Come ogni domenica approfittiamo della rubrica “COSE FUORI DAL COMUNE” per posare uno sguardo fuori dall’orticello. Non che Ravenna in Comune non sia attenta a ciò che accade fuori dalle mura ma, ovviamente, teniamo un occhio ben aperto soprattutto su ciò che concerne il nostro territorio. Non c’è bisogno di spiegarlo visto che, la lotta per il cambiamento in meglio di quanto riguarda la dimensione locale, è la nostra stessa ragion d’essere come forza politica. La domenica, però, ci sentiamo un po’ più libere e liberi del solito nell’aprirci a quanto accade anche a grande distanza da Ravenna, dal suo forese e dai suoi lidi.
Oggi, ad esempio, è a Sassari che guardiamo. L’Assemblea degli Studenti per la Palestina – Città di Sassari ha inviato alle redazioni un appello ed una lettera aperta che riproduciamo integralmente di seguito. Prima però premettiamo alcuni passaggi essenziali a comprendere perché ce ne stiamo occupando proprio adesso e proprio a Ravenna.
«L’Assemblea degli Studenti per la Palestina ha preso forma nella prima settimana di febbraio 2024, in seguito all’assemblea cittadina dedicata alla Palestina tenutasi a Sassari il 3 febbraio. Lo scopo principale è quello di sostenere il popolo e la resistenza Palestinese, integrandosi attivamente nel movimento per la liberazione totale della Palestina sia in Sardegna che in tutto il territorio italiano. L’Assemblea si impegna a mobilitarsi per contrastare il genocidio in corso a Gaza e in Cisgiordania. Inoltre, mira a separare il mondo accademico e dell’istruzione dalla militarizzazione e dal sionismo. La comunità palestinese residente a Sassari è attivamente presente all’interno dell’organizzazione.
Questi principi fondamentali hanno guidato l’organizzazione dell’Assemblea, che ha quindi organizzato la grande manifestazione sassarese del 23 febbraio in concomitanza con lo sciopero studentesco e dei lavoratori a sostegno della Palestina. Il corteo, culminato nella Piazza dell’Università, ambiva a un confronto con le istituzioni universitarie, e in particolare con il Magnifico Rettore, con due obbiettivi politici: il chiarimento sulle collaborazioni che la Leonardo S.p.A. ha già intrattenuto con l’Università di Sassari e la rottura chiara, definitiva e pubblica di ogni possibile accordo tra l’istituzione e l’azienda militare. A tal proposito è stata prodotta una lettera aperta».
Perché Leonardo è stata presa come esempio e obiettivo? «Leonardo S.p.A. è un gruppo industriale internazionale, che mantiene rapporti estremamente stretti con il governo italiano. La compagnia è proprietà al 30% del Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, mentre il 51,8% delle sue azioni è detenuto da investitori istituzionali prevalentemente britannici e statunitensi. […] Nel luglio 2022, Leonardo acquisisce la società israeliana RADA, specializzata in radar per la difesa a corto raggio e anti-droni. Questo testimonia non solo il legame che esiste tra Leonardo e Israele, ma anche la presenza fisica dell’ex Finmeccanica nel territorio occupato da Israele. Tale società, ora chiamata DRS RADA Technologies, ha partecipato alla realizzazione di “Iron Fist”, un sistema di protezione attivo montato sui nuovi mezzi corazzati da combattimento delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), immediatamente utilizzati nell’invasione di Gaza e nel genocidio del popolo Palestinese sin da questo ottobre. Stesso discorso per i giganteschi bulldozer blindati Caterpillar D9, adoperati per distruggere abitazioni e strutture palestinesi, che sono dotati dei sistemi di protezione attiva e dei radar tattici di DRS RADA.
Israele, dunque, non è solo “un cliente” di Leonardo, in quanto quest’ultimo ospita stabilimenti e dipendenti di Leonardo. La DRS RADA Technologies del gruppo Leonardo conta 248 dipendenti e ha tre sedi nello stato d’Israele Nel febbraio del 2023, come se non bastasse, Leonardo ha siglato due accordi di partnership in ambito di innovazione, uno con la Israeli Innovation Authority e l’altro con Ramot Tel Aviv University.
