Bene ha fatto il Coordinamento Ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile a riportare l’attenzione sulla cosiddetta Linea Adriatica. Il progetto dell’enorme metanodotto di SNAM, lo abbiamo già ricordato, è in fase di attuazione dopo essere stato lasciato a dormire per un paio di decenni. Ed hanno la stessa età le autorizzazioni e le valutazioni di impatto ambientale ora rispolverate per farlo ripartire. Attraversa le zone più a rischio sismico d’Italia, collegando Sulmona, nell’aquilano, a Minerbio, nel bolognese. Dopo le tubazioni già stese da Massafra, nel tarantino, ci sono ancora circa 430 km da realizzare attraverso cantieri devastanti che provocheranno l’abbattimento di milioni di alberi. Il costo? Due miliardi e mezzo di euro, se saranno rispettate le previsioni. Perché viene realizzata un’opera del tutto priva di utilità per il Paese, sia in un’ottica di transizione che per l’evidente contraddizione con il passaggio a fonti rinnovabili? Il potenziamento permetterebbe di portare in Nord Europa molto più gas da Algeria, Azerbaijan e Libia, facendo dell’Italia l’hub europeo del metano. Un business sul quale punta molto l’Eni ma che è del tutto inutile per l’Italia. Sono 13 i comuni romagnoli attraversati in aggiunta a quello di Ravenna: Sogliano, Roncofreddo, Sarsina, Mercato Saraceno, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Casteldelci, Forlì, Bertinoro, Russi, Bagnacavallo, Conselice e Alfonsine. Come detto, il progetto ha 20 anni. In tutto questo tempo il territorio è stato profondamente alterato, da ultimo dagli eventi di maggio. È fuori da ogni regola tenere per buono un procedimento avviato agli inizi del secolo senza considerare i mutamenti prodotti in queste due decadi da terremoti, frane e alluvioni.
Sabato scorso una delegazione della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile (del cui coordinamento ravennate Ravenna in Comune è parte) è stata ricevuta presso il Ministero dell’ Ambiente e della Sicurezza Energetica, riportando le seguenti considerazioni: «A fronte di questa situazione di illegalità il Ministero deve intervenire urgentemente, bloccando l’opera e imponendo una nuova valutazione che riguardi l’intera Linea Adriatica, e quindi anche il tratto che interesserà la nostra regione e il territorio ravennate. Su questo, le istituzioni locali ravennati ed emiliano-romagnole dovrebbero associarsi alle richieste del mondo ambientalista e di tanta parte della società civile, e chiedere con forza la moratoria sui successivi atti di realizzazione dell’opera e la revisione di tutti gli atti autorizzativi. Invece, anche in questa occasione, nessuno ne parla, la popolazione viene tenuta totalmente all’oscuro, in attesa di essere messa di fronte a fatti compiuti, nessuna iniziativa di informazione viene proposta. Presto, come già sta avvenendo nella Romagna collinare, inizieranno le pratiche di esproprio e a quel punto il territorio non potrà fare altro che subire passivamente le devastanti operazioni volute dai colossi dell’energia fossile.
A Roma, durante il confronto, il vice capo di gabinetto Fabio Tancredi ha ascoltato attentamente gli interventi degli attivisti, affermando che il Governo crede fermamente nella transizione ecologica ed è impegnato nel percorso per il superamento delle fonti fossili e la loro sostituzione con fonti pulite e rinnovabili. I comitati territoriali, in risposta, hanno naturalmente sottolineato la plateale incoerenza tra le intenzioni dichiarate dal Governo e la sua politica energetica tutta sbilanciata a favore delle grandi compagnie del settore fossile. La stessa considerazione, dal canto nostro, va rivolta anche alla Regione Emilia Romagna e al Comune di Ravenna, i quali anziché stare a fianco delle popolazioni e del loro diritto alla salute, a un ambiente pulito e ad un futuro vivibile per le nuove generazioni, si inchinano ai voleri di ENI e SNAM, che evidentemente sono i veri governanti di questo Paese e di questo territorio».
Lo scorso 27 febbraio si è dimostrato ancora una volta l’asservimento pieno delle Istituzioni locali alla potentissima lobby del fossile. Senza voti contrari (ed un solo astenuto) centrodestra e centrosinistra in Consiglio Comunale, ancora una volta all’unisono a Ravenna, hanno votato senza alcun dibattito e senza batter ciglio il via libera al gasdotto dellaLinea Adriatica, ossia a uno sbancamento largo 40 metri e profondo 5, attraverso il territorio comunale, espropri inclusi.
Ravenna in Comune si unisce alla Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile nel pretendere che la Giunta Comunale smetta di occultare le informazioni sui cantieri della Linea Adriatica e venga data capillare informazione alla cittadinanza su tutto quanto riguarda il gasdotto e le sue conseguenze. In particolare ci opponiamo agli espropri di terreni vergini resi inservibili dal cantiere.
[nell’immagine: l’ultimo tratto del metanodotto della Linea Adriatica attraverso la Romagna sino a Minerbio]
#RavennainComune #Ravenna #rinnovabili #fossile #metanodotto #lineaadriatica
________________________________
Il Governo cancelli l’inutile e dannosa “Linea Adriatica”