LA SANITA’ FA 90 COME LA PAURA

È un risultato positivo piazzare l’ospedale di Ravenna al 90esimo posto tra quelli italiani? Basta fare un po’ di conti. In Italia le città capoluogo di provincia sono 112 e nel numero si comprendono anche le province con più capoluoghi che contano per due (tipo Forlì e Cesena, in Romagna, e Pesaro e Urbino, nelle Marche). La classifica, realizzata come ogni anno da Newsweek, ha 130 posti, anche perché alcune grandi città hanno più di un centro ospedaliero. E allora bisogna considerare che Ravenna da alcuni anni staziona stabilmente nel gruppo tra il 90esimo ed il 95esimo posto. Per la precisione il Santa Maria delle Croci occupava il 92esimo posto nel 2021, il 93° nel 2022 e il 95esimo nel 2023. Siamo sempre lì, insomma. Giù in basso.

«L’obiettivo di questo studio è fornire un termine di paragone basato sui dati prestazionali degli ospedali nei vari paesi. Ci auguriamo che ciò sia utile ai pazienti e alle famiglie che cercano la migliore assistenza per se stessi e per i propri cari, nonché agli stessi ospedali per un reciproco confronto». Questo è il motivo per cui Newsweek effettua la rilevazione ricavando un valore per ciascun ospedale attraverso un panel di 85mila esperti medici ed i dati pubblici sulla soddisfazione generale dei pazienti. Lo scorso anno il direttore generale AUSL Romagna la prese male: «Non serve a niente. Vale la rete. Non bisogna guardare il singolo ospedale poiché, ed è acclarato a livello internazionale, ciò che fa grande un servizio sanitario non è la singola eccellenza variamente misurata e variabile più o meno di un punto, quanto l’eccellenza della rete».

Guardiamo alla rete, allora, cioè alle altre strutture ospedaliere dell’Auslona. L’ospedale Morgagni e Pierantoni di Forlì è al 48esimo posto, l’ospedale degli Infermi di Rimini al 67esimo e il Bufalini di Cesena al 79esimo. Anche se tutti fanno molto meglio di Ravenna, nessuno nemmeno si avvicina ad entrare tra i 250 della classifica generale. E se per gli altri ospedali romagnoli dobbiamo per forza fidarci della classifica, per quelli del ravennate una risposta al perché si stia tanto in basso la possiamo dare con più precisione. Basta citare la riduzione delle automediche, lo sfacelo del nostro Pronto Soccorso, il fatto che 4 posti letto su 10 nella nostra provincia non siano più forniti dal servizio pubblico, le lunghe liste di attesa per visite ed esami, la chiusura di ginecologia come reparto autonomo a Ravenna, la chiusura dell’unità di terapia intensiva coronarica a Faenza e quella del punto nascita a Lugo. E si potrebbe continuare con le ultime perle della reperibilità infermieristica e della pseudo riorganizzazione dell’assistenza emergenza. A meno di non credere che il CAU sia effettivamente un brillante risultato e che affittare qualche posto letto alla San Francesco consenta di chiamarla Casa della Salute, non è che la si possa vedere tanto rosea.

Alla fin fine, siamo in grado di rispondere alla domanda iniziale: no, non è un risultato positivo essere i 90esimi in Italia. E la responsabilità è della classe politica che ha fatto perno sullo stesso partito per decenni (PD) e che per decenni ha condotto le danze in Regione, in Romagna e a Ravenna. Si chiamano de Pascale, Donini, Carradori, Bonaccini e prima ancora Errani. Come Ravenna in Comune abbiamo già più volte denunciato le loro responsabilità nel depotenziamento del servizio pubblico a tutto vantaggio del privato. Raccontano di voler salvare ciò che invece hanno affossato per anni. E la classifica impietosamente certifica quella realtà che ogni cittadino di Ravenna tocca con mano proprio nel momento del bisogno.

[Nell’immagine: la situazione del Pronto Soccorso di Ravenna immortalata in due fotografie]

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Ravenna 90esima in Italia e ancora ultima in Romagna nella classifica dei migliori ospedali

Fonte: RavennaToday del 1° marzo 2024

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