Il Distretto Aerospaziale della Sardegna (DASS) è stato costituito nel 2013 ed ha aderito al Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio l’anno successivo. Il DASS oggi conta 30 soci, cinque di essi sono pubblici, tra cui Università di Sassari e Università di Cagliari, e il resto sono privati, tra cui proprio Leonardo S.P.A. Il DASS, per quanto tra i suoi obiettivi ponga quello di operare “nell’ambito di nuove tecnologie per l’esplorazione umana della Luna, di Marte e degli asteroidi”, si concentra anche sullo “sviluppo di una piattaforma nazionale di prova e certificazione di aeromobili a pilotaggio remoto”. In parole povere: droni. E chiunque sa a cosa servano. È ovvio pensare a un utilizzo anche militare di tali tecnologie. Tanto perché Leonardo è un’azienda partecipe a questo progetto, quanto perché il DASS trova il suo primo motore nel poligono interforze sperimentale del Salto di Quirra (PISQ). Il pericolo è che sia in atto un ulteriore sfruttamento militare dell’area, e che questo sfruttamento venga mascherato da progetti di tipo civile o da greenwashing ambientale. E quindi si finisca per pulire l’immagine della sperimentazione bellica al pubblico, mentre di fatto l’Israeli Defense Forces, coopera con l’Esercito Italiano e Leonardo».
Dalla comprensione di tutto ciò è sorta l’azione dell’Assemblea sassarese per ottenere la cessazione immediata degli accordi che l’Università intrattiene con Leonardo. Scrive così l’Assemblea che «Il nostro è un atto d’amore nei confronti dell’Università: proprio perché riconosciamo l’importanza strutturale che gli atenei hanno nello sviluppo della personalità, e come presidio di libero pensiero con ricadute immediate sul territorio, non possiamo tollerare che quella stessa istituzione che forma e ha formato tanti di noi collabori con una fabbrica di morte con le mani sporche di sangue (non solo) palestinese».
A Ravenna e alle istituzioni dell’Università dell’Alma Mater di Bologna Leonardo arriva grazie al ruolo di docente rivestito presso il corso di laurea in Società e culture del Mediterraneo dall’ex segretario piddino ed ex parlamentare pure piddino Alberto Pagani. Un docente particolare di un corso particolare (“Il terrorismo internazionale in epoca contemporanea”) che così lo presenta: «Obiettivo del corso è fornire agli studenti gli strumenti per comprendere il terrorismo come forma di guerra asimmetrica, con particolare attenzione per il fenomeno jihadista […] nel contesto islamico mediorientale e nella dimensione storica, dal terrorismo arabo-palestinese degli anni settanta alle milizie sciite di Hezbollah, da Al Qaeda all’ISIS». Abbiamo avuto modo nel recente di occuparci di questo personaggio (“Il PD ha ancora canali aperti con le barbe finte?”). Tra l’altro Leonardo a Ravenna si nasconde dietro la Fondazione Med-Or costituita dalla stessa Leonardo dichiaratamente «per unire competenze e capacità dell’industria con il mondo accademico». Ravenna si è trovata così già in passato a fare da palcoscenico per le frequenti ospitate di Marco Minniti, ex potente ministro piddino ed attuale presidente della fondazione di cui, invece, ha avuto modo di parlare (male) un suo collega di partito ravennate, Andrea Maestri, descrivendone le politiche di contrasto all’immigrazione ne “L’uomo nero. La guerra ai migranti di Minniti” (Manifestolibri 2018). Ora il giro si allarga. Il prossimo venerdì, il 15 marzo, alle 18.00, Pagani porta alla ribalta universitaria il direttore delle relazioni istituzionali di Med-Or, Andrea Manciulli, ex parlamentare piddino come Pagani e già Presidente della Delegazione parlamentare italiana alla NATO. Il tema: “Il Nemico Silente. Presenza ed evoluzione della minaccia jihadista nel Mediterraneo allargato”. Si tratta di chi, già il giorno dopo il 7 ottobre, teorizzava: «L’Europa non può permettersi di non avere una forza militare a sostegno delle politiche. […] I paesi europei devono superare le loro divisioni sulle tematiche del Mediterraneo e dell’Africa, poiché queste divisioni sono state agilmente sfruttati da altri attori, come ad esempio la Federazione Russa, per guadagnare influenza e potere a scapito nostro. Il nostro governo deve coalizzarsi con altri paesi europei come Francia, Germania e Spagna per sviluppare una politica euro-mediterranea comune. Andando così anche a soddisfare le richieste di Washington sull’assunzione di responsabilità nei confronti dei nostri confini».
