Il PD si è lanciato in una carica a testa bassa contro Capitan Ovvio. Se l’è presa talmente perché il tribunale amministrativo gli ha respinto l’ennesima aberrazione in tema di caccia e di anticipo degli spari da annunciare, urbi et orbi, l’intenzione di andare in direzione contraria e cioè di «prolungare alcune attività di caccia, come quella stanziale, per recuperare le giornate che saranno perse a settembre». Lo ha fatto dagli scranni che occupa in Regione, per bocca dell’Assessore con tessera competente (Agricoltura, Caccia e Pesca).
Eppure non può che considerarsi una variante, ovviamente patologica, di ben noti fenomeni mentali dissociativi quella per cui da una parte lo stesso assessore considera un grave problema per l’agricoltura le devastazioni dell’alluvione e, dall’altra parte, ci passa sopra allegramente pur di consentire libera caccia in libero Stato. Prima ancora dell’assessorato erano già intervenuti direttamente i consiglieri regionali del partito delle doppiette (PD) a tutela dei «diritti dei cacciatori che si aspettano di poter cacciare per l’intera stagione per cui hanno pagato la licenza».
Scrivevamo pochi giorni fa: «Sappiamo bene cosa abbiano significato le alluvioni di maggio in termini di vite umane (17 morti) e di danni all’economia umana (10 miliardi di euro). È meno facile trovare stime dei costi subiti da altre vite animali. L’Associazione Regionale Allevatori Emilia-Romagna ha quantificato le perdite relative ai cosiddetti animali da reddito in decine di migliaia di capi bovini, suini e ovinicaprini, nonché di almeno un milione di avicoli anch’essi annegati. Non ci sono dati, se non collegati a specifici eventi, per quanto riguarda quelli “da compagnia”. Del tutto impossibile, comunque, dimensionare in termini di morti la catastrofe che ha colpito la fauna selvatica. A cui deve aggiungersi, a causa della distruzione dell’habitat, la compromissione di nascite e nidificazioni sia nei territori collinari che in pianura. Sembrerebbe ovvio, dunque, aspettarsi l’attivazione delle Istituzioni per agevolare la ripresa della fauna selvatica nel dopo alluvione. D’altra parte la tutela degli animali è dallo scorso anno compresa tra i principi fondamentali della Costituzione (art. 9). Invece non è così ovvio. Il calendario venatorio della nostra Regione prevede una preapertura della stagione».
La decisione del TAR di sospendere la pre-apertura e di bocciare il prolungamento della caccia va nella giusta direzione. Come dice il Tribunale «ingenererebbe una pluralità di effetti positivi sulla fauna ben descritti nel parere ISPRA». Parere rilasciato in aprile e quindi ben prima delle alluvioni e non recepito dalla Regione che invece, mentre si spalava il fango dalle case, trovava il tempo il 22 maggio di varare il calendario della caccia anticipando le uccisioni e posticipando la conclusione, per non far mancare niente a chi ha pagato per sparare, come spiegano senza vergogna dal PD.
Ravenna in Comune chiede a quei partiti che dichiarano, almeno in campagna elettorale, di essere a favore di una visione dell’ambiente diversa da quella dello sfruttamento insensato e senza freni, di ritirare l’appoggio alla Giunta Bonaccini se verrà confermato il ricorso della Regione contro la decisione del TAR. Rileviamo che la stessa nuova portavoce ambiente del partito delle doppiette (PD) ha avuto modo in passato di proporre lo stop alla caccia quanto meno in situazioni di particolare sofferenza per gli animali. Facessero pace con il cervello.
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Oggi con il degrado ambientale, e la gravissima alluvione che ha colpito i nostri territori non è ammissibile un tale incaponimento.
Allora sarebbe da chiedersi dove vanno a finire i soldi pagati per le autorizzazioni alla caccia, dove quelli del bollo auto, dove quelli dell’IRPEF regionale e tanti altri denari pagati dai cittadini Romagnoli…
Ecco dimenticavo il problema sono i Daini ed i Pavoni…