Con l’abbattimento delle torri Hamon pensavano di farla franca. Sì, insomma, pensavano di riuscire a tirar giù tutto senza far tanto rumore in Città. Dopotutto cosa saranno mai quattro calcinacci tenuti insieme con lo sputo? (anche se poi salta fuori che la struttura è talmente salda e in sicurezza da richiedere almeno tre mesi per la totale demolizione, pezzo a pezzo). Non sono mica le piramidi, si potrebbe dire (e qualcuno, il Presidente dell’Ente Porto, lo ha proprio detto, letteralmente). L’idea era quella di rivelarlo all’ultimo momento, sotto le feste di Pasqua, quando la gente è distratta dai casi suoi, dando anche l’idea di essere stato un bravo amministratore (il Sindaco) a non averlo fatto passare totalmente sotto silenzio. «Ho immediatamente dato comunicazione a tutta la comunità perché giustamente si potesse aprire un dibattito pubblico fra istituzioni e cittadini» ha dichiarato de Pascale, riferendosi al suo comunicato ufficiale del 27 marzo. Immediatamente? E lo avrebbe fatto perché si potesse aprire un dibattito pubblico?
ENI, proprio ieri, lo ha smentito seccamente segnalando di star abbattendo le torri con attività «già previste e comunicate nei mesi scorsi sia al Comune che ad AdSP». E le prime informazioni sono state ancora precedenti dice ENI: «dopo aver informato il Comune di Ravenna dell’interesse dell’Autorità Portuale per l’area, l’operazione è stata definita a fine 2023». E quale dibattito poteva mai pensare si svolgesse, signor Sindaco, con la pinza elettromeccanica entrata immediatamente in azione a smantellare le torri pezzo a pezzo?
Il Sindaco, costretto dall’importante reazione cittadina a giustificarsi, quando pensava di aver già detto anche troppo, aggiunge beffa al danno quando rivela: «la condizione di inquinamento dell’area dove sorgono le torri, che rende proibitiva qualsiasi forma di rigenerazione urbana con usi civili». E lo ribadisce pure, denunciando l’incompatibilità di qualunque fruizione «con lo stato di inquinamento dell’area e con la prossimità con attività petrolifere e chimiche a rischio rilevante». Anche in questo caso, però, viene smentito da ENI che, colpita sul vivo, puntualizza: «Tra il 2006 e il 2008 è stato effettuato lo smantellamento e demolizione di tutti gli impianti e serbatoi dell’area e a seguire è stata effettuata la rimozione delle strutture interrate. È stata quindi avviata la bonifica delle matrici ambientali nelle aree della raffineria, ex GPL e nell’area serbatoi; è ancora presente un sistema di messa in sicurezza delle acque sotterranee, del quale si prevede di completare le attività di bonifica nel 2027. L’area è destinata, ai sensi della normativa vigente, a un utilizzo di tipo industriale/commerciale; infatti, una parte delle aree (10 ettari) è già stata ceduta a terzi. Nel 2021 il procedimento di bonifica dei suoli è stato dichiarato concluso con Determina Dirigenziale di ARPA Emilia-Romagna».
Ultimo aspetto sottolineato dal Sindaco è «l’enorme costo di un’eventuale ristrutturazione e bonifica che dovrebbe essere finalizzata al mero mantenimento e non alla fruizione». Su ciò ENI ricorda di aver concluso un accordo con l’Autorità Portuale già nel 2021, informandone il Comune: «è stato firmato un protocollo d’intesa per la finalizzazione dell’operazione, che ha consentito all’Autorità Portuale di concorrere per i fondi del PNRR». Si tratta di fondi rilevanti di cui aveva già dato notizia il Presidente dell’Ente Porto (quello delle piramidi): «nell’ambito delle attività previste dal “PNRR Green Ports” il finanziamento di circa 10 milioni e mezzo di euro per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico progettato dall’Autorità Portuale di Ravenna».
Ravenna in Comune ricorda al Sindaco che vale per le Amministrazioni quanto vale per le generazioni che si susseguono l’una all’altra: è preciso impegno di un’Amministrazione quello di trasmettere all’Amministrazione successiva quanto ricevuto dalla precedente. Dunque, se al momento, per ragioni difficilmente comprensibili alla luce di quanto sopra dichiarato da ENI, non fosse possibile un impiego diretto delle torri, le si devono quanto meno mantenere in piedi. Come hanno fatto le Amministrazioni Mercatali e Matteucci. E poi le si devono conservare, come nessuna amministrazione ha chiesto ad ENI di fare. Nemmeno l’Amministrazione de Pascale, nonostante quanto preveda il proprio Regolamento di Polizia Urbana (art. 7 – Incuria, degrado ed occupazione abusiva di immobili e terreni). È un costo enorme anche la manutenzione ordinaria? E a quanto ammonta questo costo? Nessuno lo dice. Cosi come nessuno dice cosa debba intendersi per “enorme”, concetto chiaramente relativo. ENI, nei giorni scorsi ha annunciato che, per il solo 2023, ha già messo in carniere 8 miliardi di euro di utili. L’Autorità Portuale, a fine anno, aveva annunciato un piano biennale da 3,2 miliardi di euro di investimenti.
Da giorni si susseguono in Città ma anche a livello nazionale prese di posizione pubbliche di protesta per gli abbattimenti e di favore per il mantenimento delle Torri Hamon. Come Ravenna in Comune di tutte le domande che abbiamo posto e che non hanno trovato risposta teniamo particolarmente a che si riscontri questa: «Come possono soggetti pubblici e sotto controllo pubblico, demolire o, quanto meno, consentire che si demoliscano le Torri Hamon, spendendo soldi pubblici, in palese contrasto con la volontà e l’interesse popolare?».
Domenica 7 aprile dalle ore 16.00 in Darsena si terrà una manifestazione per il salvataggio delle Torri. Sarà preceduta da un ritrovo, alle 14.00, sulla sponda nord del canale, presso il ponte apribile, per raggiungere in passeggiata la Darsena. Ravenna in Comune, che ha aderito a questa e alle precedenti iniziative, invita caldamente tutte e tutti a partecipare, tornando a ringraziare Italia Nostra per aver preso la guida di questa campagna.
#RavennainComune #Ravenna #TorriHamon #ENI #ItaliaNostra
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Area ex Sarom non sottoposta a vincoli di tutela. ENI abbatterà le torri Hamon in 3 mesi. A breve la vendita dell’area ad AP per il parco fotovoltaico
Fonte: Ravenna Notizie del 5 aprile 2024
Lettera Aperta del sindaco de Pascale sulle torri Hamon: erano già compromesse negli anni ’90, impossibile recuperarle, e in quell’area non si può fare rigenerazione urbana per usi civili