E allora, ci domandiamo, e domandiamo anche alle organizzazioni studentesche che hanno partecipato alla grande assemblea del 7 febbraio scorso “Blocchiamo il traffico di armi nel porto di Ravenna. Fermiamo il massacro del popolo palestinese”:
Non è tempo di chiedere anche per Ravenna e per le sue istituzioni scolastiche e universitarie la cessazione di ogni collaborazione con quella fabbrica di morte chiamata Leonardo, con il suo braccio armato chiamato Fondazione Med-Or e con tutti i rappresentanti di quel traffico di merce bellica con le mani grondanti di sangue palestinese?
[Nella foto: il presidio di sostegno al popolo palestinese in Piazza Anita Garibaldi, a Ravenna, il 29 ottobre 2023]
#RavennainComune #Ravenna #Israele #Palestina #Leonardo #FonazioneMedOr
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Da Gaza a Sassari
Introduzione
L’urlo di disperazione che arriva dal popolo Palestinese – un urlo che arriva da lontano, ma che trova il suo culmine in quello che sta accadendo da oltre centocinquanta giorni – è un imperativo morale che per noi non può rimanere lettera morta. Si sentono spesso le lamentele per il senso d’impotenza che ci pervade quando osserviamo le immagini di un genocidio in diretta social: corpi straziati, madri che piangono sui cadaveri dei propri bambini, persone ridotte al grado zero di umanità in fila per un tozzo di pane. L’impotenza è una storia che ci raccontiamo, ed è una storia falsa. Noi invece siamo molto potenti: sia a livello individuale (si pensi per esempio alle pratiche di boicottaggio di aziende e multinazionali complici di Israele), sia, soprattutto, a livello di pratica politica collettiva. Scendere in piazza attorno a pochi contenuti politici, ma alti e rigorosi, è sicuramente il primo passo: sì alla liberazione totale e incondizionata della Palestina, stop al genocidio, sostegno alla Resistenza Palestinese, no al dirittoumanismo delle anime candide che, nel nome di categorie mielose e astoriche, nel profondo si beano dello sterminio dei palestinesi, poiché consente loro di mostrarsi occidentali buoni, sofferenti dalle disgrazie altrui ma al contempo indifferenti a loro a causa di una vomitevole ed esplicita equidistanza politica. Questa, tuttavia, rischia di essere una pratica strumentalizzabile e senza ricadute reali, se non si accompagnano istanze politiche concrete che mirino alla fine di ogni complicità col genocidio da parte di tutti gli enti e istituzioni in cui ricadono le comunità popolari in questione. Come Assemblea studentesca per la Palestina della città di Sassari, che riunisce tanto studenti medi quanto universitari, vogliamo portare la nostra testimonianza di mobilitazione pacifica, lotta, socialità. In particolare, vogliamo parlarvi della Leonardo S.p.A. e degli accordi che intrattiene con l’Università degli Studi di Sassari (UNISS), e della nostra vertenza per farli cessare immediatamente. Il nostro è un atto d’amore nei confronti dell’Università: proprio perché riconosciamo l’importanza strutturale che gli atenei hanno nello sviluppo della personalità, e come presidio di libero pensiero con ricadute immediate sul territorio, non possiamo tollerare che quella stessa istituzione che forma e ha formato tanti di noi collabori con una fabbrica di morte con le mani sporche di sangue (non solo) palestinese.
