Come Ravenna in Comune non abbiamo mai avuto paura a pronunciare la parola “pace” intendendola nel suo significato costituzionale di “ripudio della guerra”, senza aggiungervi dei “però”. Come succede con chi sfila per la pace e poi favorisce il riarmo di una parte in un conflitto. Magari in Ucraina. O chi si inventa le “missioni di pace” come fa l’attuale Governo o il precedente o il precedente o il precedente ecc. intendendo le spese militari per inviare militari dell’esercito italiano a combattere da qualche parte. Come in Afghanistan. O in Iraq. O in Jugoslavia.
Così eravamo in Piazza Anita Garibaldi venerdì scorso e in Piazza del Popolo due venerdì fa in altrettante manifestazioni perché le popolazioni palestinesi e israeliane vivano in pace.
Essere per la pace, d’altra parte, non significa dimenticare la storia e nemmeno che le condizioni di quelle popolazioni non sono tra loro identiche. Ravenna in Comune ha una vita relativamente breve. Cosa sono 8 anni, infatti, rispetto ai 75 della Naqba, la catastrofe? Da 75 anni le popolazioni palestinesi ricevono violenza e disuguaglianza, povertà e ingiustizia, morte e tortura da parte di chi agisce contro di loro per lo Stato d’Israele. Da che le azioni di Hamas hanno mosso Israele all’ultima, in ordine di tempo, delle rappresaglie contro Gaza, sono state assassinate dai militari israeliani migliaia di persone palestinesi, di cui una significativa percentuale di minori, che vivevano nella cosiddetta Striscia di Gaza. Molte persone israeliane e anche di altre nazionalità sono state uccise da Hamas che è pertanto responsabile delle sofferenze deliberatamente arrecate. Ma per la comunità internazionale, in nessun caso, questo può giustificare quanto sta accadendo a Gaza da parte dell’esercito di Israele che, oltre tutto, nega qualunque possibilità di salvezza anche agli israeliani ancora trattenuti da Hamas nella Striscia.
Nella nostra comunicazione abbiamo molte volte stigmatizzato il sistema di violento apartheid su cui si regge lo Stato israeliano. Poco prima dell’ultima crisi lo avevamo fatto per chiedere il rientro in Italia del cittadino italiano di origini palestinesi Khaled el Qaisi a cui ancora oggi viene impedito da Israele il ricongiungimento a Roma con sua moglie e suo figlio. Lo abbiamo ancora una volta ricordato quando è stata, per volontà del Sindaco, affissa in Piazza del Popolo la bandiera di Israele. Come in quella occasione abbiamo scritto, «Il popolo della pace di Ravenna si è radunato sotto lo stesso palazzo municipale proprio per negare legittimità a quel gesto che aveva un simbolismo ben chiaro che porta diritto filato a legittimare i bombardamenti israeliani sulla striscia, senza riguardo ad ospedali, civili, infrastrutture».
L’Assemblea degli Stati rappresentati all’ONU ha approvato a stragrande maggioranza (era necessaria la maggioranza qualificata dei 2/3 dei membri: favorevoli 120, contrari 14 e 45 astenuti, fra cui purtroppo l’Italia) una risoluzione per una immediata tregua umanitaria a Gaza. Israele ha risposto dando inizio all’invasione, pur negandola. Rispondiamo perciò positivamente all’invito formulato da Italia-Cuba circolo ravennate Vilma Espin e dal Collettivo ravennate La Comune ad un presidio in solidarietà al popolo palestinese, oggi, domenica 29 ottobre. Ravenna in Comune invita a sua volta tutte e tutti coloro che hanno a cuore la vita delle palestinesi e dei palestinesi a partecipare in Piazza Anita Garibaldi a Ravenna dalle ore 15.30.
Photo: Smoke rises following an Israeli air raid in the Gaza Strip, as seen from southern Israel [Al Jazeera: Ohad Zwigenberg/AP Photo]
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Assemblea generale dell’ONU, sì alla risoluzione sulla tregua
Fonte: il manifesto del 28 ottobre 2023
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Israeli bombardment turns Gaza into ‘ball of fire’