Oggi, centocinque anni fa, alle ore 15.00 del 4 novembre 1918 trovava conclusione ufficialmente la prima guerra mondiale. La guerra che avrebbe dovuto porre termine a tutte le guerre. Non fu così. Non è mai così. Le guerre portano altre guerre. E le guerre non portano onore ma solo morte, dove le guerre contemporanee colpiscono per lo più civili e, tra questi, quelli più indifesi. Oggi è sotto l’occhio di tutti come a Gaza vengano bombardati dall’Esercito Israeliano ospedali, scuole, abitazioni senza riguardo alcuno per la vita di minori, donne, anziani, malati. Sono violazioni di accordi e convenzioni internazionali ma a chi li viola poco importa perché la guerra, ogni guerra, è di per sé una violazione dell’ordine internazionale. Non sembra allora inutile riproporre un piccolo vademecum per ogni ricorrenza del 4 novembre che, come Ravenna in Comune, abbiamo chiesto alle Istituzioni locali di adottare:
- Si debba citare sempre e innanzi tutto l’articolo 11 della Costituzione della Repubblica, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
- Non si possa rinunciare all’impegno di restituire dignità e onore a quei soldati caduti vittime delle fucilazioni, delle decimazioni, delle esecuzioni sommarie, decise e ordinate su precisa indicazione delle alte sfere militari.
- Non debba mai mancare la parola di pietà per le popolazioni civili di tutta Europa, che pagarono un pesantissimo tributo, vittime prima di tutto delle politiche scellerate dei loro governi.
- Sia fondamentale, nella ricostruzione storica e nell’insegnamento, spiegare le pesantissime responsabilità della monarchia sabauda, delle alte sfere militari, dell’apparato militare – industriale e di un’intera classe dirigente, che avrebbero potuto e dovuto svolgere un ruolo attivo nel mantenimento della pace in Europa.
- Si debba evitare ogni retorica militarista, e valorizzare invece l’opposizione alle guerre, ricordando anche la catastrofica situazione della pace oggi.
- Si auspichi a gran voce la riduzione progressiva delle spese militari e la loro esclusiva destinazione a finalità realmente e strettamente difensive. E parallelamente il reinvestimento in opere di protezione civile, sociale e ambientale.
- Ci si debba impegnare affinché il nostro Paese cominci a rifiutare le logiche di controllo geopolitico e di possesso delle fonti di energia, per fare spazio alla costruzione di una politica di fratellanza fra i popoli e di cooperazione internazionale seria, paritaria e orientata a costruire la Pace.
Ad oggi non è mai stato fatto proprio dal Sindaco ma, forse, proprio la mattanza in corso farà quest’anno la differenza. Ricordiamo la fine della guerra perché la guerra abbia fine: questo è il 4 novembre che chiediamo.
[nell’immagine: la guerra a Gaza]
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CELEBRIAMO LA FINE DI UNA GUERRA, PERCHÉ LA GUERRA SIA BANDITA DALLA STORIA