Che cos’è la Leonardo S.P.A.
Leonardo S.p.A. è un gruppo industriale internazionale, che mantiene rapporti estremamente stretti con il governo italiano. La compagnia è proprietà al 30% del Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, mentre il 51,8% delle sue azioni è detenuto da investitori istituzionali prevalentemente britannici e statunitensi.
Prima dell’aprile 2016, l’azienda era nota come Finmeccanica SPA. A partire dal 1º gennaio 2016, le attività delle società produttrici di armamenti, AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Selex ES, OTO Melara e WASS, sono state integrate in Leonardo.
A livello internazionale, Leonardo si posiziona come la dodicesima impresa bellica a livello mondiale e la prima nell’Unione Europea per dimensioni, con il 68% del suo fatturato proveniente dal settore difesa. Il nome della società è stato cambiato in Leonardo dopo lo scandalo del 2016 riguardante corruzione internazionale e fatturazioni false, precedente denominazione Finmeccanica. Questo cambio di nome rappresenta un tentativo di rinnovare l’immagine aziendale, attingendo al prestigio del celebre scienziato, inventore e artista del Rinascimento italiano, Da Vinci, noto per i suoi contributi straordinari all’umanità.
Nonostante la sua recente enfasi sul settore aerospaziale, difesa e sicurezza, Leonardo S.p.A. ha progressivamente abbandonato – per propria ammissione – molti dei suoi settori produttivi civili nel corso degli ultimi decenni, partendo dal settore ferroviario. Nel bilancio del 2022, l’azienda rivela che l’83% del suo fatturato proviene dal settore difesa, con l’88% dei clienti appartenenti al governo. Pur dedicandosi principalmente al business della difesa, Leonardo S.p.A. opta per una posizione nel mercato più generico e accattivante del settore aerospaziale, difesa e sicurezza. Ciò nonostante, il conglomerato industriale mantiene un ruolo chiave nei principali programmi strategico-bellici a livello globale, fungendo da partner tecnologico per governi, istituzioni ed imprese.
Risale al 4 febbraio 2024 l’ultimo accordo che Leonardo S.p.A. ha siglato con il Ministero degli Investimenti dell’Arabia Saudita e l’Autorità Generale per l’Industria Militare. Le aree di cooperazione sono molteplici, e hanno quasi tutte un focus bellico: spazio, manutenzione, revisione e riparazione di aerostrutture, localizzazione di sistemi di guerra elettronica, radar e assemblaggio di elicotteri.
La collaborazione, inoltre, è centrata su aree specifiche, come il combattimento aereo e l’integrazione multi-dominio, che consiste, in sintesi, nell’identificazione dei punti deboli del nemico.
Non è una novità che Leonardo fornisca servizi, piattaforme e tecnologie ai sauditi. Da decenni vende loro strumenti, tecnologie belliche, dispositivi per la difesa marittima, aerea e cyber e, nel 2007, ha fornito 72 cacciabombardieri “Eurofighter Typhoon” (per il valore complessivo di 6,5 miliardi di euro).
Le caratteristiche degli aerei da guerra sono state sperimentate e apprezzate dall’aeronautica saudita nella guerra contro lo Yemen, contro il Movimento Houthi – cominciata nel 2015 con l’appoggio della maggior parte dei governi occidentali, Italia inclusa – con un immane tributo di sangue civile.
Secondo le stime dell’Onu, ci sono state almeno 10 mila vittime tra la popolazione yemenita.
Il regime di Riyad ha poi richiesto a Leonardo altri 48 cacciabombardieri Eurofighter.
Secondo l’UNDP, l’Agenzia per lo sviluppo dell’ONU, «nel 2021, nello Yemen, ogni 9 minuti è morto un bambino di meno di 5 anni», a causa dei bombardamenti sauditi, della distruzione e devastazione da essi causati e dei suoi successivi effetti sui civili.
Inoltre, è doveroso ricordare anche che lo stato saudita è retto da un governo autoritario-dinastico che non rispetta i più elementari diritti umani. La pena di morte viene applicata spesso senza processi regolari e con esecuzioni pubbliche (nel 2022, 196; nel 2023, 170).
