È in corso l’ennesimo attacco alla Costituzione della Repubblica. Non stupisce che i politici ansiosi di demolirla continuino in un assalto che va avanti da anni. La JP Morgan, lo ricordiamo, aveva preso di mira la nostra Costituzione proprio perché nata dalla Resistenza. In un famoso report del 2013 ordinava di modificare «le costituzioni che tendono a mostrare una forte influenza socialista, riflettendo la forza politica acquisita dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo». Tra le “peggiori” caratteristiche della nostra Carta fondamentale veniva additata dalla maggior banca mondiale la «tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori e il diritto di protestare contro i tentativi di modificare il sistema politico costituzionale».
Qualche tentativo di sovvertire la Carta ha avuto successo. Pensiamo agli stravolgimenti apportati ai poteri delle regioni dal centrosinistra (governi Prodi, D’Alema e Amato). Furono purtroppo confermati dal primo referendum costituzionale della storia repubblicana nel 2001 nonostante una partecipazione al voto inferiore al 35% degli aventi diritto (ma nei referendum costituzionali questo non rappresenta un impedimento alla loro validità). Altri tentativi di “riforma” sono andati a sbattere contro un muro sia quando messi in piedi dal centrodestra (governo Berlusconi nel 2006) che nuovamente dal centrosinistra (governo Renzi nel 2016). L’ultima badilata è stata assestata nel 2020 (e confermata dal referendum tenutosi in quell’anno) riducendo numero di parlamentari e rappresentatività del parlamento. È stata voluta da centrodestra e centrosinistra…
Ora il governo di centrodestra, guidato da un partito che si considera erede del fascismo post 25 aprile incarnato dall’MSI, sta andando nuovamente all’arrembaggio. Il tentativo è sempre quello di mettere sotto controllo quelle “influenze socialiste” che continuano a permanere nella Costituzione antifascista. La lotta contro questo nuovo tentativo di imprimere una svolta autoritaria alle regole fondamentali su cui si regge la nostra Comunità non può essere delegata a quelle forze che, a loro volta, si sono fatte interpreti dei voleri riassunti nel diktat di JP Morgan. Il centrosinistra e il PD non hanno alcuna credibilità quando simulano ostilità agli svarioni costituzionali meloniani. Come dimenticare che è da quella parte politica che sono venuti alcuni dei precedenti tentativi di uccidere la Carta? Come dimenticare che è dalla riforma costituzionale del 2001 che trova giustificazione l’autonomia differenziata?
Il Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna ha organizzato per il 2 giugno, Festa della Repubblica, una pubblica manifestazione di dissenso in Piazza del Popolo, a Ravenna, dalle ore 10.00 contro i colpi assestati alla Costituzione da Meloni & co. Ravenna in Comune invita la cittadinanza a scendere in Piazza con la Costituzione in mano.
[nel collage di fotografie scattate in Piazza del Popolo: in alto Renzi a Ravenna nel 2016 a sostegno di de Pascale e del suo tentativo di riforma costituzionale; in basso il centrodestra dei tentativi falliti a Ravenna nel 2020; al centro una manifestazione in sostegno dei diritti costituzionalmente garantiti durante le limitazioni imposte durante il Covid]
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Il 2 giugno in Piazza del Popolo a Ravenna con la Costituzione in mano. È l’iniziativa del Comitato in Difesa della Costituzione