
Presidente “Ha facoltà di parlare l’onorevole presidente della Giunta delle
elezioni. C’è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta”.
Matteotti “Onorevole Presidente!…”.
Presidente “Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di continuare,
ma prudentemente”.
Matteotti “Io chiedo di parlare non prudentemente, né
imprudentemente, ma parlamentarmente!”.
Presidente “Parli, parli”.
Matteotti “I candidati non avevano libera circolazione… (Rumori.
Interruzioni)“.
Presidente “Facciano silenzio! Lascino parlare!”.
Matteotti “Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non
potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse
città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le
conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano
che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l’indomani
o dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all’estero (Commenti)“.
Una voce “Erano disoccupati!”.
Matteotti “No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li
boicottate”.
Voci da destra “E quando li boicottate voi?”.
Farinacci “Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco!”.
Matteotti “Uno dei candidati, l’onorevole Piccinini, al quale mando a
nome del mio gruppo un saluto… (Rumori)“.
Voci “E Berta? Berta!”.
Matteotti “… conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del
proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la
candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe – stato per essere il
destino suo all’indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di
urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte della
battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che oggi
imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché
anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte
le elezioni. (Approvazioni all’estrema sinistra) Un’altra delle garanzie più
importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella della
presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun
seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per disposizione
di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi – anche in seguito a tutti
gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal Governo e dal partito
dominante – risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito
dominante. Quindi l’unica garanzia possibile, l’ultima garanzia esistente
per le minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al
seggio. Orbene, essa venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo
in qualche regione fino al 100 per cento dei casi, tutto il seggio era
fascista e il rappresentante della lista di minoranza non poté presenziare
le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche rara
provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse
osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera
come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non
occorre nuovo reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni
esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi
dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun
rappresentante di lista. Veniva così a mancare l’unico controllo, l’unica
garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono svolte nelle
dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo riconoscere che, in
alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche provincia, il giorno delle
elezioni vi è stata una certa libertà. Ma questa concessione limitata della
libertà nello spazio e nel tempo – e l’onorevole Farinacci, che è molto
aperto, me lo potrebbe ammettere – fu data ad uno scopo evidente:
dimostrare, nei centri più controllati dall’opinione pubblica e in quei
luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagito alla violenza
con una evidente astensione controllabile da parte di tutti, che una certa
libertà c’è stata. Ma, strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu
concessa a scopo dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero
una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza – con
questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima
delle elezioni, si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è
avvenuto specialmente nel Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri
luoghi, dove le elezioni diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista
fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature
alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni… (Vivissimi
rumori al centro e a destra)“.
Una voce a destra “Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti!”.
Matteotti “Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere
lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai
nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo,
danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che
ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua
adeguata protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La
votazione avvenne in tre maniere: l’Italia è una, ma ha ancora diversi
costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono
citate all’ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l’atto di
fedeltà che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano
stati prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli
elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la “regola del
tre”. Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto,
dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino
contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni),
variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli
elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e
riconosciuti personalmente nel loro voto. In moltissime provincie, a
cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo, questo metodo risultò
eccellente”.
Finzi “Evidentemente lei non c’era! Questo metodo non fu usato!”.
Matteotti “Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella
venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato”.
Finzi “Lo provi”.
Matteotti “In queste regioni tutti gli elettori…”.
Ciarlantini “Lei ha un trattato, perché non lo pubblica?”.
Matteotti “Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie
del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a destra);
perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri opuscoli
furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate o diffidate di
pubblicare le nostre cose. (Rumori)“.
Voci “No! No!”.
Matteotti “Nella massima parte dei casi però non vi fu bisogno delle
sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni resistenza e
dovevano subire la legge del più forte, la legge del padrone, votando, per
tranquillità della famiglia, la terna assegnata a ciascuno dal dirigente
locale del Sindacato fascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)“.
Suardo “L’onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il popolo
italiano ed io, per la mia dignità, esco dall’Aula. (Rumori – Commenti) La mia città
in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini, sfido l’onorevole Matteotti a provare
le sue affermazioni. Per la mia dignità di soldato, abbandono quest’Aula.
(Applausi, commenti)”.
Teruzzi “L’onorevole Suardo è medaglia d’oro! Si vergogni, on. Matteotti.
(Rumori all’estrema sinistra)”.
Presidente “Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda!”.
Matteotti “lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece
furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era stato
usato in qualche piccola circoscrizione anche nell’Italia prefascista, ma
che dall’Italia fascista ha avuto l’onore di essere esteso a larghissime
zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale, essendosi
determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano
liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati
a gruppi di individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare
con diverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o venti volte
e che giovani di venti anni si presentarono ai seggi e votarono a nome
di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono
solo in qualche seggio pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo
rilevato il fatto, riuscirono ad impedirlo”.
Torre Edoardo “Basta, la finisca! (Rumori, commenti) . Che cosa stiamo a
fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni deputati scendono
nell’emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il Parlamento! (Commenti –
Rumori)”.
Voci “Vada in Russia!”.
Presidente “Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda!”.
Matteotti “Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le
cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente
della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i
loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i
cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti
di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così
come altri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario.
Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati per
impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo
una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il
suo voto: il più delle volte, quasi esclusivamente coloro che non
potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti
dalla violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi
persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo credute socialiste,
si sono sottratte al controllo e hanno esercitato il loro diritto
liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della
nuova Italia contro l’oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il
nostro ringraziamento. (Applausi all’estrema sinistra. Rumori dalle altre
parti della Camera). Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte
alle vostre rumorose sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben
conoscete perché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno
(Rumori) … per queste ragioni noi domandiamo l’annullamento in blocco
della elezione di maggioranza”.
Voci alla destra “Accettiamo (Vivi applausi a destra e al centro)”.
Matteotti “[…] Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità
dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi
sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale
della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in
padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza
e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi
momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di
saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi
deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel
mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma
il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera
nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità
del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di
rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla
violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausi all’estrema sinistra – Vivi
rumori)“.
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