Nonostante tutto ciò, il Presidente del CdA di Leonardo SPA, Stefano Pontecorvo, festeggia l’accordo coi sauditi di febbraio asserendo: «Questa firma rappresenta non solo un’importante opportunità per consolidare la cooperazione sulla difesa e rafforzare una visione comune sulle operazioni future del combattimento aereo, ma anche una piattaforma per sviluppare congiuntamente nuove tecnologie, attraverso l’esperienza e le capacità delle parti».
Il 12 Gennaio 2024, Papa Francesco ha rifiutato una donazione per un milione e mezzo da parte di Leonardo SPA, fatto che ha causato non poco imbarazzo nella società produttrice di armi. Tant’è che ha replicato sostenendo che nessuno dei sistemi di loro produzione è utilizzato in termini offensivi.
Un’affermazione che però stride con la realtà, come fa notare Giorgio Beretta, analista per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e per la Rete italiana pace e disarmo, che su X (ex Twitter) chiede spiegazioni sui rapporti commerciali tra Israele e il colosso industriale italiano. Nel suo post, infatti, Beretta allega una serie di immagini e documenti che mostrano pagamenti milionari effettuati da Tel Aviv in favore di Leonardo SPA. Nel 2022, le entrate per “i signori italiani del mercato della guerra” da parte di Israele erano per più di 23 milioni.
Negli stessi giorni, The Weapons Watch ha pubblicato dei frame estrapolati da un breve filmato delle Forze armate israeliane (IDF) che mostra navi da guerra al largo dalla costa di Gaza che sparano e colpiscono le aree urbane settentrionali della Striscia, bombardando la zona civile “con cannoni navali super rapidi Oto Melara 76/62 Multi-Feeding da 76mm, costruiti nello stabilimento Leonardo (ex Oto Melara) di La Spezia”.
Ripercorriamo ora gli ultimi anni di rapporti strettissimi tra Leonardo SPA e Israele.
Nel 2012, fornitura da parte Finmeccanica di 30 velivoli d’addestramento M-346 per l’Aeronautica Militare Israeliana.
Tra il 2014 e il 2016, vengono consegnati a Israele 30 esemplari di caccia Alenia Aermacchi M-346 Master ‘Lavi’, trasformabili nella versione armata fighter attack, dotabile di mitragliatrici da 20 millimetri, cannoncino da 30 millimetri, sistemi di ancoraggio, sgancio di bombe e di missili aria-aria o aria-terra.
Nel luglio 2022, Leonardo acquisisce la società israeliana RADA, specializzata in radar per la difesa a corto raggio e anti-droni. Questo testimonia non solo il legame che esiste tra Leonardo e Israele, ma anche la presenza fisica dell’ex Finmeccanica nel territorio occupato da Israele.
Tale società, ora chiamata DRS RADA Technologies, ha partecipato alla realizzazione di “Iron Fist”, un sistema di protezione attivo montato sui nuovi mezzi corazzati da combattimento delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), immediatamente utilizzati nell’invasione di Gaza e nel genocidio del popolo Palestinese sin da questo ottobre.
Stesso discorso per i giganteschi bulldozer blindati Caterpillar D9, adoperati per distruggere abitazioni e strutture palestinesi, che sono dotati dei sistemi di protezione attiva e dei radar tattici di DRS RADA.
Israele, dunque, non è solo “un cliente” di Leonardo, in quanto quest’ultimo ospita stabilimenti e dipendenti di Leonardo. La DRS RADA Technologies del gruppo Leonardo conta 248 dipendenti e ha tre sedi nello stato d’Israele
Nel febbraio del 2023, come se non bastasse, Leonardo ha siglato due accordi di partnership in ambito di innovazione, uno con la Israeli Innovation Authority e l’altro con Ramot Tel Aviv University.
Che rapporti ha l’Università di Sassari
Il Distretto Aerospaziale della Sardegna (DASS) è stato costituito nel 2013 ed ha aderito al Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio l’anno successivo.
