Come conciliare la volontà di ripresa con l’emergenza ancora in atto? All’interno, nei foresi, ancora molte zone sono immerse nell’acqua, che va pompata o comunque direzionata in fiumi e canali che sfogheranno a mare. Sulla costa, invece, dopo i primi giorni di criticità, la situazione si è normalizzata, e per il fine settimana le spiagge possono legittimamente aspirare ad ospitare teli, sdraie ed ombrelloni. Ha ricordato il Presidente di Confcommercio Ravenna che «si è parlato forse poco delle spiagge e del grande lavoro che è stato fatto dagli imprenditori in questi giorni per renderle da subito pronte e fruibili. Non siamo cinici, ma l’economia territoriale deve ripartire dopo questo tragico evento e questo sarà un bene per tutto il tessuto produttivo. Il messaggio che vorrei lanciare, e sono sicuro di interpretare il pensiero di molti imprenditori ravennati, è quello di invitare gli italiani e gli stranieri a venire qui da noi». Da parte sua l’Assessore regionale ha puntualizzato che gli eventi dei giorni scorsi «hanno colpito in maniera meno rilevante la costa, per cui gli stabilimenti balneari, aperti da tempo, continuano a essere pienamente operativi e la nostra costa è pronta ad accogliere i turisti in piena sicurezza».
Ma, c’è un ma. Perché l’acqua che arriva a mare presumibilmente si porta dietro il “ricordo” di ciò con cui è venuta a contatto. Sottolinea Raffaella Angelini, direttrice del dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl Romagna riferendosi all’acqua delle aree ancora allagate: «dobbiamo presumere che sia sporca, contaminata da tutto ciò che si trova, o trovava, nelle strade oppure sotto le strade. Intendo veicoli finiti a mollo, poi il sistema fognario, le carcasse di animali. Ci sono tanti fattori che possono pregiudicare la qualità dell’acqua. I germi possono essere causa di tutte quelle malattie infettive che hanno circuito fecale-orale, come salmonellosi, epatite A e così via». Questo non significa che sia stato lanciato un allarme sanitario, perché, aggiunge, «non abbiamo dati analitici e non avrebbe senso fare campionamenti in questo momento». Ma è comunque opportuno «evitare di esporre la cute al contatto con l’acqua». Nessun divieto, per carità, solo un’opportunità…
Si è scelta così la stessa linea di condotta per le spiagge. Nessun divieto, per carità, «ma da parte delle istituzioni l’invito è quello di evitare i bagni in mare. Questo perché i campionamenti sulla qualità dell’acqua non sono ancora partiti in quanto i controlli di Arpae sulla presenza di batteri nelle acque di balneazione vengono effettuati alcuni giorni prima del via della stagione balneare». In realtà questi controlli avrebbero già dovuto essere effettuati visto che un’apposita Delibera di Giunta Regionale (n. 757 del 15/05/2023) aveva stabilito l’avvio della stagione balneare, proprio al fine dello svolgimento dei controlli a tutela della salute dei bagnanti, dal 27 maggio. Molto “opportunamente”, per non “scoprire” la presenza di ciò che né Ausl né Arpae stanno cercando, si è formalmente posticipato l’inizio della stagione al 2 giugno (Ordinanza n.11123 del 19/05/2023). Così per i controlli si potrà aspettare un altro po’.
Come Ravenna in Comune riteniamo che, per quanto comprensibile possa essere l’intendimento di non creare nocumento al turismo, la salute debba essere sempre considerata una priorità non barattabile. Come si legge sui giornali, da giorni la fiumana sta riversando a mare di tutto. «Un vero e proprio fiume di fango come mostrano le immagini satellitari, in cui però si sono mischiati liquami, liquidi industriali, concimi, scarichi fognari, carcasse di animali morti, piante e produzioni ortofrutticole macerate. Idem nei canali che ricevono dalle varie idrovore l’acqua fuoriuscita che ha allagato le campagne, stazionando per giorni, come ad esempio a Conselice, ma anche alle porte di Lavezzola e nelle aree tra il Lughese e Alfonsine, dove si sono create vere e proprie paludi stagnanti, acquitrini maleodoranti dove proliferano batteri, parassiti, tafani e zanzare». Nascondersi dietro la mancanza di dati che certifichino la presenza di sostanze nocive per non emanare un divieto di balneazione quando la mancanza di dati è frutto di scelta politica consapevole non è accettabile. Al contrario, l’accertamento della situazione, la trasparenza e un’eventuale azione di divieto avrebbero fornito conferma al vanto di elevata professionalità dei servizi turistici romagnoli. La conferma che abbiamo avuto, invece, è che di questa classe politica non ci possiamo fidare e, anzi, sarebbe bene farne a meno. E sarà bene fare a meno anche dei bagni al mare. Almeno sino a che non inizieranno, finalmente, gli indispensabili controlli.
[Nella fotografia di Vincenzo Langella: l’acqua del Lamone sfocia a mare]
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INCUBO MALTEMPO / LE RIPERCUSSIONI SULL’AMBIENTELa fiumana in mare col suo carico di veleni. «Evitate di fare bagni»
Posticipato al 2 giugno il via alla stagione balneare. Non sono ancora partiti i campionamenti delle acque