È stato pestato a sangue Gabriele Rubini aka Chef Rubio. Non si tratta della prima persona che subisce un attacco violento motivato dalla espressione delle proprie idee senza infingimenti. Non sarà nemmeno l’ultima, temiamo. Tuttavia non si può lasciar correre come normale. Il fascismo nel nostro Paese si è affermato solo quando invece di incontrare reazioni la violenza delle squadracce è divenuta parte integrante della società italiana. Una cosa brutta a sentirsi, spiacevole a vedersi ma tutto sommato sopportabile per lo Stato liberale prefascista in quanto gli obiettivi contro cui si scagliava erano gli stessi dei padroni di quello Stato. La violenza contro Chef Rubio non è solo brutta e spiacevole ma soprattutto inaccettabile.
Non ci si può girare attorno. «Terroristi. Questi sono gli ebrei sionisti. Mi hanno aspettato fuori casa in sei e hanno tagliato i fili del cancello per massacrarmi. Mi hanno massacrato di botte, hanno bloccato il cancello elettrico. Alla fine punti in testa dove mi hanno dato la martellata, tagli ed escoriazioni dove mi hanno preso a mattonate, frattura dell’orbita facciale dove sono finiti i 60 pugni mirati, e si ricomincia. Un abbraccio alla comunità ebraica. Ora e sempre lotta al terrorismo, al fascismo, alla mafia sionista e ai suprematisti ebraici che si sentono intoccabili, ma che d’ora in poi non lo saranno più. Il giorno dopo, il sionismo fa ancora più schifo» sono le precise accuse pronunciate da Chef Rubio. E va considerato che vengono da chi non ha mai avuto paura di denunciare la natura del sionismo, che non può venire identificato con l’ebraismo a meno di fare violenza a chi si riconosce in quest’ultimo ma ripudia il nazionalismo dei seguaci di Theodor Herzl. È in buona compagnia: la stessa Hannah Arendt ripudiava il sionismo e ne denunciava la pericolosità. Il colonialismo del regime repressivo di Netanyahu e co. viene da lì.
E allora è importante che si accertino le responsabilità di mandanti ed esecutori del pestaggio. È importante che non si replichi l’indifferenza della polizia dello Stato liberale verso le violenze fasciste che la storia degli anni che hanno preceduto il regime ha ben documentato. È importante rivendicare l’esigenza che i diritti costituzionali di libera espressione del pensiero fondati sulla lotta partigiana trovino tutela da parte delle istituzioni. È altrettanto importante, però, che non si lasci solo chi ha subito violenza. Ravenna in Comune manifesta dunque solidarietà piena, umana e politica, a Chef Rubio.
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Chef Rubio, io aggredito con ’60 pugni mirati e preso a mattonate’
Suturate con punti le ferite alla testa. L’attivista “Sempre lotta alla mafia sionista