Il DASS oggi conta 30 soci, cinque di essi sono pubblici, tra cui Università di Sassari e Università di Cagliari, e il resto sono privati, tra cui proprio Leonardo S.P.A.
Il DASS, per quanto tra i suoi obiettivi ponga quello di operare «nell’ambito di nuove tecnologie per l’esplorazione umana della Luna, di Marte e degli asteroidi», si concentra anche sullo «sviluppo di una piattaforma nazionale di prova e certificazione di aeromobili a pilotaggio remoto». In parole povere: droni. E chiunque sa a cosa servano.
È ovvio pensare a un utilizzo anche militare di tali tecnologie. Tanto perché Leonardo è un’azienda partecipe a questo progetto, quanto perché il DASS trova il suo primo motore nel poligono interforze sperimentale del Salto di Quirra (PISQ).
Il pericolo è che sia in atto un ulteriore sfruttamento militare dell’area, e che questo sfruttamento venga mascherato da progetti di tipo civile o da greenwashing ambientale. E quindi si finisca per pulire l’immagine della sperimentazione bellica al pubblico, mentre di fatto l’Israeli Defense Forces, coopera con l’Esercito Italiano e Leonardo.
Ma non è solo nel contesto del DASS che Università di Sassari e Leonardo S.p.A. si trovano a cooperare.
Facendo una semplice ricerca sul sito dell’UNISS, scrivendo “Leonardo S.p.A.” è possibile trovare un link che scaricherà automaticamente un file Excel dove sarà possibile trovare acquisti di beni e servizi (non specificati) da Leonardo SPA per un totale di circa 40 mila euro.
Inoltre, il comitato scientifico di Leonardo SPA. non è composto solo da esperti di tecnica e tecnologia militare, ma anche da accademici focalizzati in vari ambiti.
Oltre al sopracitato DASS, l’ateneo ha intrattenuto relazioni e organizzato conferenze e seminari con il Colonnello Roberto Vittori, con il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Marco Tavani, entrambi membri del comitato scientifico della “Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine” e Luciano Violante, il Presidente della Fondazione Leonardo stessa.
Risulta cruciale interrogarsi sui ruoli che ricoprono in un’azienda coinvolta nel genocidio del popolo Palestinese e nel mercato bellico. Il contesto del DASS sarà pure centrato su interessi di studio e innovazione, ma si traduce in ricerca militare.
Ciò non fa che rendere più solido il legame tra l’Università di Sassari e il commercio di armi che vengono utilizzate in guerre di sterminio, come avviene ogni istante in Palestina per mano dell’esercito israeliano.
Cosa abbiamo fatto noi
L’Assemblea degli Studenti per la Palestina ha preso forma nella prima settimana di febbraio 2024, in seguito all’assemblea cittadina dedicata alla Palestina tenutasi a Sassari il 3 febbraio.
Lo scopo principale è quello di sostenere il popolo e la resistenza Palestinese, integrandosi attivamente nel movimento per la liberazione totale della Palestina sia in Sardegna che in tutto il territorio italiano. L’Assemblea si impegna a mobilitarsi per contrastare il genocidio in corso a Gaza e in Cisgiordania. Inoltre, mira a separare il mondo accademico e dell’istruzione dalla militarizzazione e dal sionismo. La comunità palestinese residente a Sassari è attivamente presente all’interno dell’organizzazione.
Questi principi fondamentali hanno guidato l’organizzazione dell’Assemblea, che ha quindi organizzato la grande manifestazione sassarese del 23 febbraio in concomitanza con lo sciopero studentesco e dei lavoratori a sostegno della Palestina. Il corteo, culminato nella Piazza dell’Università, ambiva a un confronto con le istituzioni universitarie, e in particolare con il Magnifico Rettore, con due obbiettivi politici: il chiarimento sulle collaborazioni che la Leonardo S.p.A. ha già intrattenuto con l’Università di Sassari (di cui abbiamo già parlato nel precedente paragrafo), e la rottura chiara, definitiva e pubblica di ogni possibile accordo tra l’istituzione e l’azienda militare. A tal proposito è stata prodotta una lettera aperta[1].
