Lo scorso 3 aprile il Sindaco, in un comunicato ufficiale scaturito dalla vicenda dell’abbattimento delle Torri Hamon, ha fatto alcune dichiarazioni circa l’area ex Sarom in cui si trovano. Dovremmo parlare delle torri più correttamente al passato però, vista la decisione di abbatterle assunta concordemente dall’Amministrazione Comunale e da quella Portuale in barba alla volontà popolare e alle precedenti decisioni assunte dalla stessa Amministrazione Comunale. Ne abbiamo già parlato e torneremo a farlo, ma in questa occasione intendiamo soffermarci piuttosto sulla condizione dell’area. Infatti il Sindaco ha fatto un elenco di quelli che ha definito «elementi oggettivi che non possono essere ignorati». Tra questi ha inserito «la condizione di inquinamento dell’area dove sorgono le torri, che rende proibitiva qualsiasi forma di rigenerazione urbana con usi civili». Ha ricordato infatti che in quell’area «c’era una raffineria petrolifera, segno nel contempo del lavoro e dell’inquinamento». Per cui, ha ribadito, «l’enorme costo di un’eventuale ristrutturazione e bonifica che dovrebbe essere finalizzato al mero mantenimento e non alla fruizione. Tutte le proposte rispetto a eventuali funzioni civili, ricreative e dello spettacolo, seppur suggestive, sono infatti totalmente incompatibili con lo stato di inquinamento dell’area e con la prossimità con attività petrolifere e chimiche a rischio rilevante».
Questo aspetto del permanente inquinamento dell’area è stato giustamente colto da forze politiche ed associazioni nonché da cittadini che ne hanno prontamente denunciato l’inaccettabilità. Italia Nostra già il 4 aprile rappresentava così il sentire comune della Città: «La bonifica, a quanto risulta, è già stata effettuata: ma se lo è stato fatto ad un livello non sufficiente per l’uso pubblico, si proceda e la si completi. Il Sindaco, come tutore della salute pubblica, ha tutto il potere per richiederlo. Questione di costi? Ma, allora, perché invece dobbiamo pagare ad ENI, tramite l’Autorità di Sistema Portuale, quasi 8 milioni di euro di soldi pubblici per un terreno ancora non completamente bonificato, previa distruzione delle torri che possiamo definire un “patrimonio collettivo” della città di Ravenna?».
L’ENI non poteva rimanere in silenzio e il giorno dopo, il 5 aprile, a sua volta forniva una sua ricostruzione dei fatti relativi all’inquinamento e alla bonifica: «L’ex raffineria S.A.R.O.M. di Ravenna, costruita e avviata negli anni ‘50 dal gruppo Monti, occupava un’area di 55 ettari lungo la banchina destra del canale Candiano nell’area industriale di Ravenna ed era dotata di 4 serbatoi per greggio da 160.000 mc. Le quattro torri di raffreddamento a convezione naturale “HAMON” a servizio degli impianti produttivi sono state costruite e collaudate negli anni 1958-1963. Nel 1985 l’attività di raffinazione è cessata e il sito è stato adibito a deposito di stoccaggio per carburanti e GPL. Tra il 1986 e il 1988, quando l’area era già solo un deposito, S.A.R.O.M. è stata incorporata in Agip Petroli. Nel 2000 e nel 2003 sono cessate le attività del deposito carburanti e del deposito GPL. Tra il 2006 e il 2008 è stato effettuato lo smantellamento e demolizione di tutti gli impianti e serbatoi dell’area e a seguire è stata effettuata la rimozione delle strutture interrate. È stata quindi avviata la bonifica delle matrici ambientali nelle aree della raffineria, ex GPL e nell’area serbatoi; è ancora presente un sistema di messa in sicurezza delle acque sotterranee, del quale si prevede di completare le attività di bonifica nel 2027. L’area è destinata, ai sensi della normativa vigente, a un utilizzo di tipo industriale/commerciale; infatti, una parte delle aree (10 ettari) è già stata ceduta a terzi. Nel 2021 il procedimento di bonifica dei suoli è stato dichiarato concluso con Determina Dirigenziale di ARPA Emilia-Romagna».
Ci troviamo dunque di fronte a una contraddizione. Il terreno è stato bonificato oppure no? L’area è interdetta all’uso oppure no? In Consiglio Comunale il 9 aprile ha provato a chiarire l’Assessora all’Urbanistica ravennate: «Tutta l’area dell’ex SAROM è stata bonificata, la bonifica sta giungendo al termine, e la bonifica ha portato ad una classificazione dei terreni in classe B. Gli utilizzi previsti per queste aree sono quelli compatibili con un terreno che non è in classe A, che è quello che si utilizza per gli usi civili, per i parchi, i giardini, le aree pubbliche».
In buona sostanza, la bonifica effettuata non ha cambiato di una virgola la situazione di impiego. L’unico utilizzo consentito, come dichiarato da ENI e confermato dall’Assessora, resta lo stesso di prima: industriale. I terreni, per farne un uso diverso, sono ancora considerati non bonificati. Cioè con la presenza di sostanze inidonee ad un uso diverso, come sarebbe anche solo un parco. In pratica ha ragione il Sindaco a definirle ancora inquinate. La situazione è paradossale. Un cittadino di Ravenna può essere costretto a trascorrervi l’intero orario di lavoro senza l’adozione di alcuna particolare precauzione ma, nel tempo libero, non potrebbe accedervi a causa dell’inquinamento residuo. Di fatto è quello che accadrà con la prossima vendita di quei terreni da ENI all’Autorità Portuale. ENI verrà liberata da ogni ulteriore onere di bonifica, benché quella finora eseguita non permetta nemmeno di farvi una passeggiata, ricavandoci inoltre 8 milioni di euro di risorse pubbliche. I terreni diventeranno demanio dello Stato e, quindi, ogni ulteriore bonifica per riuscirci a fare qualcosa di diverso, rispetto al solo stazionamento di pannelli solari effettuato dall’Autorità Portuale, sarà per sempre ad esclusivo carico del sistema pubblico. Si pone dunque il problema delle conseguenze sotto il profilo della salute della presenza umana in ambienti inquinati che non vengono restituiti alla loro condizione originaria con profitto per l’inquinatore e danno per il cittadino.
Come Ravenna in Comune porremo anche questo tema questa sera, in occasione dell’incontro con la dottoressa Silvia Maritano dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (A.I.E.), organizzato dal Coordinamento Ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile di cui facciamo parte. L’incontro, dal titolo “Pensare alla Salute Planetaria: gli impatti del Cambiamento Climatico e dell’inquinamento su malattie, qualità della vita e costi sanitari” si terrà dalle 20.30 di oggi, 15 aprile, presso la Sala Ragazzini di Largo Firenze (dietro la chiesa di San Francesco), a Ravenna. Invitiamo alla partecipazione.
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Ravenna. “Per il Clima – Fuori dal Fossile” organizza l’incontro “Pensare alla Salute Planetaria”
Accedendo agli archivi Ausl procura inail inps e aea ma sopratutto facendo appello agli ex-operai e alle loro famiglie occorre fare un quadro realistico dell’impatto sanitario
Noi come AEA abbiamo dati in archivio ma si tratta della punta dell’iceberg
Vito Totire