Ieri, mentre per gli abitanti di Gaza scorrevano le ultime ore dell’ultimatum dell’esercito israeliano, in Piazza del Popolo a Ravenna ci siamo riunite e riuniti come popolo della pace in un presidio per la pace promosso dalla Casa delle Donne. Tante le testimonianze portate ieri pomeriggio proprio quando ci si avvia ad una nuova probabile strage.
È stato chiesto ad un milione di persone, la metà della popolazione della striscia, di scappare in poche ore. Nessun varco è stato aperto, nessun corridoio è stato garantito. L’ONU ha negato qualunque legittimità a quanto sta accadendo: “È inconcepibile che più della metà della popolazione di Gaza possa attraversare una zona di guerra senza conseguenze umanitarie devastanti, soprattutto se privata delle forniture essenziali e dei servizi di base. I trasferimenti forzati della popolazione costituiscono un crimine contro l’umanità e la punizione collettiva è vietata dal diritto internazionale“. Si tratta della vendetta decisa dal governo israeliano sulla popolazione palestinese in risposta agli attacchi di Hamas di sabato scorso.
Il sindaco di Ravenna ha tolto la bandiera israeliana che in precedenza aveva fatto attaccare al palazzo municipale pur convinto che averla affissa interpretasse, “al di là della legittima complessità e articolazione di opinioni sulla politica internazionale, il sentimento profondo della stragrande maggioranza dei ravennati. Il solo pensiero che, mentre si consumano attentati terroristici e vittime civili, si cerchino pretesti per polemizzare rispetto alle modalità di tale gesto simbolico, mi lascia veramente sgomento”. Il popolo della pace di Ravenna si è radunato sotto lo stesso palazzo municipale proprio per negare legittimità a quel gesto che aveva un simbolismo ben chiaro che porta diritto filato a legittimare i bombardamenti israeliani sulla striscia, senza riguardo ad ospedali, civili, infrastrutture. Tutto quanto fino a ieri veniva criticato nella guerra ucraina e che oggi passa sotto silenzio in Palestina.
Ravenna in Comune ha ricordato al sindaco che l’assassinio di un civile inerme non ha valore diverso a seconda della nazionalità del cadavere: donna o uomo, vecchio o bambino. Lo abbiamo fatto prima ancora che facesse sventolare il simbolo dello Stato che ha dichiarato, per bocca del ministro della difesa: “Ho ordinato un assedio totale alla Striscia di Gaza. Stiamo combattendo contro i mostri e agiamo di conseguenza. Niente elettricità, niente cibo, niente gas, tutto è chiuso”. Lo ripetiamo ora che i carri armati scaldano i motori per entrare a Gaza mentre i bombardamenti continuano incessanti: Facciamo sì che la voce che si alza da Ravenna sia una voce di pace, che chieda di far tacere le armi e non distribuisca patenti di legittimità a chi cerca il massacro. Ieri in Piazza del Popolo eravamo in tante e tanti a dirlo. E a cercare di reagire allo sgomento per la nuova guerra già scoppiata.
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Conflitto Hamas-Israele. La Casa delle Donne in Piazza del Popolo a Ravenna per la pace e contro ogni violenza