Il Magnifico Rettore non ha voluto ricevere la nostra rappresentanza, che ha invece incontrato un suo delegato. Nonostante le rassicurazioni verbali sulla natura degli accordi tra Leonardo e UNISS, non è stata pubblicata nessuna nota scritta e ufficiale né sul primo punto, né sul secondo. La mobilitazione, pertanto, prosegue.
Assemblea degli Studenti per la Palestina
Città di Sassari
Fonte: L’Antidiplomatico dell’8 marzo 2024
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L’Assemblea degli Studenti di Sassari chiede all’Università di chiarire i rapporti con Leonardo
L’Assemblea degli Studenti per la Palestina si costituisce nella prima settimana di febbraio 2024, dopo l’assemblea cittadina per la Palestina tenutasi a Sassari il 3 Febbraio.
L’obiettivo dell’Assemblea, oltre a sostenere il popolo e la resistenza palestinese, a inserirsi nell’attivissimo movimento per la liberazione totale della Palestina in Sardegna e su tutto il territorio dello stato italiano, a mobilitarsi per contribuire a fermare il genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania, è quello di slegare il mondo accademico e dell’istruzione dalla militarizzazione e dal sionismo.
Questi obiettivi di principio li hanno portati ad organizzarsi in Assemblea e, successivamente, in corteo il 23 febbraio durante lo sciopero studentesco e dei lavoratori per la Palestina, rivendicando proprio un’istruzione che tenga conto autenticamente dell’etica nella formazione, del rispetto dei diritti umani e politici, del diritto internazionale, del diritto dei popoli all’autodeterminazione e che condanni ogni forma di colonialismo, oppressione e occupazione militare.
Nel particolare, l’Assemblea si è concentrata nello studio dei rapporti tra l’Università di Sassari e la multinazionale italiana Leonardo S.p.A., che opera nella produzione e vendita di armi, anche nei confronti dello stato d’apartheid di Israele. Una collaborazione che viola palesemente l’etica della formazione e crea dei nessi espliciti tra l’Università di Sassari e i massacri quotidiani compiuti dall’esercito israeliano a Gaza.
L’Assemblea ha quindi prodotto un dossier di analisi che ha inviato al Rettore dell’Università di Sassari, in cui chiede un confronto con le istituzioni universitarie e le invita a recidere ogni tipo di accordo con il colosso industriale italiano.
Ecco la lettera del 20 febbraio che l’Assemblea ha deciso di rendere pubblica dal momento che il rettorato non ha ritenuto di dover aprire un necessario tavolo di discussione su questo tema centrale nel nostro presente incerto e sconvolto.
Gentile prof. Mariotti,
noi studentesse e studenti dell’Università di Sassari, riuniti nella Assemblea Studentesca per la Palestina, con questa lettera le chiediamo la possibilità di un colloquio pubblico con la Sua persona. Tale incontro desideriamo si svolga in data venerdì 23 febbraio 2024, alle ore 11:30, in concomitanza con lo sciopero, e annessa manifestazione, per la Palestina da noi organizzati.
Tra le motivazioni che ci spingono a tale richiesta si evidenzia la partnership tra l’Università degli Studi di Sassari e il gruppo industriale internazionale Leonardo S.p.A.
Siamo profondamente allarmati dalla posizione passiva delle nostre istituzioni nei confronti del colonialismo, dell’apartheid, della pulizia etnica in corso in Palestina oggi, fatti più volte denunciati da Amnesty International e dalla UN Special Rapporteur Francesca Albanese.
Il Ministero della Sanità palestinese a Gaza, il 18 febbraio, ha dichiarato che il numero di persone uccise dai bombardamenti indiscriminati israeliani ammonta a 28.985, mentre il numero dei feriti ha raggiunto 68.883 persone. La maggior parte sono bambini, donne e anziani. Intere famiglie sono state spazzate vie e più di 1 milione e 700 mila civili sono costretti a vivere la condizione di sfollati.
