C’è un generale che ripudia l’antifascismo, ripudia i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e che invece di essere licenziato viene ritenuto il candidato ideale per rappresentare l’Italia in Europa.
C’è la Presidente del Consiglio che vorrebbe demolire la Costituzione sostituendo il ruolo centrale del Parlamento con un sistema tutto nuovo centrato su se stessa. E invece di dimettersi si esibisce in una lectio magistralis in romanesco sulla costituzione riveduta e corretta da lei medesima.
C’è il Governo italiano presente che dice di condividere la posizione dei governi precedenti sul fatto che il popolo palestinese abbia diritto ad uno stato indipendente, sicuro, economicamente prospero e poi, quando la stessa richiesta arriva davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite non l’appoggia più.
C’è una ministra di quello stesso governo che viene contestata per aver espresso dispiacere per il fatto che l’aborto sia un diritto di libertà riconosciuto alle donne. Avviene ad una convention chiamata Stati generali della Natalità. Si tratta di una contestazione non violenta da parte di chi dissente dal suo pensiero ma la ministra non l’accetta, se ne va e chiede solidarietà. L’ottiene immediatamente dal presidente della repubblica, da quello del senato, da ministri, ex ministri, vari ed eventuali. Il giorno dopo ci sono degli studenti che pacificamente sfilano verso l’auditorium dove continuano i lavori dei cosiddetti Stati generali della Natalità. La polizia li manganella ferocemente. Niente di nuovo: oramai è prassi consolidata picchiare chi dissente. Solidarietà agli studenti non c’è nessuno che l’abbia espressa.
A Genova sono inquisiti il presidente della regione, il presidente di una multiutility che prima era il presidente dell’ente porto, l’attuale commissario dello stesso ente porto, sdozzinate di cosiddetti imprenditori, tutti intercettati mentre si vantavano dei loro intrallazzi per favorire privatissimi interessi. Invece di congratularsi con i magistrati per aver scoperchiato il calderone di nefandezze, dalla politica arrivano lamentele: secondo ministri e potentati si sarebbe dovuto lasciar prima votare per le europee lasciando gli elettori all’oscuro di tutto.
A Ravenna la presidente onoraria del Ravenna Festival subisce critiche per aver girato le spalle a chi cercava di salvare le Torri Hamon che pur, in passato, aveva detto di voler tutelare. E invece di ravvedersi, seppur tardivamente, non trova di meglio che ringraziare la società che le ha demolite. Che, per coincidenza, finanzia lo stesso Festival.
Quel generale non licenziato e candidato ha scritto un libro. Lo ha intitolato: Il mondo al contrario. Anche Ravenna in Comune è dello stesso avviso. Ma non nel senso che intende il non antifascisa.
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Torri Hamon: si attacchino le Istituzioni che hanno consentito degrado e distruzione, non le associazioni e chi ha chiesto tutela e rispetto del PUG