Domani chiude il ponte che scavalla la ferrovia lungo via Sergio Cavina, a Ravenna. Rimarrà chiuso due mesi spiega il Comune. A Ravenna non siamo “fortunati” con i ponti. Poco cambia che consentano di superare corsi d’acqua, altre strade o binari. Anche il fatto che siano apribili o fissi cambia poco. Così come il fatto che a gestire i lavori sia direttamente l’Amministrazione Comunale o si passi per altro soggetto pubblico che, comunque, dovrebbe essere controllato. Il risultato è invariabilmente quello di ritardi che condannano al permanere oltre le previsioni iniziali di deviazioni più o meno lunghe, con quel che ne consegue in termini di qualità della vita.
Già, perché per qualche motivo “sconosciuto” ogni appalto a Ravenna porta con sé, invariabilmente, un peggioramento, temporaneo o definitivo, della qualità della vita della cittadinanza. L’ultimo caso in cui il livello del danno da ritardi nelle lavorazioni ha raggiunto esiti da Guinness dei primati si è avuto con lo scavallo del fiume Lamone tra gli abitati di Torri, da una parte, e di Grattacoppa, Conventello e Savarna, dall’altra. In questo caso il ponte è stato chiuso per quasi due anni e mezzo con un ritardo di 15 mesi sulle iniziali previsioni di riapertura! E la “patologia” non si ferma ai ponti: palazzetti dello sport, piscine, uffici comunali, caserme, strade… perfino parchi pubblici!
Alla fine del primo mandato de Pascale, rilasciando la classica intervista che, nell’intenzione, doveva far da ponte (scusate il calembour) verso la rielezione (Il bilancio di 5 anni da sindaco: «Ho sbloccato il porto, ma troppi cantieri fermi») affermava:
«Non scrivo i bandi di gara e non scelgo chi vince. Però come Sindaco sento tutta la responsabilità di un cantiere bloccato sulle spalle dell’Amministrazione Comunale. Ho molta stima e fiducia dei miei collaboratori, ma ci troviamo di fronte a diversi interventi del Comune con ritardi, contenziosi con le imprese e ricorsi: oltre al palazzetto è successo con gli stradelli del mare e con l’ampliamento della scuola materna di Mezzano. Allora è chiaro che qualcosa sui criteri di gara vada cambiato».
Era marzo 2021. Siamo a luglio 2023 e la vicenda del ponte sul Lamone si è chiusa solo da pochi giorni. Allora è chiaro che non è cambiato niente. Non perché non ci sia niente da cambiare, ma perché l’Amministrazione de Pascale II è incapace di gestire le opere pubbliche proprio come lo era stata la de Pascale I. Naturalmente il Sindaco prova sempre a dare la colpa a qualcun altro. Per il ponte sul Lamone ha tirato fuori le «note difficoltà di reperimento di materie prime, oltre che l’aumento vertiginoso dei prezzi». In altri casi ha gettato tutta la responsabilità su altre Amministrazioni. Ultimamente è arrivato a prendersela con gli animali e con l’opposizione. Quando proprio si trova all’angolo manda avanti la sua Assessora Del Conte ai Capri Espiatori.
Come Ravenna in Comune abbiamo denunciato da tempo che l’attuale Amministrazione non sa fare quello per cui ha chiesto di essere eletta: amministrare la cosa pubblica. Domani si chiude un altro ponte. Vista l’attendibilità alla prova dei fatti delle ultime dichiarazioni espresse, anche ufficialmente, sulla conclusione dei lavori sul Lamone, la riapertura questa volta potrebbe essere effettivamente tra due mesi oppure arrivare tra due anni. Inutile chiedere alla Giunta. Ci si prende di più affidandosi alla conta: ponte ponente ponte pì, tappetà Perugia, ponte ponente ponte pì, tappetà perì…
[Nell’immagine: un’opera dello street artist M Fulcro (ora sovrascritta) sul ponte di Via Cavina]
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Da lunedì chiuso al transito il ponte di via Cavina per lavori di manutenzione straordinaria