Tra le vittime degli attacchi israeliani ci sono oltre 393 operatori sanitari, un centinaio di lavoratori delle Nazioni Unite (UN) e almeno 80 giornalisti. Ed è ormai di dominio pubblico mondiale la particolare ferocia riservata alle strutture ospedaliere, alle università, alle scuole della Striscia di Gaza.
Neppure la Cisgiordania è stata risparmiata: nel 2023, sono stati uccisi dall’esercito israeliano almeno 507 palestinesi, di cui 81 minorenni, e in appena un mese del 2024 altri 61, tra i quali 13 minorenni.
Di fronte a tutto questo il governo italiano ha continuato a sostenere le politiche criminali di Netanyahu, permettendo la vendita e il transito di armi verso Israele e rifiutando di votare persino la risoluzione ONU per una tregua umanitaria. Per sostenere un “alleato” sono disposti a giustificare tutto questo.
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al massacro in corso in Palestina, nei nostri atenei dobbiamo rispondere in modo pratico. La solidarietà non basta più e tantomeno la generica richiesta del “cessate il fuoco”, se non accompagnata da un’immediata apertura di consistenti corridoi per gli aiuti umanitari e dall’altrettanto immediato ritiro delle forze militari israeliane dalla Striscia. Possiamo contribuire concretamente a fermare questo infinito bagno di sangue battendoci finché il Governo italiano non avrà interrotto la vendita e il transito di armi destinate all’esercito israeliano e ogni collaborazione militare con Israele.
È il momento che il mondo accademico abbandoni la posizione “neutrale”. La neutralità e l’imparzialità non favoriscono in alcun modo la pace, ma sostengono le atrocità israeliane in corso. Inoltre, questa posizione si oppone al valore della protezione dei diritti umani, che le istituzioni accademiche dovrebbero sempre e senza eccezioni sostenere.
Siamo consci del fatto che il Governo italiano sostiene e supporta Leonardo S.p.a., detenendo il Ministero dell’economia e delle finanze fino al 30% delle azioni; chiediamo a Lei, in quanto rappresentante dell’Ateneo di cui siamo studentesse e studenti, di discutere con noi circa lo stop permanente alla collaborazione tra la nostra Università e Leonardo S.p.A stessa e le sue estensioni di propaganda culturale, quale la Fondazione Leonardo – Civiltà della Macchine. Poiché crediamo la ricerca non debba in nessun modo sostenere la guerra né esserne sostenuta.
Tra le varie relazioni eticamente controverse portate avanti dal gruppo industriale Leonardo, riportate da noi studentesse e studenti in un dossier dedicato, Le anticipiamo in questa lettera soltanto uno degli atroci episodi acclarati.
L’azienda italiana OTO Melara, del gruppo Leonardo S.p.A., si è resa protagonista dei bombardamenti ai convogli UNRWA, che trasportavano aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza, fornendo la marina israeliana dei propri cannoni multiruolo OTO Melara 76/62. Nonostante quest’ultimo possa presentarsi come un esempio paradossalmente marginale nel contesto Israele-Palestina, “il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo [umano] a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale” può costituire, secondo la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio all’Articolo II, una violazione di quest’ultima; e, inoltre, l’attacco ad obiettivi civili, così come alla popolazione civile, in uno scontro bellico può essere considerato crimine di guerra.
Consci dei meccanismi caratterizzanti la comunità e il diritto internazionali e le tempistiche per una sentenza da parte della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja in questo senso, La invitiamo, ad ogni modo, ad una azione proattiva; affinché l’Università degli Studi di Sassari, la Nostra Università, smetta di ricoprire il ruolo di corresponsabile e vile spettatrice dell’oggettivo massacro di una popolazione.
Con la speranza che suddetto colloquio abbia luogo, la salutiamo.
Assemblea degli Studenti per la Palestina
Città di Sassari
Fonte: Pressenza del 5 marzo 2024
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Ciclo di presentazione libri al Campus di Ravenna: approfondimenti su sicurezza, intelligence e attualità