Il 26 novembre si è svolto a Ravenna un corteo di solidarietà con la popolazione palestinese e di pace. Come Ravenna in Comune abbiamo invitato «la cittadinanza e chi condivide i nostri valori di pace e di giustizia a partecipare nella speranza che la tregua dichiarata tra le parti conduca alla indispensabile pace giusta per la Palestina ed Israele». Leggiamo la critica intervenuta da parte di un consigliere comunale nei confronti di parte degli organizzatori, accusati di aver in realtà svolto un corteo con finalità opposte al dichiarato.
Come Ravenna in Comune il 26 novembre abbiamo partecipato ad una pubblica manifestazione democratica nei contenuti e pacifica negli intenti e nello svolgimento. Confermiamo quanto già dichiarato:
«Tutte le sofferenze da qualunque parte subita sono per noi da condannare senza “se” e senza “ma” pur nella comprensione di cosa abbia spinto l’una parte e l’altra alla violenza. È una violenza senza sbocco quella che punta a vincere sulla parte avversaria annichilendola. Resta comunque impressionante la disparità dei numeri delle vittime di una parte e dell’altra: 1.200 israeliani per 12.000 palestinesi. La consonanza con quell’atroce rapporto di 1 a 10 che si è impresso a fuoco nella memoria resistenziale delle repressioni in Italia durante il nazifascismo è agghiacciante. Solo una pace giusta per entrambi i popoli può fermare per sempre tutto questo. Altrimenti sarà solo questione di tempo. Quello che passerà prima che i sopravvissuti all’oggi cerchino la loro vendetta domani».
Ci troviamo purtroppo a registrare la ripresa delle violenze e a dover aggiornare le perdite palestinesi (quelle israeliane da ultimo fornite a livello ufficiale indicano 1.147 civili). A Gaza sono state assassinate 15.899 persone di cui almeno 6.600 bambini e 4.300 donne. 41.316 i feriti costituiti al 70 per cento da bambini e donne. Ma le violenze vanno avanti anche in Cisgiordania, dove gli uccisi sono stati 259, di cui 61 bambini, e i feriti 3.365. (dati Al Jazeera aggiornati alla mattina del 5 dicembre). Lo abbiamo già detto: «Israele è uno Stato in cui vige il regime di apartheid, è uno Stato colonialista, è uno Stato fascista che reprime con violenza il dissenso degli stessi cittadini israeliani, uno Stato che viola il diritto continuando a detenere 5mila palestinesi strafregandosene delle convenzioni internazionali, di cui 1.200 senza aver mai formulato un’accusa o avviato un processo. Il Governo Netanyahu sta attuando una politica di deliberata “pulizia etnica”». E tutto questo non da oggi: la pulizia etnica trae origine dalla Nakba nel 1948 e da allora è proseguita a dispetto di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che hanno condannato le azioni di Israele.
Scrivevamo anche: «Come Ravenna in Comune sentivamo il bisogno di ricordare tutto questo. Forse servirà per non vedere mai più un Consigliere Comunale affermare che Israele va sostenuto qualunque cosa faccia in quanto sarebbe l’unica democrazia del medio-oriente. Forse servirà anche ad evitare che un Sindaco affermi nuovamente la legittimità di esporre la bandiera di Israele a fianco di quella della pace in segno di solidarietà al solo popolo israeliano». Evidentemente non era bastato, ci auguriamo di essere state e stati più chiari per il futuro. Anche nei confronti del Sindaco che, dopo aver espresso «solidarietà al popolo israeliano, vittima di un gravissimo attentato terrorista da parte di Hamas», ritenendosi certo di aver interpretato «il sentimento profondo della stragrande maggioranza dei ravennati», non ha aggiunto altro. Non pare interessato dunque a spendere analoga solidarietà nei confronti del popolo palestinese e nuova condanna del terrorismo. Dell’Esercito Israeliano, questa volta, però, come il massacro di donne e bambini sta mostrando al mondo.
[nella foto: un momento del corteo di solidarietà con la popolazione palestinese e di pace del 26 novembre scorso]
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Ancarani su Spartaco alla manifestazione
Fonte: Corriere Romagna del 3 dicembre 2023