Una brutta, avvilente, sceneggiata. Ci sembra la definizione migliore di quanto andato in scena nei giorni scorsi in tema di collegamenti ferroviari tra Ravenna e Bologna. La faccenda è nota: da anni e anni chi, per sua sventura, sperimenta il treno per raggiungere Bologna da Ravenna (o viceversa) si trova di fronte a disservizi. Ritardi, autobus sostitutivi, cancellazione di corse, perfino salto della stazione: questo il repertorio che ogni pendolare impara a conoscere. I tentativi di rimediare sono equiparabili a cure palliative, quando va bene, o si rivelano addirittura peggiori del male. Qualche anno fa (eravamo a novembre 2018) il Sindaco preannunciò un radicale miglioramento del servizio che, in realtà, si rivelò un’autentica fregatura per l’utenza delle stazioni intermedie. La riduzione dei tempi di percorrenza, infatti, veniva raggiunta al prezzo dell’eliminazione di alcune fermate. Ci vollero mesi e mesi di proteste per riconquistare il ripristino della situazione precedente.
Il presupposto della nuova crisi è stata l’uscita di una classifica di Legambiente che ha sancito il record negativo della linea Ravenna-Bologna tra tutti i collegamenti ferroviari del Paese. Con un treno su cinque in ritardo e con il 10% dei viaggi soppressi, la linea è stata inserita di diritto tra le peggiori d’Italia. «In rapporto al numero di passeggeri trasportati, la direttrice Ravenna-Bologna, è senza dubbio quella che apporta maggiori disagi al maggior numero di persone». La notizia ha avuto sufficiente risalto da costringere il Sindaco di Ravenna e l’Assessore Regionale ad una qualche simulazione di interesse. Entrambi hanno recitato la parte degli indignati. De Pascale ha scritto alla Regione per «affrontare una situazione sulla quale abbiamo più volte richiamato l’attenzione e chiesto soluzioni a gran voce». A sua volta Corsini ha scritto a Trenitalia: «Non è possibile che, a fronte dell’impegno della Regione per un trasporto pubblico locale sempre più moderno ed efficiente, ci sia una tratta importante del nostro territorio inaffidabile per ritardi e cancellazioni». Ne è venuto fuori un incontro tra tutti gli interessati, compresi alcuni comitati di pendolari, al cui termine sono stati annunciati nuovi investimenti, una task force per la comunicazione ed una bella lettera al ministero per ricordare, da parte di tutti, gli impegni presi da chi alla riunione non ha nemmeno partecipato. In pratica hanno buttato un po’ di fumo negli occhi.
Come Ravenna in Comune, praticamente da sempre rivendichiamo il raddoppio del binario per Castel Bolognese come obiettivo primario di qualunque Amministrazione cittadina, del quale si dovrebbe trattare nei rapporti con le Ferrovie, con la Regione, con il Governo. Qualunque Governo. È questa l’opera indispensabile per i collegamenti ferroviari ravennati, quella che aspettiamo dal 1863, cioè da quando fu inaugurata la tratta sino a Castel Bolognese che, da sempre, funziona su un solo binario, azzoppando ogni possibilità di rendere almeno decente un viaggio in treno per passeggeri e merci in direzione di Bologna. Ovviamente anche l’attenzione ai mezzi è indispensabile per evitare le rotture continue. E le criticità relative al personale viaggiante sono ben note e quindi da affrontare. Ma, prima di tutto, occorre mettere mano al raddoppio del binario. Senza quello equivale a discutere appassionatamente del sesso degli angeli…
Riproponiamo, per concludere, le amare considerazioni già fatte perché, ahinoi, restano sempre attuali: «Purtroppo, per quei due cervesi del Sindaco di Ravenna e dell’Assessore regionale competente, evidentemente, di usare il treno per andare a Bologna da Ravenna e ritorno, non se ne parla e quindi non hanno proprio idea di cosa si stia parlando. Problemi come questi, da poveri pendolari, non possono certo riguardare i notabili del PD…».
[nell’immagine: le proteste per le fermate soppresse lungo la linea per Bologna tra 2018 e 2019]
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Sulla linea Bologna – Ravenna (una delle peggiori d’Italia), Rfi investirà 20 milioni
Tavolo dell’assessore regionale ai Trasporti, Trenitalia e Tper con i comitati dei pendolari. Dalla Regione una lettera al ministero