GAS: RISCHI DI UN INCIDENTE CATASTROFICO

La notte tra il 27 e 28 agosto mentre numerosi fulmini si abbattevano sul Levante ligure, un fulmine ha sfiorato il rigassificatore di Panigaglia incendiando il gas fuoriuscito dall’impianto fermato a seguito di un guasto della rete elettrica. In due successivi fotogrammi del filmato mandato in onda da un’emittente locale si vede in maniera chiara, prima, la caduta del fulmine e, poi, la successiva fiammata della nube di gas durata alcuni minuti. Il video di Tele Liguria Sud è visionabile in forma integrale sul nostro sito. La notizia non ha valicato gli appennini, ma comprensibilmente nel nord Tirreno ha destato un forte allarme, anche in considerazione dell’intensificarsi, per il cambiamento climatico, di fenomeni come quello intervenuto. Con buona ragione, visto che il gas è estremamente pericoloso e gli impianti gnl non sono certo esenti dal rischio di verificarsi di incidenti. Una esplosione a Quintana, in Texas, la scorsa estate, ad esempio, per fortuna senza vittime, ha messo fuori uso il più grande impianto di liquefazione per l’esportazione americano fino al marzo di quest’anno. Il rigassificatore di Panigaglia, nello spezzino, era uno dei tre unici impianti in Italia (gli altri sono: uno al largo di Livorno ed uno al largo di Porto Viro, a nord di Ravenna) prima dell’accelerazione su questo tipo di pericolosi impianti imposta dai governi Draghi e Meloni. È stato progettato e costruito da SNAM, è classificato “ad alto rischio di incidente rilevante”, sottoposto alla Direttiva Seveso III e a tutte le linee guida conseguenti.

Come noto il rigassificatore di Ravenna, per il quale SNAM ha fatto partire di gran lena i lavori a terra, è stato autorizzato saltando completamente le procedure previste per l’accertamento dei rischi da incidente rilevante di cui alla normativa Seveso. E nemmeno sono state svolte le procedure di Valutazione dell’impatto ambientale. Altrimenti il record di procedimento lampo di cui si vantano Bonaccini e de Pascale e per il quale il Sindaco di Ravenna è pure stato premiato non sarebbe stato conseguito. In soli 120 giorni si è finito tutto, quando per il progetto AGNES, privo di qualunque rischio Seveso, si va avanti da anni e anni. Va poi ricordato che l’impianto di Panigaglia ha una capacità di rigassificazione molto inferiore di quella dell’impianto in corso di realizzazione davanti alle spiagge di Ravenna: circa un miliardo e mezzo di metri cubi in meno all’anno.  

E poiché già altri, come il Coordinamento ravennate della Campagna per il Clima – Fuori dal Fossile (al quale aderiamo), tengono ben monitorati gli aspetti relativi all’impatto ambientale, come Ravenna in Comune riteniamo opportuno continuare ad insistere sui rischi per la collettività rappresentati dal gas metano e dagli impianti di rigassificazione. Impianto, quello ravennate, che peraltro insiste in una zona densamente popolata da altri impianti ad altissimo rischio. Sono 33 quelli della Provincia di Ravenna, per la stragrande maggioranza tutti concentrati tra il capoluogo e la costa. Ricordiamo dunque che Piero Angela non aveva dubbi: «Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche».

Il motivo è presto detto. Lo chiariva lo stesso Angela prendendo in considerazione l’eventuale fuoriuscita del carico di gas di una nave metaniera da 125 mila metri cubi: «Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche».

L’Ing. Riccardo Merendi ha denunciato più e più volte errori nella progettazione fatta oggetto del procedimento che ha dato luogo all’autorizzazione rilasciata al rigassificatore ravennate. Ravenna in Comune chiede che venga espressamente garantito da parte del Sindaco, ben informato di ogni passo, evidentemente, alla luce del premio ricevuto, che siano stati presi tutti i provvedimenti per rendere impossibile l’eventualità di un incidente al rigassificatore. Non ci interessa che ci ripeta, come già fatto da parte della sua Assessora ai capri espiatori, che si fida dell’esito di un procedimento svolto saltando verifiche essenziali. Poiché si è assunto l’onere di rappresentare la collettività ravennate è da lui che pretendiamo di ricevere la garanzia che mai e poi mai possa accadere quanto paventato da Piero Angela che, peraltro, a Ravenna innescherebbe, causa gli altri impianti a rischio Seveso, un ulteriore effetto domino di portata inimmaginabile. Quanto accaduto a Panigaglia, per fortuna senza conseguenze, deve rappresentare un avviso da cogliere per tempo. Basta un solo errore una sola volta, del resto, perché le conseguenze rendano irrilevante la volontà di apportare un domani successive correzioni. Perché non ci sarebbe un domani.

[nell’immagine in alto: a sx il fulmine caduto la notte del 27 agosto su Panigaglia; a dx la nube di gas che si è incendiata. Nel video qui sotto la ripresa integrale]

 

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Fiammata dal rigassificatore di Panigaglia, le domande del territorio al sindaco e alla Prefettura

Fonte: Città della Spezia del 30 agosto 2023

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