Dobbiamo alla denuncia di Italia Nostra se oggi sappiamo che Ortazzo e Ortazzino sono passate di mano: da un’immobiliare ad un’altra. “Stimolato” dall’associazione, infatti, l’Ente Parco regionale Delta Po ha confermato di aver «dovuto accettare che l’area finisse nuovamente nelle mani di società private».
Il parco, per bocca del suo Direttore, ha aggiunto alcune precisazioni in una nota ufficiale: «Il Parco si è da subito attivato per chiedere mutui alla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato ed anche a due banche diverse, inclusa la tesoreria attuale, ma non ci sono stati concessi. Il nostro irrisorio bilancio – come più e più volte segnalato – a detta delle banche stesse, non offriva sufficienti garanzie per un mutuo di appena 500 mila euro. Ancora una volta la carenza di fondi è alla base di tutte le difficoltà dell’Ente: in questo caso la pochezza del bilancio dell’Ente è stata certificata anche da due banche e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il Parco ha bussato a tutte le porte, chiedendo finanziamenti anche agli Enti locali, presentando dossier che illustravano l’importanza del sito e le possibilità di conservazione e valorizzazione dei siti, ma ciò non ha sortito l’apertura di linee di credito».
Vale la pena ricordare che si tratta di zona ambientale presso la foce del Bevano estremamente vasta, compresa entro il perimetro comunale e di valore ambientale immenso. La zona è protetta ma, si sa, le leggi si possono cambiare e le tutele attenuare. I tentativi di farci i soldi con colate di cemento non sono un assurdo incubo notturno di qualche ambientalista con problemi digestivi ma rappresentano la storia di queste zone, così come hanno fatto storia le battaglie per difenderle.
Quello che ci colpisce, una volta di più, e a cui non riusciamo a rassegnarci è la totale mancanza di informazioni e di coinvolgimento in cui viene tenuta la cittadinanza rispetto a vicende che, come questa, dovrebbero vedere invece un dibattito partecipato allargato alla collettività tutta. Il parco riteneva essenziale l’acquisto ma non è stato dotato delle risorse per farlo. Ha presentato dossier informativi agli Enti, presumibilmente Regione, Provincia e Comune di Ravenna, ma non è stato ascoltato. Sono state assunte decisioni politiche di rilevanza estrema per il territorio mantenendo completamente all’oscuro la comunità, presumendo che quel branco di “fessi” di ravennati abbia firmato una delega in bianco a chi si è presentato alle elezioni per rappresentarla. La Giunta de Pascale affermava nel 2017 di star lavorando per un’acquisizione dall’immobiliare. Dichiarava l’allora assessore competente, quel Cameliani che oggi presiede il Consiglio Comunale, che «si è riaperto un dialogo. La società potrebbe infatti essere interessata ad alienare il terreno, anche a prezzi non di mercato, consapevole che l’unico soggetto interessato a questo punto non può che essere un ente pubblico».
Ravenna in Comune denuncia l’opacità della Giunta e la totale assenza di sincerità in quella parte di maggioranza che pur racconta di avere la tutela del territorio tra gli obiettivi essenziali della propria alleanza con il Sindaco. È indispensabile che il Sindaco riferisca cosa ha fatto e cosa non ha fatto in relazione alla tutela dell’Ortazzo e dell’Ortazzino. Certo non è solo il Comune sul banco degli imputati: Bonaccini e i suoi alleati verdi e coraggiosi cos’hanno da dire sulle chiare accuse mosse dal Parco del Delta? Se il «bilancio è irrisorio» la scelta è di precisa natura politica. È sempre il bilancio irrisorio ad essere tirato in ballo quando si parla di gestione dei daini o di botulino nella valle della canna o, come adesso, della mancata acquisizione di quanto per sua natura dovrebbe essere di proprietà pubblica. Scrive Italia Nostra che «lo scandalo dell’Ortazzo e dell’Ortazzino è solo agli inizi». Sappiamo bene che una pesante coltre di indifferenza è già pronta a coprire questa vicenda come già avvenuto altre volte. Ma la rilevanza di quanto è successo non sopporta il silenzio. Il sito istituzionale di promozione turistica comunale ancora oggi dichiara che «Imperdibili sono la valle dell’Ortazzo e la zona umida dell’Ortazzino». Aspettiamo con urgenza risposte!
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L’Ente Parco Delta precisa: non abbiamo potuto acquisire noi l’Ortazzo e l’Ortazzino, ma sono e restano aree intoccabili, nessuna speculazione. La replica di Italia Nostra