La sanità pubblica va sempre peggio. Quella vera, prestata dagli ospedali del nostro Comune, intendiamo, non un’idea astratta di sanità che non cura ma di cui si parla soltanto. La sanità vera ha tempi sempre più lunghi per visite e esami. La sanità vera ha un pronto soccorso di cui vergognarsi. La sanità vera invita a utilizzare il servizio sanitario privato, che sia convenzionato, collegato alle assicurazioni o semplicemente a pagamento. La sanità vera non ha abbastanza medici e continua a perderne, non ha abbastanza infermieri e continua a perderne, ecc
Poi c’è la sanità finta di cui si possono solo ascoltare le lodi. Così scopriamo che la sanità finta di casa nostra è di eccellenza. Ci indottrina così la Regione: «L’Emilia-Romagna ai vertici su sanità territoriale, cure ospedaliere e attività di prevenzione, valutati insieme alla spesa sanitaria pro capite: l’efficacia nel garantire le prestazioni dei Livelli essenziali di assistenza senza che per forza ciò voglia dire essere la Regione che spende di più». La notizia si ricava da un’indagine della Corte dei Conti che, però, non fa audizioni ai pazienti ma si basa sull’analisi dei bilanci regionali 2021. E allora gli assessori regionali alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e al Bilancio, Paolo Calvano proclamano felici che «questa analisi finanziaria e di efficacia del sistema sanitario nazionale dimostra come in Emilia-Romagna ancora oggi i servizi sanitari siano diffusi, appropriati ed efficaci
Eppure la sanità vera quest’anno ha un buco che qualcuno (l’opposizione) quantifica in un miliardo di euro e qualcun altro (la maggioranza) stima in 300 milioni, ma sempre buco è. E se l’Emilia-Romagna risulta ancora adempiente (2022) sui LEA, va tenuto a mente che anche i Livelli essenziali di assistenza sono astratti come la sanità finta. Nella sanità vera leggiamo storie come questa
«Vietato ammalarsi nel weekend. Succede a Ravenna, nella migliore sanità d’Italia come spesso ripetono i politici di professione. Domenica 1 ottobre accompagno al pronto soccorso mio suocero nato nel 1938 (85 anni), portatore di cateteri uretrali dopo aver subito l’asportazione della vescica per un tumore. Purtroppo, durante il cambio quotidiano dei sacchetti che raccolgono le urine da fare a domicilio, uno dei cateteri si è sfilato, quando succede bisogna recarsi al pronto soccorso urgentemente. Non è la prima volta che succede, per cui con calma ci siamo recati al pronto soccorso di Ravenna sapendo che per questi casi esiste una procedura chiamata “fast track” che permette al paziente di saltare la fila ed essere accompagnato in reparto per le procedure del caso
Ma oggi è domenica, ci dicono, la procedura di salta fila si applica solo dal lunedì al venerdì; quindi gli danno codice azzurro e si mette in coda. Facciamo presente che è illogico e insensato rubare il posto ad un paziente del pronto soccorso solo per una assurda regola burocratica. Ma niente, sono le regole ci dicono, non si può derogare. Risultato 1,5 ore di attesa. Ci chiama il medico che a sua volta chiama in reparto per far prelevare il paziente da portare in urologia, dove in 5 minuti sostituiscono il catetere e si ritorna al pronto soccorso per chiudere la scheda, di nuovo in attesa per un’altra ora, facendo lo slalom tra barelle e malati in attesa. Tutto questo solo perché l’azienda ritiene che il sabato e la domenica i pazienti abbiano meno bisogno di assistenza, quindi nessun percorso veloce, tutti in fila appassionatamente, vecchi, giovani, bambini e parenti, tanto è festa!». È solo un esempio tra i tanti che ognuno può trovare nella propria esperienza diretta, se sfortunato, o nei racconti di parenti e vicini, se finora gli è andata bene
Come Ravenna in Comune rammentiamo ai Donini e ai Calvano ma anche ai Bonaccini e ai de Pascale che se da anni si rischia il commissariamento non si può gettare tutta la responsabilità sul governo attuale, in carica da un solo anno, per quanto criticabile, di destra e non favorevole alla sanità pubblica. Il PD innanzi tutto ha una (enorme) fetta di responsabilità per le condizioni in cui versa la sanità italiana e soprattutto, per quello che ci riguarda, regionale e romagnola. È il PD, con tutti suoi eletti nelle istituzioni e con tutto il management con cui ha occupato la sanità, ad averla affossata, con le sue politiche a favore della sanità privata, resa parte integrante del servizio sanitario attraverso convenzioni che hanno a loro volta contribuito a drenare risorse pubbliche da capitoli di bilancio sempre meno finanziati. Come Ravenna in Comune appoggiamo senza riserve la richiesta di maggiori risorse dallo Stato centrale, vi uniamo però la richiesta di una eliminazione degli sprechi e delle inefficienze organizzative (innegabili) ed il vincolo degli stanziamenti alla sola promozione della sanità pubblica, evitando di finanziare invece i privati (come vorrebbero sia il PD che il resto della destra). Perché nella sanità (come negli altri servizi) il privato è il problema, non la soluzione
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Qualità dei servizi e capacità di spesa: la sanità dell’Emilia-Romagna ai vertici nel Paese
Fonte: Regione Emilia-Romagna del 3 ottobre 2023
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Sanità Emilia Romagna, Castaldini: “Un un buco di un miliardo”. E Donini: “Disavanzo di 300 milioni: come reperirli”
Fonte: il Resto del Carlino del 14 settembre 2023
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Vietato ammalarsi nel weekend a Ravenna